La mosca dell'olivo, Bactocera oleae, rappresenta tra le avversità dell’olivo quella in grado di apportare il danno maggiore, in termini sia qualitativi sia quantitativi. I fattori climatici influiscono sul suo sviluppo: le temperature invernali sono molto importanti in quanto gli inverni più rigidi riducono la vitalità delle pupe svernanti nel terreno e le temperature estive, in modo particolare i picchi di calore, influiscono sull’attività degli adulti, sull’ovideposizione, sulla vitalità delle giovani larve. Inoltre lo stress idrico influisce sulla pianta e sulla recettività dell’oliva all’ovideposizione.
La disponibilità di serie storiche di dati su questi parametri ha permesso di sviluppare specifici indici bioclimatici che, correlati con gli indici di infestazione ottenuti dagli entomologi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa dal monitoraggio delle diverse forme di sviluppo dell’insetto, ha portato ad alcuni modelli che correlano attraverso i loro algoritmi le diverse variabili. In questo modo la rilevazione spaziale dei dati agro-meteo di temperatura e precipitazioni, utilizzati come input ed elaborati dai modelli inseriti all’interno del sistema di supporto alle decisioni per la mosca dell’olivo sviluppato dalla società Aedit srl, spinoff innovativo del Sant’Anna, consente di fornire informazioni sulle epoche di sviluppo dell’insetto e sulle condizioni di rischio dovute alla sua presenza, che gli agricoltori possono utilizzare per programmare il monitoraggio e le strategie di lotta più adatte.
Occorre tuttavia dare il giusto peso a quelli che sono strumenti utili ad affiancare il lavoro di osservazione sul campo, mette in guardia Ruggero Petacchi, entomologo dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna «La modellistica non può che basarsi su una semplificazione della biologia e della dinamica di popolazione di una specie nella quale, parlando di popolazioni, sono presenti variabilità e complessità spesso elevate. Calibrare bene un intervento vuol dire utilizzare sia il modello che il campionamento e il primo non sostituisce ma integra l’informazione data dal lavoro dei tecnici e delle reti di monitoraggio in campo».
Asiolbio-SI, strumenti innovativi per l’olivicoltura biologica
Nel progetto Asiolbio-SI, Applicazioni di Nuove Strategie e Tecniche Innovative in Olivicoltura Biologica in Provincia di Siena, la rete di rilevamento dei dati agrometeorologici installata negli oliveti e i sistemi di supporto alle decisioni caricati sul portale www. asiolbiosi.it, hanno fornito il supporto necessario per introdurre una nuova metodologia di monitoraggio delle popolazioni di mosca e per testare strategie di difesa preventive e innovative adatte all’olivicoltura biologica. Il progetto è stato realizzato nell’ambito della misura 16.2 del bando PIF 2015 della Regione Toscana dai soci della cooperativa degli Olivicoltori delle Colline del Cetona in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Aedit srl come partner scientifici.
Il primo dei modelli disponibili è di tipo predittivo, si basa sulle condizioni del dell’autunno e dell’inverno appena trascorsi e viene utilizzato generalmente in aprile per avere una stima iniziale sul possibile livello di infestazione dell’anno successivo e pianificare di conseguenza le strategie di lotta e le necessità di monitoraggio.
Nello stesso periodo viene applicato un altro modello che stima la data prevista per il picco di volo della popolazione svernante, il momento in cui cioè gli adulti escono dalle pupe presenti nel terreno nel corso dell’inverno. A fine giugno un terzo modello, utilizzando anche le informazioni accumulate nel periodo primaverile, migliora la previsione sul livello di rischio di infestazione dell’anno e consente di definire in modo più preciso la strategia di lotta come anche il piano dei campionamenti o le aree più a rischio dove potrebbe essere necessario anticipare il monitoraggio.
Nel periodo di luglio e agosto il modello di mortalità è in grado di stimare, sulla base dei picchi di temperatura, la mortalità delle forme preimaginali presenti nel frutto e di valutare il conseguente calo della popolazione previ sta nella generazione successiva. Il modello di fertilità potenziale applicato nello stesso periodo stima la durata del ciclo di sviluppo dell’ìnsetto a partire dalla prima ovideposizione ed è utile, nel periodo di maggiore suscettibilità dell’oliva, per posizionare al meglio sia i trattamenti sia i campionamenti. «Attualmente – aggiunge Diego Guidotti di Aedit srl – stiamo lavorando poi a un ultimo modello di stima del rischio per il periodo di settembre-ottobre, avendo osservato che in alcune situazioni (e il 2018 è stato esemplare) nonostante un’infestazione iniziale ridotta con rischio basso o molto basso nel periodo di luglio-agosto, sono poi le temperature elevate di settembre e ottobre, periodo nel quale generalmente gli olivicoltori si consideravano al sicuro da ulteriori attacchi della mosca, che portano all’innalzamento dell’infestazione e causano problemi nella pianificazione della raccolta».
Spostare l’attenzione sul volo primaverile degli adulti
In olivicoltura biologica non disponendo di principi attivi ad attività larvicida, le possibilità di lotta a Bactocera oleae sono necessariamente preventive e si basano sui trattamenti precoci adulticidi, realizzabili con dispositivi del tipo “attract and kill” ad esempio, o sull’azione repellente o antideponente di alcuni prodotti come il rame o il caolino. Il gruppo di ricerca di Petacchi a Pisa da tempo ha focalizzato i suoi studi sulla generazione primaverile «È abbastanza evidente ormai che sono gli adulti della generazione primaverile a rappresentare il vero collo di bottiglia che condiziona la presenza e la successiva entità della popolazione: tutta la popolazione presente, in inverno, come pupa nel terreno vola poi in primavera, compie una generazione completa e si gioca quindi in questo periodo tutte le sue carte».
Uno degli obiettivi del progetto Asiolbio-SI era quello della scelta delle strategie di difesa, e valutava la possibilità e l’efficacia di una eventuale difesa primaverile per ridurre il rischio nel periodo estivo e autunnale. «A oggi nessuno ancora sta facendo la lotta alla generazione primaverile in quanto sono ancora da dimostrare e validare i risultati tecnico-economici di questa strategia. L’innovazione pertanto ci sarebbe ma deve essere ancora validata». Racconta Petacchi «L’ipotesi entomologica del progetto Asiolbio era che il trattamento alla generazione primaverile (realizzato con delle trappole adulticide del tipo “attract and kill”) permettesse a un’azienda di ridurre il numero di interventi successivi; in realtà il 2017 e il 2018 nei quali abbiamo tentato di validare questa ipotesi sono stati due anni di scarsa infestazione che non c hanno permesso di verificarne l’efficacia né la sostenibilità economica.
Quello che adesso stiamo cercando di capire è se e fino a che punto non sia più utile e importante lavorare sul substrato di ovideposizione della generazione primaverile della mosca, cioè le olive residuali che rimangono sulla pianta dall’anno precedente». Una strategia interessante che riducendo la possibilità di riproduzione porterebbe al contenimento della popolazione in modo del tutto naturale, ma che potrebbe dare dei risultati tangibili solo se applicata su superfici estese e accorpate. E, parlando di un insetto in grado di coprire grandi distanze in cerca di substrati sui quali ovideporre, date le condizioni di estrema frammentazione dell’olivicoltura toscana o ligure, aggravate anche dall’elevata presenza di oliveti abbandonati ma pur sempre produttivi, questa secondo lo stesso Petacchi rappresenta sicuramente una prospettiva stimolante ma con problematiche di difficile risoluzione.
Il ‘citizen science’ e il monitoraggio partecipato
Si chiama “citizen science” e comprende tutte quelle esperienze che prevedono il coinvolgimento dei cittadini nei processi della ricerca. La diffusione degli smartphone e di sistemi “user friendly” come le app per la raccolta di dati georeferenziati in tempo reale, sta portando le forme partecipative di monitoraggio anche in agricoltura, con risultati che nel tempo potranno sicuramente divenire molto interessanti. Il Servizio Fitosanitario della Regione Toscana vanta di una rete di monitoraggio per la mosca delle olive diffusa su 350 oliveti, controllati settimanalmente nel periodo compreso tra luglio e ottobre dai tecnici, che seguono un protocollo di campionamento e analisi messo a punto dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per l’identificazione dell’intensità e delle caratteristiche dell’infestazione. I risultati del monitoraggio sono consultabili on line dal portale Agroambiente.info della Regione. Più recentemente, nel 2017, è stata sviluppata una App che non solo permette l’accesso a tutti i dati presenti sul portale e relativi al monitoraggio di olivo, vite e cereali ma che introduce, per la prima volta in Italia, una nuova forma di monitoraggio partecipato per la mosca dell’olivo e dal 2018 anche per la cecidomia delle foglie dell’olivo e la peronospora della vite. Gli utenti che si registrano e che partecipano al monitoraggio sono guidati dalla App a condurre un monitoraggio del dato di infestazione totale attraverso la rilevazione semplificata del numero complessivo di punture presenti. Il feedback immediato è una stima della percentuale complessiva di infestazione ed è importante per individuare la data iniziale per la campagna di difesa. Inoltre il sistema, interpolando il risultato locale con i dati derivanti dai tre oliveti più vicini tra quelli monitorati settimanalmente dai tecnici incaricati dalla Regione, stima con maggiore precisione il rischio presente in ogni specifico appezzamento. «La cosa più interessante in questa esperienza – osserva Guidotti – è riuscire a capire come le nuove tecnologie, supportando le decisioni dell’agronomo senza per questo sostituirlo, si pongano tra coloro che fanno assistenza tecnica e le aziende dove, soprattutto in presenza di giovani, si avverte un netto interesse nel voler interagire con l’informazione e personalizzarla sulla propria realtà».