Dall’estate scorsa, grazie al lavoro di identificazione di entomologi dell’Università di Catania, è stata ufficialmente accertata la presenza in Sicilia dell’acaro tetranichide Eutetranychus orientalis (noto come acaro orientale degli agrumi), che si aggiunge alla nutrita serie di specie “aliene” di interesse agrario che hanno raggiunto il territorio italiano e vi si sono insediati. Indagini condotte dal Servizio fitosanitario siciliano hanno accertato che l’acaro è già diffuso almeno in un paio di province, suggerendo che potrebbe essere arrivato in Sicilia già da qualche anno.
Come si manifesta l'acaro orientale degli agrumi
La presenza di questa specie è documentata in diversi paesi del Mediterraneo, interessando varie colture, come avocado e mango, ma è soprattutto su agrumi che E. orientalis è dannoso.
Il limone è la specie più sensibile, seguita dall’arancio, mentre lo sono meno clementine e mandarino). I sintomi dell’infestazione sono visibili sulle foglie e sui frutti come conseguenza dell’attività trofica del ragnetto, al pari delle altre specie tetranichidi (come il polifago e noto ragnetto rosso da cui si distingue morfologicamente).
Gli acari vivono prevalentemente sulla pagina inferiore delle foglie su cui compaiono piccole macchie di colorazione verde chiaro che danno una tonalità scolorita all’intera superficie fogliare. Nei frutti ancora verdi, l’attacco provoca una lieve decolorazione tendente all’argento, spesso temporanea e destinata a scompare con la maturazione. Tuttavia, se i danni si verificano sui frutti già maturi, le macchie possono persistere, compromettendone l’aspetto estetico.
Problema in agrumeti debilitati
In Spagna, E. orientalis è presente da oltre vent’anni e il suo impatto sugli agrumi è stato ben studiato. In genere la problematica non è rilevante, ma l’acaro può arrecare danni significativi in agrumeti già debilitati da condizioni di siccità o da carenze nutrizionali, con forti defogliazioni.
Dalle prime osservazioni condotte in Sicilia questo nuovo fitofago non sembra destare grosse preoccupazioni, considerando – tra l’altro – che quest’anno l’estate è stata particolarmente calda e siccitosa, condizioni favorevoli alle pullulazioni degli acari che risentono meno lo stress idrico e termico rispetto ai loro principali limitatori naturali (in particolare gli acari fitoseidi). Ciò lascia ben sperare che, nei prossimi anni, non si debbano inserire specifici interventi di controllo di questa nuova specie nella gestione fitosanitaria degli agrumeti.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del fitopatologo di Terra e Vita
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Le opzioni per il controllo
La presenza, infatti, di antagonisti naturali negli agrumeti italiani, come fitoseidi e coccinellidi, è in grado di limitare naturalmente la proliferazione del fitofago. Al contrario, trattamenti chimici con acaricidi possono risultare inefficaci o controproducenti, soprattutto se eseguiti tardivamente, poiché compromettono i predatori naturali. L’esperienza spagnola suggerisce che l’uso di acaricidi dovrebbe essere riservato ai soli casi in cui si osserva una significativa perdita di foglie. Nei casi di infestazioni più lievi, l’applicazione di olio paraffinico si è rivelata una pratica efficace e meno invasiva.
Sintomi simili agli altri acari
Per ora E. orientalis è stato segnalato solo in Sicilia, ma non è da escludere che l’acaro abbia già attraversato lo stretto di Messina e sia presente in altre aree agrumicole italiane, dove i suoi sintomi possono essere confusi con quelli dei più noti “cugini” Tetranychus urticae (ragnetto rosso) e Panonychus citri (ragnetto rosso degli agrumi) con i quali potrebbe convivere e dei quali negli anni scorsi è stata lamentata una recrudescenza delle infestazioni.