Grano duro di alta qualità dell'Emilia-Romagna: è stato firmato oggi il rinnovo dell'accordo triennale tra Barilla e cerealicoltori.
L’impegno vale per oltre 360 mila tonnellate in tre anni, un quinto del totale acquistato in Italia dal gruppo con sede a Parma.
Le nuove condizioni
Le novità introdotte per questo triennio riguardano:
- un aggiustamento verso l’alto del prezzo concordato (prezzo fisso) per i produttori agricoli all’interno della modalità prezzo garantito;
- la possibilità, se la struttura di stoccaggio lo prevede, di scegliere altre nuove modalità di determinazione del prezzo (Cap & Floor e Prezzo di mercato Euronext basato sulla formula di prezzo del future);
- per le strutture di stoccaggio sono state riconosciute maggiorazioni per le attività di gestione e stoccaggio del prodotto.
Premiata l’innovazione tecnica
Oltre alla certezza di un’adeguata remunerazione lungo la filiera, l’accordo garantisce anche un contributo di innovazione tecnica e organizzativa nelle produzioni. È così aumentato il grado di professionalità e di organizzazione della filiera che hanno permesso di creare in regione l’attuale bacino produttivo. Parallelamente si è avviata anche una attività di ricerca, sperimentazione e divulgazione, condivisa da tutta la filiera.
Svolta digitale
Negli anni è stato introdotto il sistema informatico granoduro.net, che supporta i tecnici agricoli nelle scelte per ottenere un prodotto di alta qualità, in linea con le indicazioni del disciplinare di coltivazione e le regole a tutela del sistema agricolo.
Le tecniche utilizzate garantiscono ai consumatori un prodotto non solo rispettoso delle norme di legge in ambito agricolo, ma che per alcuni aspetti - come i residui di fitofarmaci e la sostenibilità ambientale - si spinge a superare la normativa di riferimento individuando valori più cautelativi in termini di salvaguardia dell’ambiente e tutela della salute del consumatore.
Il battistrada dei contratti di filiera
L’esperienza dei cerealicoltori emiliano romagnoli con l’accordo di filiera con Barilla partì dalle semine dell’autunno del 2006.
Il progetto aveva come obiettivo quello di ricreare in Emilia-Romagna un bacino produttivo di eccellenza nella produzione di grano duro di alta qualità, attraverso l’organizzazione di una filiera integrata tra agricoltura e industria, con il supporto delle Istituzioni.
Il contratto di filiera triennale è una sorta di “accordo ombrello” che fissa gli impegni generali a cui saranno poi collegati i singoli contratti firmati tra il Gruppo Barilla e ogni organizzazione di produttori o consorzio agrario. A loro volta questi ultimi stipuleranno con i propri soci agricoltori i contratti di coltivazione, con le specifiche tecniche e le opzioni di valorizzazione del grano duro.
La Società Produttori Sementi (ditta sementiera) che all’inizio del progetto forniva le sementi in maniera esclusiva negli ultimi anni ha mantenuto la fornitura solo per alcune varietà specifiche con particolari caratteristiche qualitative. È la selezionatrice delle principali varietà di grano identificate dal disciplinare e sviluppate con un’attività di ricerca e sperimentazione, in parte sostenuta anche dalla Regione.
Il grano duro in Emilia-Romagna
L’Italia è il principale produttore mondiale di grano duro, insieme al Canada. A fronte di un consumo nazionale di circa 5,5 milioni di tonnellate da parte dell’industria molitoria, la produzione media italiana di grano duro si aggira sui 4 milioni di tonnellate all’anno.
L’Emilia-Romagna è tra le regioni dove la coltura è più diffusa: nell’annata 2021-2022 gli ettari coltivati sono stati 84 mila, dato che ci pone al quinto posto dopo Puglia, Sicilia, Basilicata e Marche. La superficie è complessivamente aumentata del 23% rispetto all’annata precedente.
Per quanto riguarda i volumi di produzione, l’Emilia-Romagna sale al terzo posto dopo Puglia e Sicilia, con circa 460 mila tonnellate di grano duro prodotto nel 2022.
Nel 2022 l’andamento climatico, con fenomeni estremi di siccità, ha penalizzato la quantità delle produzioni e quindi le rese, con un calo circa del 25% rispetto all’annata precedente.
I prezzi hanno risentito degli effetti speculativi dovuti al conflitto russo-ucraino e agli aumenti generalizzati delle materie prime. In dettaglio, le quotazioni del grano duro hanno visto raggiungere nel 2022 valori di oltre 500 euro a tonnellata, assestandosi ad oggi sui 460 euro a tonnellata.