Anche il Nord Italia teme di perdere “la via dell’export”. Anzi, dopo i ponti crollati, i viadotti chiusi e i ritardi cronici dell’intermodalità, teme di perdere “la via” del tutto.
Il percorso di Grow!
A un anno dall’avvio del suo tour per lo sviluppo della rete infrastrutturale italiana, Grow! l’action tank promosso dal coordinamento di Agrinsieme (che riunisce Alleanza Cooperative agroalimentari, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura e Copagri) approda a Bologna nel pieno della campagna elettorale per il rinnovo della giunta regionale emiliano romagnola.
- Grow! nasce nell’ottobre del 2017 come laboratorio di riflessioni sulle policy agricole in un evento a Roma con la presenza dell’allora ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.
- Nel gennaio 2019 Grow! mette il tema delle infrastrutture al centro della sua azione inaugurando a Roma il format dell’action tank assieme al ministro per i trasporti del Governo Conte 1 Danilo Toninelli.
- Nel giugno 2019 Grow! approda al Sud denunciando il ritardo infrastrutturale del Mezzogiorno in una seguita conferenza a cui prende parte il ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio.
La lungimiranza di Agrinsieme
Agrinsieme ha quindi avuto la lungimiranza di mettere il tema delle infrastrutture, materiali e immateriali, al centro del dibattito politico ben prima del crollo del ponte Morandi di Genova e del viadotto sulla Torino Savona e prima della chiusura preventiva di numerose infrastrutture stradali lungo l’autostrada A10 in Liguria, l’autrostrada A14 tra Marche e Abruzzo e l’autostrada E45 in Umbria. L’incontro di oggi a Bologna chiude il viaggio di Grow! comprendendo tutto l’arco istituzionale con la presenza del ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova, degli assessori all’agricoltura dell’Emilia-Romagna Simona Caselli e del Piemonte Marco Protopapa, dei presidenti delle commissioni agricoltura del Senato e della Camera dei deputati Gianpaolo Vallardi e Filippo Gallinella. Ad aprire l’evento l’analisi di Denis Pantini di Nomisma sul gap infrastrutturale interno ed esterno del nostro Paese (leggi la relazione sul gap infrastrutturale)
«Infrastrutture uguale competitività – è l’assioma di Franco Verrascina, presidente di Copagri e di Agrinsieme – se vogliamo che l’Italia superi il triste record di essere un Paese a crescita zero, allora bisogna partire dall’agricoltura aiutando le aziende che hanno le potenzialità per crescere».
Due questioni da affrontare
«Le imprese agricole – ammonisce il Ministro Teresa Bellanova – non producono perché i beni restino nei magazzini. Ci troviamo oggi in una Regione che rappresenta l’eccellenza anche dal punto di vista delle infrastrutture e degli investimenti fatti. Ma anche le analisi di Nomisma presentate questa mattina confermano che anche qui abbiamo almeno due questioni da affrontare: come recuperare le profonde differenze che ci sono all’interno del nostro paese e come recuperare il gap col resto d’Europa (leggi l'intervento del ministro)».
Caselli: «L’intermodalità è l’obiettivo del Green deal»
«Il ritardo strutturale italiano – mette in guardia Simona Caselli, assessore all'agricoltura dell’Emilia Romagna e candidata del centro sinistra alle prossime elezioni regionali – potrebbe diventare ancora più pesante: il new green deal europeo interviene infatti anche sui trasporti puntando sull’intermodalità, mentre il nostro sistema di collegamenti è quello che in Europa è più sbilanciato sulla gomma». Per questo l’Emilia Romagna punta sul potenziamento del porto di Ravenna, in particolare potenziando la logistica del retroporto e aumentando il pescaggio del porto canale per assicurare al sistema ortofrutticolo, il più vulnerabile per la deperibilità dei prodotti, navi frigo con cui raggiungere mercati come quello cinese (dove oltre al Kiwi, Caselli sta chiudendo l’accordo per l’export di pere). E punta anche sul potenziamento della rete di logistica attorno agli ortomercati di Parma, Bologna e Rimini con un investimento Cipe di 234 milioni.
Il cibo ha una responsabilità politica
«Il mercato mondiale – osserva Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – è come una tavola imbandita dove due commensali, Usa e Cina, hanno deciso di mettersi d’accordo per accaparrarsi tutto lasciando agli altri solo le briciole». Le istituzioni secondo Giansanti parlano troppo poco di competitività e produttività. «Il cibo rappresenta una responsabilità politica: Trump è pronto a intraprendere guerre commerciali pur di difendere i produttori agricoli americani, mentre Brasile e Argentina sono pronti a infrangere tutti i vincoli dei trattati ambientali pur di aumentare la produttività agricola e assicurarsi un mercato agroalimentare mondiale dove sono previsti in pochi anni 2 miliardi di nuovi potenziali clienti».
Il nostro Paese secondo Giansanti dovrebbe sostenere la terza rivoluzione agricola, quella legata al digitale (dopo quella meccanica e chimica). «Mentre negli Usa stanno sperimentando da tre anni l’applicazione del 5G nelle zone rurali, da noi molte sono ancora del tutto prive di connettività».
Il piano sulla banda ultra larga
«Il punto di svolta – ricorda Carlo Sabetta di Assotelecomunicazioni – è arrivato con il piano per la banda ultra larga di 5 anni fa e ai successivi interventi normativi. Le zone rurali a bassa connettività (meno di 10 megabit al secondo in download) sono passate dal 70% alle attuali 20%».
«Per rendere l’infrastruttura nazionale - continua Sabetta - adeguata a supportare la competitività italiana nell’epoca
della Gigabit society sono necessari ancora ingenti investimenti, stimati nel periodo 2018-2025 in 55-70 miliardi di euro per lo sviluppo delle reti, con €15-20 miliardi per la posa di ulteriore fibra ottica e delle reti 5G». E sarà, secondo l'esponente di Assotel, proprio l'arrivo del 5G che assicurerà la svolta per l’agricoltura consentendo di applicare la Blockchain e di poter gestire fino a 1 milione di sensori per chilometro quadrato.
«Sul fronte delle infrastrutture digitali – continua Caselli – si parla troppo poco di quello che è un doppio successo per questa Regione, ovvero l’aggiudicazione dei finanziamenti per la nascita a Bologna del centro Big data europeo, con un piano da 125 milioni per lo sviluppo del supercomputer Leonardo, così come la conquista, dopo la Brexit, del centro dati meteo continentale, che avrà un ruolo fondamentale in chiave anti climate change».
Il mercato non aspetta
«Con l’odierna quarta tappa di Grow! – afferma Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari – si conclude un percorso che ha messo a confronto il mondo produttivo e quello istituzionale da Sud a Nord. Abbiamo denunciato profonde differenze infrastrutturali che mettono in difficoltà soprattutto realtà come quelle cooperative, spesso chiamate a fare sintesi, nella stessa struttura, tra territori con dotazioni logistiche così differenti. In questo percorso abbiamo incontrato tre diversi governi ricevendo sempre risposte e rassicurazioni».
«L’impressione – continua - è però quella che non ci sia tempo da perdere per raggiungere l’obiettivo della competitività sui mercati. L’ultimo grande piano infrastrutturale, ovvero quello del Governo Renzi sulla banda ultra larga, sta richiedendo 10 anni per arrivare a compimento. Ma l’impressione è che il comparto agroalimentare italiano non ha così tanto tempo per recuperare i ritardi accumulati rispetto a competitor come la Spagna».
L’agroalimentare è infatti il settore che risente di più del gap delle reti fisiche e digitali che si traduce in mercati domestici inefficienti, con una minima integrazione spaziale e temporale, una bassa trasmissione del prezzo e una limitata competitività sui mercati internazionali. Tutti fattori che vanno a impattare sui redditi degli agricoltori e sulle opportunità di investimento.
Tanto che dai dati presentati a Bologna emerge che, mentre nel 2008 il differenziale dell’export agricolo tra Spagna e Italia era del 92%, dieci anni dopo la forbice si è allargata fino al 168% con l’export degli spagnoli che è arrivato a superare i 20 miliardi di euro (e sopra i 30 quello dei Paesi Bassi, top exporter europeo) contro i nostri 7.
«E le attenzioni ai temi del trasporto e del digitale – raccomanda Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori italiani - non vanno dissociate dalla questione idrica che riguarda sia la gestione del territorio che i servizi alla produzione agricola: la sua gestione non sia affidata a chi ha una visione solo parziale del problema».