Primo insediamento, il ricambio generazionale non c’è

primo insediamento
Dal 2000 al 2022 destinati 2,74 miliardi di euro di fondi pubblici per favorire le aziende condotte da under 40 ma spesso i capi azienda sono rimasti gli stessi

Il ricambio generazionale nel settore agricolo è un obiettivo centrale delle politiche agricole comunitarie e ciò spiega l’utilizzo di strumenti per facilitare i processi di start-up da parte dei giovani agricoltori. È indubbio che tali interventi abbiano stimolato i processi di rinnovamento soprattutto laddove questi avvengono con più difficoltà per ragioni strutturali e socioeconomiche, ma è altrettanto vero che gli interventi previsti hanno spesso un impatto limitato rispetto agli obiettivi programmati. Vediamo quindi le tappe principali che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’intervento del primo insediamento a supporto del ricambio generazionale, alcuni dei risultati realizzati in Italia nelle ultime due programmazioni sullo sviluppo rurale e gli aspetti di regionalizzazione del nuovo intervento.

Articolo pubblicato sulla rubrica Primo piano di Terra e Vita

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Pac e ricambio generazionale

Nonostante i processi di riforma che hanno interessato i fondi strutturali nel corso degli ultimi trent’anni, il principale strumento per favorire l’ingresso dei giovani in agricoltura è rimasto il premio di primo insediamento. La caratteristica di premio una tantum, seppure abbia favorito la creazione di nuova attività imprenditoriale, si è rilevata spesso insufficiente a coprire le spese di avviamento o di investimento necessarie all’attività mostrando, quindi, un’efficacia assai limitata. In altre situazioni, inoltre, il premio ha determinato delle dinamiche perverse, concretizzandosi in un mero passaggio formale della titolarità aziendale, che di fatto rimaneva in capo al vecchio proprietario rivelandosi una semplice iniezione di risorse finanziarie in azienda.

La strategia per il ricambio generazionale in agricoltura si è evoluta (tab. 1) includendo interventi mirati per sostenere gli investimenti, la formazione e la consulenza, al fine di fornire ai giovani agricoltori le conoscenze e le competenze necessarie per avviare e gestire con successo un’attività agricola. Tuttavia, le modifiche apportate continuano a operare all’interno di un quadro rigido di regole per l’erogazione degli aiuti, che potrebbero non essere pienamente adattate alle esigenze dei giovani imprenditori agricoli.

Risultati a livello territoriale

Dal 2000 al 2022, sono stati stanziati per il sostegno all’imprenditoria giovanile in agricoltura una media di 912 milioni di euro a programmazione (tab. 2).

È interessante osservare come alla necessità di favorire l’ingresso dei giovani nel settore primario abbia fatto eco la politica dello sviluppo rurale, destinando all’intervento una quota via via crescente di risorse. Infatti, se si raffronta il budget del 2000-2006 con quello della programmazione 2014-2022, l’incremento registrato è di oltre la metà (51,2%).

Dalla lettura dei dati disponibili, si evince che nel corso della programmazione 2007-2013 la misura 112 dei Psr, volta a contrastare il processo di invecchiamento della popolazione agricola, abbia favorito l’insediamento di 22.422 giovani agricoltori, registrando un livello di attuazione complessivo del 99,3%. Si rileva, tuttavia, una certa variabilità in termini di attuazione regionale, con performance poco soddisfacenti, come nel caso del Friuli-Venezia Giulia (19%), fino a situazioni di forte sottostima del target inziale come per la Provincia autonoma di Bolzano (230%).

In termini finanziari, la misura di primo insediamento ha erogato più risorse (705,3 milioni di euro) di quelle inizialmente previste, complice, probabilmente, l’evoluzione negativa del mercato occupazionale in altri settori economici che ha quindi spinto verso un ritorno alla terra. Considerando il volume complessivo di investimento introdotto dei neo imprenditori, l’importo intercettato dal settore sale a 1,025 milioni di euro. Nelle cinque regioni dell’obiettivo convergenza si è concentrato il 35% della spesa erogata, pari a 248,6 milioni di euro.

Per la programmazione 2014-2022 i dati attualmente disponibili, e non definitivi, del grado di realizzazione della misura 6.1 “Aiuti all’avviamento di attività imprenditoriali per i giovani agricoltori”, mostrano l’insediamento in agricoltura di 20.652 giovani imprenditori e un livello di efficacia, in termini di raggiungimento del target previsto, pari al 78%. Anche in questa programmazione i tassi di realizzazione sono piuttosto eterogenei a livello regionale con performance attuative che vanno dal 40% della Calabria al 116% delle Marche. È comunque facile ipotizzare che i dati inerenti all’ann 2023 accorcino le distanze rispetto a quanto ipotizzato in fase di programmazione.

Sotto l’aspetto finanziario, il confronto delle risorse programmate con quelle della programmazione 2007-2013 evidenzia otto tra Regioni e Province autonome che hanno deciso di puntare sull’imprenditoria giovanile, destinando all’intervento un maggiore plafond finanziario. Si tratta, in particolare, di variazioni in aumento pari a oltre il 150%, e quattro di queste realtà sono prevalentemente montane (le due Province autonome di Bolzano e Trento, la Basilicata e il Friuli-Venezia Giulia), ovvero aree caratterizzate da maggiori svantaggi naturali e infrastrutturali dove sono maggiormente presenti i fenomeni di spopolamento e di abbandono dei terreni.

Le scelte regionali

Per superare i limiti dell’attuazione delle precedenti programmazioni, l’intervento dedicato all’insediamento dei giovani agricoltori (SRE01) nel Piano Strategico della Pac (Psp) è stato elaborato a livello centrale dal Masaf, condividendo con le regioni una cornice che contenesse gli elementi attuativi comuni. Le singole regioni hanno quindi avuto la possibilità di meglio declinare l’intervento attraverso una serie di elementi di regionalizzazione inseriti in una cornice di criteri di ammissibilità, obblighi e impegni comune per tutto il Paese. Tuttavia, il rischio è di aver lasciato uno spazio di manovra eccessivo, arrivando ad avere troppe differenze che potrebbero condizionare i livelli di implementazione dello strumento a livello territoriale. A ben vedere, il ventaglio degli elementi di regionalizzazione inseriti è talmente ampio che appare difficile fornirne una sintesi (tab. 3).

Un primo aspetto generale da sottolineare è che l’intervento di primo insediamento è stato attivato in tutte le regioni sebbene le differenze, in termini di risorse, siano notevoli in valore assoluto e, in alcuni casi, anche in termini di incidenza rispetto alla dotazione complessiva delle risorse disponibili per ciascuna regione (tab. 4).

Osservando la struttura della scheda d’intervento, le prime differenziazioni si ritrovano sulla scelta di adottare o meno il cosiddetto pacchetto giovani. La maggior parte delle regioni ha preferito attivare l’intervento in maniera autonoma, ritenuta più semplice dal punto di vista amministrativo. Solo la metà, infatti, ha adottato il pacchetto giovani, combinando in maniera integrata l’intervento di primo insediamento con altri, prevalentemente legati agli investimenti con opzioni libere o obbligate o attraverso un accesso prioritario.

I principi di selezione sono stati esplicitati da tutte le regioni e verranno tradotti in criteri di selezione approvati dagli appositi comitati di sorveglianza regionali. Anche in questo caso, la variabilità è notevole prevedendo principi riferiti al profilo del beneficiario e del cedente, contenuti del business plan e caratteristiche aziendali, localizzazione dell’azienda ma anche indirizzo produttivo e modalità di insediamento distinguendo tra la forma di subentro e l’ipotesi di start-up.

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Nondimeno, è sui criteri di ammissibilità dei beneficiari che le regioni hanno maggiormente esplicitato le loro esigenze specifiche. Ad esempio, la definizione di giovane agricoltore, fornita a livello regolamentare e recepita dal Piano Strategico della Pac, è stata arricchita da elementi di regionalizzazione soprattutto per quanto riguarda i requisiti di formazione e competenza professionale, il concetto di insediamento in qualità di capo azienda e le tempistiche necessarie per il conseguimento dei requisiti.

Restando nei criteri di ammissibilità, solo 8 regioni (Abruzzo, Piemonte, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Puglia e Provincia autonoma di Trento) hanno previsto la concessione di premi multipli pur con sensibili differenze procedurali, ma quasi tutte le regioni hanno definito soglie minime o massime (o entrambe) di Produzione standard (Ps) tagliando fuori dai benefici imprese economicamente considerate non sostenibili o già troppo solide.

Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Puglia, Sicilia, Umbria e la Provincia autonoma di Trento non hanno sentito la necessità di inserire criteri di ammissibilità addizionali rispetto a quelli già statuiti a livello nazionale mentre le altre hanno introdotto ulteriori oneri e vincoli come, ad esempio, l’ottenimento della qualifica di Imprenditore agricolo professionale (Iap) o l’impossibilità di avere redditi extra-agricoli.

Tutte le regioni hanno reso obbligatorio la presentazione di un piano aziendale la cui conclusione deve avvenire entro un intervallo di tempo che va da un minimo di 24 mesi, ai 36 (per la maggior parte delle regioni) fino ai 42 mesi dalla concessione del beneficio per la sola Valle d’Aosta. Anche in questo caso lo scenario è eterogeneo: non mancano le realtà che hanno inserito obblighi aggiuntivi introducendo, ad esempio, una precisa tempistica per l’avvio del piano aziendale, quote minime di investimento oppure di forme di tutoraggio e assicurazione.

Tra gli impegni dei giovani beneficiari del premio c’è quello di condurre l’azienda agricola per un periodo di tempo minimo, stabilito in prevalenza in cinque anni. Però anche in questo caso esistono delle differenze di durata dell’impegno (ad esempio, nel caso della Lombardia la durata è di dieci anni), e diversità rispetto al momento a partire dal quale calcolare l’impegno (dalla data di notifica del provvedimento di erogazione del saldo, dalla data di concessione del premio, o dalla data di decisione di concessione dell’aiuto). Impegni aggiuntivi rispetto a quelli contenuti nella scheda sono previsti da 14 regioni.

L’ultimo elemento della scheda riguarda il premio di insediamento che verrà concesso da tutte le regioni come importo forfettario, senza ricorrere ad alcuno strumento finanziario, concesso in due o più rate (solo Bolzano e Veneto hanno previsto un unico pagamento). L’entità del premio è fortemente variabile tra le regioni, comunque sempre inferiore ai 100mila euro di massimale (tab. 5), e calcolato in funzione di parametri legati alla localizzazione o alle condizioni socioeconomiche.

In ordine sparso

L’elaborazione da parte del Masaf di una scheda di intervento contenete elementi comuni avrebbe dovuto permettere di superare eccessive differenze attuative non legate a evidenti e oggettive specificità regionali, favorendo una maggiore uniformità di applicazione. Il forte sentiment regionale espresso, rappresentato dai molteplici elementi inseriti nella versione definitiva dell’intervento, potrebbe mettere a rischio l’efficacia e vanificare il tentativo perseguito di una maggiore uniformità.


Il pacchetto giovani nei Csr 2023-2027

Il pacchetto giovani è uno strumento che supporta la realizzazione del piano aziendale offrendo al giovane la possibilità di usufruire, oltre al premio di primo insediamento, della combinazione integrata di più misure di intervento rivolte alla competitività, all’innovazione, alla diversificazione delle attività aziendali e alla sostenibilità ambientale.

 

Primo insediamento, il ricambio generazionale non c’è - Ultima modifica: 2024-03-04T08:24:38+01:00 da K4

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