«Abbiamo il dovere di riformare e rilanciare una nuova scuola tecnica agraria che abbia un programma e un calendario didattico raccordato con le agricolture, con il territorio, con le stagioni». È l’appassionato appello che il presidente del Collegio dei periti agrari e periti agrari laureati, Mario Braga ha rivolto al presidente della Commissione Agricoltura della Camera Mirco Carloni, in occasione della presentazione presso la sala stampa della Camera dei Deputati del libro “Una nuova scuola tecnica agraria – La pioggia d’estate”, scritto dal presidente Braga e pubblicato da Edagricole.
La scuola luogo della sperimentazione agraria diffusa
Calendari agrari e calendari scolastici agrari devono quindi viaggiare di pari passo, integrando, secondo Braga, la partecipazione diretta di professionisti e tecnici, delle imprese della filiera agroalimentare e degli enti di ricerca: «La scuola dovrebbe diventare il luogo della sperimentazione agraria diffusa e di una nuova stagione dei congressi agricoli, riportando gli imprenditori agricoli, i tecnici e i professionisti a frequentarla».
Autonomia gestionale ai presidi
Braga ha inoltre evidenziato che la scuola agraria, «interlocutrice dei made in Italy territoriali, dovrebbe avere presidi che abbiano un'autonomia gestionale, perché una scuola non può costruire un raccordo con il territorio se schiacciata da problemi burocratici».
Il presidente del Periti agrari ha quindi chiesto al governo maggiore attenzione verso quei 120 Istituti presenti sul nostro territorio che hanno una specificità, storicità, unicità pedagogica e didattica «straordinariamente grande. Dobbiamo valorizzarli, perché sono 120 realtà scolastiche connesse con un’azienda agraria».
Alto tasso di abbandono scolastico
Valorizzare la scuola, ricostituirla partendo dalle sue radici, significa anche arrestare quel fenomeno deleterio per tutta la società rappresentato dall’abbandono scolastico, figlio di un fallimento educativo che sembra andare alla deriva da tempo.
«In Italia – ha puntualizzato Braga – abbiamo uno dei tassi di abbandono scolastico fra più alti d’Europa, il 12,7%. E in Sicilia questo dato supera il 20%. Ma l’elemento ancora più preoccupante è l’inesorabile trascinamento dei giovani verso l’assoluta sfiducia in sé stessi, del loro presente e del loro futuro.
Tre ragazzi su cinque sono Neet, uno svolge un lavoro non corrispondente al proprio percorso formativo e uno solo trova lavoro coerente al titolo di studio conseguito, dopo circa un anno dal diploma o dalla laurea. In quest’ultima fascia di “accasati” la percentuale più elevata è rappresentata da indirizzi tecnico scientifici.
«Serve un orientamento che sia reale processo di affiancamento»
Serve un cambio di rotta se vogliamo dare un futuro ai nostri ragazzi e al nostro Paese. Serve un orientamento che sia reale processo di affiancamento anche alle famiglie, soprattutto quelle delle periferie. Non c’è più tempo. L’impegno per edificare una nuova scuola tecnica agraria non è più rinviabile».
Per raccordare la scuola anche con le istituzioni, dove nascono le riforme, il presidente Braga ha rivolto a Carloni l’invito di andare a visitare gli Ita: «Parlate con i ragazzi, i docenti, il preside e le famiglie; troverete nelle loro attese le risposte che forse in modo inadeguato abbiamo cercato di riportare nel libro».
Carloni: «L'agricoltura ha bisogno di professionisti»
Il presidente Carloni, raccogliendo l’invito di Braga, ha sostenuto l’urgenza di valorizzare gli Istituti tecnici agrari e di incentivare l’alternanza scuola-lavoro per l’elevazione tecnica del settore agricolo: «L’agricoltura ha bisogno di professionisti. La politica deve rimettere al centro del dibattito l’importanza dell’assistenza tecnica che i periti possono fornire.
Quando si leggono i testi europei, che dovrebbero disciplinare i nostri provvedimenti - ha incalzato - è evidente come questi non siano stati scritti da tecnici agrari, altrimenti non si farebbe ideologia su tematiche cruciali per i sistemi agricoli, penso all’innovazione genetica o alla sostenibilità declinata fuori da ogni logica tecnico-scientifica».
«Periti agrari strategici per rendere le filiere produttive più performanti»
Al termine del dibattito, il direttore editoriale di Edagricole, Eugenio Occhialini, in sintonia con quanto espresso da Braga, ha sottolineato la necessità di sottoscrivere un rinnovato patto educativo fondato sul connubio tra teoria e pratica, formazione e professione, mondo della scuola e mondo del lavoro, per affrontare con maggiore competenza gli obiettivi di innovazione, sostenibilità e competitività che ci vengono imposti dallo scenario agricolo nazionale e internazionale.
«Le future generazioni di periti agrari, di tecnici del settore agro-alimentare, saranno strategiche per rendere le filiere produttive più performanti e resilienti. La scuola secondaria, in particolare quella tecnica agraria, non può e non deve restare immobile.
Dal canto nostro - ha concluso - continueremo a formare lo studente con i nostri volumi e ad aggiornare il professionista con le nostre riviste, con uno sguardo sempre attento sui percorsi di crescita e sviluppo che interessano il mondo agricolo».
Il Libro
Una Nuova Scuola Tecnica Agraria
Descrizione:
In questo tempo amaro, difficile e sfidante in molti si interrogano su dove stia il futuro. Quali strade percorrere e con chi. Eppure, le risposte si ritrovano sempre nel luogo che da sempre le genera: la speranza del futuro viene dalla scuola.
Da secoli vi è una scuola che, più di altre e prima di altre, ha generato una classe imprenditoriale, tecnica e professionale (i Periti Agrari) che ha rappresentato e rappresenta l’ossatura di un modello culturale, sociale ed economico produttivo della nostra civiltà: è la Scuola Tecnica Agraria. Una scuola che sin dalla sua fondazione nel 1834 vive nel cuore dell’agricoltura, perché vive − e, del resto, come e dove dovrebbe vivere altrimenti! − in stretta sinergia con il territorio e con la sua azienda agraria, laboratorio aperto della didattica. Purtroppo, però, sedimenti del passato e di un confuso presente l’hanno relegata ad una funzione educativa secondaria.
Il libro, con spunti anche provocatori, come una pala in mezzo al fango, cerca di rimuovere alcune contraddizioni che possono liberare, almeno un poco, un pensiero per credere ancora nel “già e non ancora” delle nostre agricolture.