Buona la prima. Si potrebbe sintetizzare così la prima campagna del grano duro coltivato in base all'accordo di filiera siglato tra Coldiretti e il Pastificio Rummo. L’intesa, nata oltre un anno fa, è stata presentata solo dopo il primo raccolto per celebrare il successo di una sfida vinta sulla qualità del grano. In questa prima fase, infatti, sono state coinvolte 30 imprese agricole su varie zone del Sannio, che hanno prodotto 8.000 quintali di grano di alta qualità, stoccati presso il Consorzio Agroalimentare Sannita Cecas di contrada Olivola, da cui sono partiti i primi tir verso il Pastificio ubicato nell'area Asi di Ponte Valentino.
Rummo attualmente ha bisogno di 100.000 tonnellate di grano per produrre la pasta, che significa circa 20.000 ettari coltivati con alte rese. Nel Sannio ci sono 16.000 ettari coltivati a grano duro e 7.000 a grano tenero.
Cambio di mentalità per la cerealicoltura sannita
«Abbiamo sfatato definitivamente il mito che i grani esteri sono migliori – ha sottolineato il vicepresidente di Coldiretti Gennarino Masiello – raccogliendo la sfida che ci ha lanciato Rummo. Abbiamo dimostrato, grazie alla consulenza tecnica del Consorzio Agroalimentare Sannita, che sui nostri terreni si possono produrre grani che superano il 15% di proteine».
«L'accordo con Rummo segna, dunque, un cambiamento epocale per il territorio e costituisce un esempio positivo anche per altri comparti produttivi – ha aggiunto Masiello – cambia anche la nostra visione. Non siamo più solo agricoltori che producono grano, ma parte integrante del processo produttivo agroalimentare della pasta. I contratti di filiera sono l’arma vincente del made in Italy, su cui Coldiretti ha costruito il progetto di Filiera Italia. I produttori agricoli e l’industria agroalimentare dialogano direttamente, senza intermediari, realizzando obiettivi un tempo impensabili, che incidono sull’economia e sulla società».
«La prospettiva dell'accordo con Rummo è estremamente interessante – ha spiegato il vicepresidente di Coldiretti – perché potrebbe tutta la produzione cerealicola del Sannio, che ha radici millenarie. È evidente quanto questo accordo possa cambiare le sorti della cerealicoltura del territorio grazie a contratti quinquennali – ha concluso Masiello – con un ulteriore trasferimento di valore sulla qualità della pasta. Produrre cibo sano e identitario è la chiave per il successo del made in Italy».