Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato una profonda riorganizzazione dell’istruzione e della formazione tecnologica. La notizia richiama una particolare attenzione da parte di tutti i soggetti politici, istituzionali e sociali. In passato, simili iniziative si sono spesso arenate di fronte alle contraddizioni e all’autoreferenzialità della scuola stessa.
È ancora presto addentrarci nella valutazione di merito della proposta, in quanto, Valditara ha elencato solo i punti cardine che la dovrebbero caratterizzare. Di certo un cambiamento è necessario e urgente. I mali della scuola italiana hanno raggiunto un livello tale che anche l’Europa ha ritenuto di vincolare l’erogazione del Pnrr all’attuazione delle riforme strutturali per il Paese e quella dell’Istruzione è la madre di ogni riforma.
Condivido il tentativo di raccordare i percorsi scolastici e formativi. Una connessione che in una visione di filiera sappia valorizzare la formazione e l’istruzione professionale di competenza regionale con la formazione tecnica di competenza dello Stato.
Nel merito dell’annuncio riscontro numerose novità positive, soprattutto in quei principi che aprono la scuola a una simbiotica relazione con il territorio, con i lavori, con la società e le esperienze di professione e di vita. Quest’idea di campus dove le attitudini dei ragazzi possono essere seriamente orientate verso l’istruzione tecnologica o la formazione professionale, che attraverso modelli di politiche attive del lavoro accompagnino lo studente verso quel vivere il lavoro come valore della vita, oppure quella degli Its Academy, può favorire l’avvio di una nuova stagione della nostra scuola.
Anteprima di Terra e Vita 27/2023
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Non è marginale l’annuncio del Governo di voler rilanciare gli istituti tecnici agrari, non tanto per gli iscritti che appaiono insufficienti a rispondere alle reali necessità di modernizzazione dell’agricoltura, ma in quel ritorno al futuro nel quale imprese e professioni intellettuali si arricchiscono di soggetti che ne promuovono il ricambio generazionale, l’innalzamento delle competenze atte ad accompagnare uno sviluppo sostenibile.
Le riforme non sono mai facili. Quelle della scuola nascono e si affermano in un contesto di dinamiche che la sappiano collocare autorevolmente dentro i processi evolutivi della società e la modernità della pedagogia formativa e professionalizzante dei giovani.
Finalmente, gli appelli più volte inoltrati al Mim sull’istituzione di una direzione dedicata all’istruzione tecnica e all’istruzione terziaria sembrano trovare un approdo risolutivo.
Attendiamo il disegno di Legge annunciato dal ministro, consapevoli che il settore primario e le professioni tecniche agricole avranno la responsabilità di mettere sul tavolo tutte le proposte che riconoscano alla scuola agraria l’autonomia gestionale degli istituti, una specificità educativa e professionale, un percorso che potrebbe essere integrato con un periodo di orientamento verso il lavoro, la professione o la scelta terziaria, anche universitaria, uno stretto raccordo fra istituti di ricerca e scuole tecniche agrarie che valorizzi i loro patrimoni aziendali e impegni gli studenti in progetti di sperimentazione, che riveda l’alternanza scuola-lavoro connettendola alla particolarità delle agricolture e dei territori.
L’annuncio è rivoluzionario, periti agrari e periti agrari laureati daranno il loro contributo nel cantiere aperto per realizzare una grande opera culturale e sociale.
di Mario Braga
presidente del Collegio dei periti agrari e dei periti agrari laureati