Puntare sull’agricoltura sociale come modello vincente per prevenire e contrastare il fenomeno del caporalato, arginare le agromafie e promuovere processi virtuosi di inclusione e re-inserimento socio-lavorativo dei migranti, attraverso la creazione e il potenziamento di una rete nazionale di collaborazioni multisettoriali e integrate tra mondo agricolo, servizi sociosanitari, settore della formazione e dell’accoglienza. Questo l’obiettivo generale del progetto “Rural Social ACT”, presentato a Roma nell’Auditorium Giuseppe Avolio di Cia-Agricoltori Italiani.
Politiche e azioni comuni contro il lavoro nero
Il progetto - che si inserisce nel Piano triennale di contrasto al caporalato, in attuazione della legge 199/2016, finanziato dal Fondo Fami e dal ministero del Lavoro, supportato dal Forum nazionale agricoltura sociale - vede Cia come capofila, insieme a 30 partner, tra Reti nazionali, cooperative, consorzi, Ong e associazioni. Tutti uniti per attivare politiche e azioni comuni contro il lavoro nero, promuovendo la Rete del lavoro agricolo di qualità e valorizzando il ruolo dell’agricoltura sociale, come esempio di sviluppo territoriale che unisce sostenibilità economica e legalità, inclusione, qualità, capace di contrastare il caporalato e arginare le agromafie, sviluppando filiere etiche e innovative forme di distribuzione.
Rural Social Act, attivo in 12 regioni del Centro-Nord
Rural Social ACT sarà attivato in 12 regioni del Centro-Nord (Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio) e 17 saranno le aree territoriali in cui verranno istituite le unità mobili, che agiranno insieme agli sportelli informativi Cia, per favorire l’emersione e la presa in carico di persone in condizioni di sfruttamento lavorativo, offrendo supporto e consulenza alle vittime del caporalato, grazie a una equipe multidisciplinare (mediatore linguistico-culturale, agente di sviluppo territoriale, operatore sociale).
Previsti, quindi, percorsi di formazione per operatori e mediatori, con l’aggiornamento delle competenze in materia, e laboratori di occupabilità per i migranti, incrementando le conoscenze in ambito agricolo e consolidando le buone prassi di agricoltura sociale.
Le aspettative concrete nell'immediato
Le aspettative concrete nell’immediato, evidenzia Cia, sono: 240 cittadini di Paesi Terzi coinvolti nel progetto direttamente e mille indirettamente, 150 imprese agricole impegnate sui territori e 100mila persone raggiunte con la rete di collaborazione tra i partner, che sono stati scelti proprio per la loro capacità di essere trasversali e complementari in termini di competenze e di saperi.
«Agricoltura sociale, modello di sviluppo territoriale sostenibile»
«Promuoviamo modelli virtuosi e pratiche leali che non prevedono alcun tipo di sfruttamento, favorendo il rafforzamento dell’agricoltura sociale come modello di sviluppo territoriale sostenibile ed etico -ha detto in conferenza stampa il coordinatore nazionale di Rural Social ACT, Corrado Franci-. Contestualmente, vogliamo coinvolgere l’opinione pubblica, accrescendo la consapevolezza dell’importanza delle scelte di acquisto del singolo consumatore per contrastare il caporalato e rafforzare reti e filiere agroalimentari eque, controllate e inclusive».
«Approccio multifunzionale indispensabile per ottenere risultati»
«Il valore aggiunto di questo progetto sta in tre aspetti fondamentali -ha aggiunto il direttore generale di Cia, Claudia Merlino-. Prima di tutto il metodo, sviluppando un approccio multifunzionale e multistakeholder, che è indispensabile per ottenere risultati in questo campo. Secondo aspetto la tempistica, vale a dire un anno, che richiede azioni concrete e incentivi. Terzo aspetto l’obiettivo del progetto, cioè il contrasto al fenomeno del caporalato, che si fa sostenendo i lavoratori ma anche le aziende agricole sane, che sono la maggioranza, e che ogni giorno si fanno carico di una parte di responsabilità sociale garantendo un lavoro giusto e dignitoso, nonostante il contesto complesso, segnato da un aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime, concorrenza sleale, effetti dei cambiamenti climatici».
Per approfondire: Rural Social Act_Presentazione
Le principali attività del progetto
– Favorire l’emersione e la presa in carico integrata delle persone vittime dello sfruttamento lavorativo, attraverso l’attivazione di sportelli e unità mobili;
– Sviluppare percorsi di inclusione lavorativa dei migranti nel settore agricolo, anche a partire dalle reti solide di collaborazioni territoriali esistenti;
– Valorizzare l’imprenditoria eticamente impegnate al contrasto dello sfruttamento, dando il giusto riconoscimento agli imprenditori che si sono fatti carico di una parte di responsabilità sociale garantendo un lavoro giusto, dignitoso e dall’elevato impatto sociale.
La cabina di regia
La governance multilivello di Rural Social ACT, che continuerà la sua campagna di comunicazione attraverso 12 seminari territoriali, da svolgersi nell'arco di un anno, sarà affidata a una vera e propria cabina di regia nazionale, che comprende Cia-Agricoltori Italiani, Crea-Consiglio per la ricerca in agricoltura, Agricoltura Capodarco, Cnca-Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza; Consorzio Idee in Rete; CReA Onlus e NCO-Nuova Cooperazione Organizzata.