Taglia il traguardo dei dieci anni di attività Combi Mais, il progetto innovativo che utilizza l’agricoltura di precisione per migliorare sotto tanti aspetti la coltivazione del mais. Quest’anno, poi, ricorre anche l’anniversario dei cento anni della fondazione dell’Azienda agricola Folli della Famiglia Vigo che in questi anni ha promosso l'iniziativa sperimentando in azienda le nuove tecnologie.
Arrivato all’edizione 10.0, il progetto quest’anno ha raggiunto ufficialmente una resa di 17,6 tonnellate di granella di mais a ettaro, con un raccolto di alta qualità e privo di micotossine. «Il mais è strategico perché con il mais alimentiamo zootecnia ed esseri umani – ha ricordato Mario Vigo, titolare con il fratello Alberto dell’Azienda Agricola Folli e ideatore del progetto –. Abbiamo iniziato lanciando il progetto a Expo e siamo arrivati alla campagna maidicola del 2023». Nel 2019 Combi Mais si era tra l’altro aggiudicato il Premio Nazionale di Confagricoltura per le imprese agricole innovative.
Combi Mais, che si propone di produrre di più utilizzando meno risorse grazie all’agricoltura di precisione e partner tecnici come Netafim per l'irrigazione a goccia, Unimer per la produzione di fertilizzanti, Cifo specializzata nella nutrizione, Maschio Gaspardo per la produzione di macchine per la lavorazione del terreno, Bayer con Dekalb per genetica e selezione ibridi, Crop Science per la difesa, è partito dai primi 25 ettari ed è arrivato nel 2023 a 25mila ettari estendendosi a più aziende.
In questo caso il protocollo, come ha spiegato Leonardo Bertolani, agronomo coordinatore dell'iniziativa, non è proprio identico, ma ne viene applicato uno simile, modulato su larga scala per adattarsi a un certo numero di aziende agricole.
Maiscoltura strategica, ma investimenti in forte calo
Vigo ha sottolineato il costante calo delle superfici investite a mais e la necessità di tornare a contare sulla redditività della coltura: «Nel 2010 in Italia avevamo 996mila ettari di mais che nel 2022 sono diventati 573mila, di cui 89% nella pianura Padana. Nel 2010 la Lombardia aveva 330mila ettari investiti a mais e nel 2022 ne sono rimasti 280.015. Il calo è significativo e deve fare ragionare in termini di politiche di adattabilità, soprattutto da parte della Regione Lombardia».
«Tutti dicono – ha spiegato Vigo - che è necessario fare squadra; noi l'abbiamo fatta mettendo intorno al tavolo io, Leo Bertolani, tutti gli attori, diciamo della filiera del mais, con un protocollo che ha raggiunto tutti gli obiettivi, in termini di resa, alta qualità, sicurezza sanitaria, sostenibilità e redditività».
Oltre la metà delle risorse Psr destinate all'innovazione
«Si tratta di un progetto – ha commentato l’assessore all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi – che coniuga qualità produttiva superiore e una quantità di acqua inferiore a quella che richiede una coltura di mais. Un progetto innovativo che cerca di costruire un pezzo di storia e guardare al futuro». Beduschi a questo proposito ha sottolineato che più della metà delle risorse del Psr verranno destinate all’innovazione che è anche il motore trainante del progetto Combi Mais.
Cesare Soldi, presidente della Libera di Cremona e dell'Associazione nazionale maiscoltori italiani, ha fatto il punto sull'annata maidicola: «Abbiamo affrontato una buona stagione meteorologica, ma dobbiamo ora gestire una situazione di mercato complicato con prezzi del mais che se dovessero scendere ancora sarebbero vicini al punto di pareggio, quindi non si avrebbe redditività». Soldi anche sollecitato l'avvio, da parte della politica, di un piano maidicolo per rilanciare la coltura.