Il fine giustifica i mezzi.
L'agricoltura ha un disperato bisogno di manodopera. Non tutto il mondo agricolo è favorevole alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno o con documento scaduto, già presenti in Italia proposta dalla Ministra Teresa Bellanova.
Favorevoli, ma con riserve
Ma con l'imminenza dell'avvio della stagione delle raccolte occorre fare di necessità virtù e il fronte dei favorevoli, da quelli che appaiono più convinti come Cia e Copagri, agli entusiasti come l'Oi pomodoro del bacino Centro-Sud e l'associazione italiana agricoltura biologica (Aiab), fino a chi mantiene alcune riserve come Alleanza delle Cooperative, Coldiretti e Confagricoltura, si compatta ora dopo ora sulla necessità di assecondare la proposta avanzata dalla ministra dell'Agricoltura. Senza rinunciare, però, alla richiesta, sostenuta da gran parte delle professionali, di reintrodurre il voucher agricolo.
Permessi di soggiorno già prorogati
Nelle campagne italiane c'è infatti bisogno di un numero di braccianti compreso tra 270 e 350mila. Per il settore agricolo la regolarizzazione proposta da Bellanova riguarderebbe circa 200mila stranieri. La questione ha provocato tensioni nella maggioranza di Governo, ma in queste ore si sta cercando una mediazione riguardo al numero e nella durata di queste regolarizzazioni, per cercare comunque di coprire il periodo nel quale si concentrano i lavori nei campi (il decreto Cura Italia ha infatti già prorogato al 31 dicembre 2020 i permessi di soggiorno dei lavoratori stagionali agricoli che risultano in scadenza nel periodo compreso tra il 23 febbraio ed il 31 maggio 2020).
Cia: sanatoria più piattaforma per gli stagionali
«Ok alla sanatoria per regolarizzare gli immigrati e gli irregolari che lavorano nei campi, ma
occorre anche una piattaforma per gestire i lavoratori stagionali nel settore agricolo sulla scia di quanto accade in Austria e Francia, con strumenti flessibili per assumere in campagna pensionati, giovani, cassaintegrati e cittadini». Sono le richieste di Cia-Agricoltori Italiani al governo per provare a dare risposte immediate alla richiesta di manodopera che arriva dalle aziende agricole in tutta Italia per effetto dell’emergenza Coronavirus.
«I campi del Paese - ribadisce il Presidente di Cia Agricoltori Italiani, Dino Scanavino - si stanno svuotando e, per evitare il rischio del blocco degli approvvigionamenti di cibo fresco a supermercati e negozi di beni alimentari, è necessario intervenire immediatamente». A causa delle restrizioni imposte dalle misure per il contenimento del Coronavirus, infatti, diversi prodotti rischiano di rimanere in campo e nelle serre perché non ci sono abbastanza operatori per la raccolta.
Scanavino ricorda che in Italia manca un provvedimento di regolarizzazione dal 2012. «Oltre a coinvolgere - dice - una platea di 150mila persone e a inserire in una cornice di legalità i lavoratori già presenti nel nostro Paese, potrebbe portare nelle casse dello Stato anche nuove entrate per 1,2 miliardi di euro, tra Irpef e contributi previdenziali».
Prandini: «Attenzione a non sanare lavoratori non abituati a contesti agricoli»
Secondo Ettore Prandini, presidente di Coldiretti «è stata importante la proroga fino al 31 dicembre dei permessi di soggiorno al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l'inizio della stagione di raccolta nelle campagne». Tuttavia, durante l'incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i ministri Bellanova, Catalfo, Gualtieri e Patuanelli, Prandini ha sottolineato la preferenza per altri strumenti per sopperire al problema della mancanza di manodopera nelle campagne.
«Occorre fare attenzione - sostiene Prandini - per evitare che l'eventuale sanatoria sia rivolta a persone non abituate a lavorare in un contesto agricolo».
Le soluzioni migliori secondo il presidente di Coldiretti rimangono la semplificazione dei voucher agricoli e l'attivazione dei "corridoi verdi". «Per non far marcire i raccolti nelle campagne e garantire le forniture alimentari alla popolazione è necessario agevolare il ritorno temporaneo dei lavoratori da Paesi dell'Unione Europea attraverso corridoi verdi come hanno già fatto Gran Bretagna e Germania con la Romania».
«Ma -continua Prandini - è importante aprire il più possibile il mercato alle opportunità di lavoro per gli italiani che rischiano il duro impatto occupazionale della crisi economica da coronavirus. E per questo è ora necessaria subito una radicale semplificazione del voucher "agricolo" che possa consentire limitatamente al periodo di emergenza da parte dei beneficiari di ammortizzatori sociali ma anche di studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne».
Giansanti: «Priorità ai lavoratori che già conosciamo»
«La nostra priorità - ribadisce Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura - è
poter lavorare con i braccianti che già da anni collaborano con noi e che ogni anno arrivano da Marocco, India e Europa dell'Est perché in agricoltura non si improvvisa».
«Ma non essendo ancora possibile, ben venga la proposta della ministra Bellanova di regolarizzare i migranti».
17mila contatti su AgriJob
La strategia di Confagricoltura rimane infatti articolata su tre punti: 1. Corridoi verdi; 2. Strumenti più flessibili per assumere lavoratori a tempo determinato; 3. Piattaforme per assumere come stagionali anche persone che usufruiscono di reddito di cittadinanza (in un solo mese la piattaforma Agrijob implementata da Confagricoltura ha già ricevuto 17mila offerte di lavoro).
Proposte arenate a causa dei gravi ritardi denunciati da Giansanti: «Mentre Regno Unito e Germania sono riusciti a ottenere 'corridoi verdi' con la Romania per far tornare i braccianti che per il coronavirus erano rimasti bloccati in patria, in Italia siamo ancora alle proposte». «E aspettiamo anche la risposta della ministra Catalfo sulla possibilità di utilizzare chi riceve il reddito di cittadinanza».
Reddito di cittadinanza troppo competitivo
E in merito alle aziende del Sud che hanno denunciato la mancanza di braccianti locali a causa del Reddito di cittadinanza e le richieste di lavorare in nero, Giansanti conferma: «Il reddito base è di circa 850 euro, contro un reddito di cittadinanza di 750. Per 100 euro di differenza in molti preferiscono non lavorare del tutto».
«La regolarizzazione è però necessaria per combattere la piaga del caporalato e la concorrenza sleale nella filiera agricola. Ma ci sono alcuni punti da chiarire. Il primo è quello degli alloggi: lo Stato deve farsi carico di queste persone che con un contratto regolare possono venire a lavorare in campagna, non possono rimanere nei ghetti».
Mercuri: «Arginare la piaga del caporalato»
«L’agricoltura - ribadisce Giorgio Mercuri di Alleanza delle Cooperative agroalimentari - ha un disperato bisogno di manodopera, lo ripetiamo da settimane, da mesi, dai primi giorni in cui il virus ha cominciato a circolare nel nostro paese».
«Abbiamo fatto ripetuti appelli alla politica perché assumesse in pieno la responsabilità di trovare una soluzione al problema. Senza manodopera che raccoglie il cibo nei campi, rischiamo di non portare i prodotti sulle tavole degli italiani».
La proposta di regolarizzazione a cui sta lavorando il governo ci vede ovviamente favorevoli, perché porterebbe legalità in tante situazioni di ombre e penombre che ancora persistono nel nostro comparto. Ci sono migliaia di braccianti stagionali provenienti da paesi africani o dell’est che lavorano nel nostro paese senza tutele e senza un regolare contratto.
Oggi si discute sul numero dei lavoratori da regolarizzare, sulla durata minima del contratto di lavoro. Auspico che il governo arrivi ad un’intesa. L’agricoltura ne ha bisogno anche per arginare la piaga del caporalato che è ancora purtroppo presente nelle nostre campagne.
Copagri, semplificare incontro tra domanda e offerta
«Con l'annunciata realizzazione di un sistema istituzionale pubblico e trasparente per l'intermediazione della manodopera viene accolta una richiesta della Copagri per semplificare il più possibile l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro in agricoltura - ha detto il presidente di Copagri Franco Verrascina - la priorità è ora quella di lavorare a una apposita banca dati per coinvolgere tutti i potenziali interessati, partendo dai disoccupati, dai cassaintegrati e dai percettori del reddito di cittadinanza». Per Verrascina è importante che le misure non prevedano costi aggiuntivi per le aziende agricole.
Il mondo della frutta chiede la quarantena attiva
Con una lettera inviata alla ministra Bellanova, i presidenti di Cso Paolo Bruni, di
Fruitimprese Marco Salvi e di Assomela Ennio Magnani, chiedono l'adozione urgente della "quarantena attiva" per i lavoratori agricoli provenienti dall'estero per sbloccare l'impiego di manodopera straniera, come hanno fatto alcuni Paesi europei. La frutticoltura è il settore che in questo momento più di tutti ha bisogno di manodopera per la raccolta dei frutti dagli alberi.
Alla lettera le tre associazioni hanno allegato un documento che riassume le iniziative che il Governo tedesco sta intraprendendo per conciliare la quarantena dei lavoratori stranieri stagionali con l'esigenza di non ritardare ulteriormente la possibilità di
usufruire di questa preziosa manodopera.