Avanti tutta con la richiesta di misure "azzeradazi" avanzata dal ministro Bellanova all'Europa per ridurre gli effetti sui prodotti agroalimentari, sui quali graverà il 7% dei 7,5 miliardi totali imposti dagli Usa.
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I tarli che ci rodono
È con queste certezze che il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentare, Giorgio Mercuri, ha commentato il focus Censis reso noto in occasione dell'assemblea della cooperazione agroalimentare e della pesca, dal titolo “#Agroalimentare2030: il futuro del made in italy? Export, sostenibilità e contrasto al lavoro nero”. «È un altro tarlo che ci penalizza – dice Mercuri - , così come già è pesante l'effetto dell'Italian Sounding che ha sfondato gli 80 miliardi di euro». Per questo il presidente chiede, inoltre, di rafforzare la dotazione finanziaria per la promozione dei prodotti agroalimentari in paesi con nuovi spazi di mercato.
Mezzo punto di Pil in più entro 2022
«Dall'agroalimentare - ha detto ancora il presidente - arriverà un ulteriore +0,5% di Pil entro il 2022, quando raggiungeremo la quota dei 50 miliardi di export; una grande chance di sviluppo per l'intera economia italiana». Export è la parola d'ordine per il futuro dell'agroalimentare, ma anche tanta sostenibilità e innovazione. Secondo il Censis le aziende agricole che lo fanno hanno un vantaggio superiore ai 30 mila euro l'anno per occupato; la produzione per addetto supera infatti gli 85 mila euro contro i 52 mila delle altre. Risulta, infine, quasi doppia la quota di redditività sul valore aggiunto.