Le strategie internazionali sui cambiamenti climatici e sullo sviluppo sostenibile, il Piano di azione europeo sul Green Deal e le relative recenti proposte regolamentari applicative, la futura Pac, il Pnrr e il Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) stanno via via delineando il percorso verso la transizione ecologica, energetica e digitale del nostro Paese, coinvolgendo in modo profondo anche l’agricoltura.
In particolare il pacchetto normativo Fit for 55, che mira ad accelerare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nel prossimo decennio, si concentra anche su misure atte a preservare e potenziare la capacità dei nostri pozzi naturali di assorbimento del carbonio.
Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), nei propri documenti diffusi lo scorso anno, ha messo in evidenza come le soluzioni basate sull’incontro con la natura, come una migliore gestione del suolo e l’agroforestazione, possano contribuire in modo significativo a ridurre l’anidride carbonica in atmosfera. Tali soluzioni sono state stimate in grado di fornire tra il 35 % e il 40 % dello sforzo di mitigazione necessario per gli obiettivi 2030.
Editoriale di Terra e Vita 3/2022
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Su questi temi è intervenuta lo scorso dicembre anche la Commissione UE con la comunicazione relativa al sequestro del carbonio nei suoli agrari (Carbon farming initiative), che esamina gli interventi necessari per l’attuazione di regimi che incentivino gli agricoltori e i silvicoltori a immagazzinare il carbonio nel suolo e nella biomassa, affinché ciò possa rappresentare una nuova fonte di reddito; il tutto basato su di una metodologia solida e trasparente.
Per tali motivi occorre acquisire a tutti i livelli la consapevolezza che il suolo è una risorsa limitata e non rinnovabile e che fornisce all’uomo servizi ecosistemici necessari al suo sostentamento. Come occorre avere la consapevolezza che gli agricoltori sono i principali baluardi della sua difesa e che la filiera agroalimentare è uno dei pilastri della bioeconomia. Essa inoltre svolge, oltre alla funzione primaria di nutrizione e salvaguardia della salute, un ruolo fondamentale per la protezione della biodiversità, la cura del territorio e la trasmissione dell’identità culturale.
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Da queste considerazioni parte l’idea di una nuova agricoltura ecosystem-based (basata sulla collaborazione con l’ecosistema) che differisce dalla tradizionale inputs-based. La risposta alla crescente domanda mondiale di cibo dipende molto da quanto saremo in grado di conservare il suolo in buona salute e proteggerne appieno le sue molteplici funzioni ambientali, aumentandone la produttività. Per tali motivi le politiche volte alla preservazione dei suoli agricoli, alla spinta verso il Carbon Farming e alla regolazione dei Crediti di Carbonio favoriti da queste pratiche, sono la base per valorizzare il futuro delle imprese agricole sane e produttive.
Per questo servono visione, ricerca e innovazione nei diversi ambiti (digitale, biotecnologie, robotica, biocarburanti, energie rinnovabili, chimica verde) e modelli di produzione sempre più integrati e circolari. Il Green Deal, la strategia Farm to Fork, la futura Pac, le politiche di coesione, ma soprattutto il Recovery plan, saranno una grande occasione per affrontare le suddette sfide, solo se si manterranno come obiettivi prioritari la competitività e la sostenibilità delle imprese.
di Francesco Mastrandrea
Presidente Anga-Confagricoltura