Stretto nella morsa del brusco innalzamento dei costi di produzione da un lato e dell’inasprimento dei tassi d’interesse per i prestiti bancari dall’altro, forse mai come in questo periodo il settore primario italiano ha fame di liquidità. Se a questo aggiungiamo un irrigidimento delle valutazioni del merito creditizio da parte delle banche, anche per rispettare regole imposte dall’Ue, le incognite derivanti dalla volatilità dei mercati dei prodotti agricoli e gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulle rese, si può parlare di tempesta perfetta. Non a caso il credito agricolo di medio-lungo termine è soggetto a un progressivo deterioramento e, di conseguenza, si riducono i prestiti volti a sostenere gli investimenti. Il gap tra domanda e offerta di credito ha raggiunto i 40 milioni di euro l’anno. Una carenza sentita soprattutto al Sud. Il minor sostegno finanziario offerto dal sistema bancario alle imprese meridionali si ricava anche dal rapporto tra il livello degli impieghi e il valore della produzione agricola realizzata. Nelle regioni del Sud e nelle Isole non raggiunge il 50%, mentre varia dal 90% a oltre il 100% per le aziende del Centro-Nord.
Articolo pubblicato sulla rubrica Primo Piano di Terra e Vita
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Le scelte dell’Italia con il Psp
Per fronteggiare tale scenario la riforma della Pac per il periodo 2023-2027 riafferma l’importanza degli strumenti finanziari (garanzie e prestiti, in particolare), abbinati al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), per aumentare la capacità delle imprese di accedere ai finanziamenti di cui hanno bisogno per sviluppare la propria attività.
Considerate le otto macro tipologie di intervento attuabili nella nuova programmazione, quelli che nel quadro giuridico (Reg. Ue 2021/1060) sono stati individuati come potenzialmente attivabili con strumenti finanziari sono i seguenti:
- Investimenti (compresi quelli per l’irrigazione);
- Insediamento di giovani agricoltori e start-up di imprese rurali;
- Cooperazione (compreso Leader);
- Gestione del rischio;
- Scambio di conoscenze e informazioni
A livello italiano, la scelta compiuta con il Piano Strategico Pac (Psp), prevede come interventi privilegiati per il sostegno attraverso gli strumenti finanziari gli investimenti produttivi e quelli con finalità ambientale nelle aziende agricole, nella trasformazione, nella commercializzazione e nello sviluppo di prodotti agricoli e l’insediamento giovani agricoltori, così come previsto negli interventi SRD01 (Investimenti produttivi agricoli per la competitività delle aziende agricole), SRD02 (Investimenti nelle aziende agricole per la diversificazione in attività non agricole), SRD13 (Investimenti per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli) e SRE01 (Insediamento giovani agricoltori).
L’obiettivo è consentire la realizzazione di progetti di investimento che, senza il supporto dello strumento finanziario, potrebbero non avere accesso al finanziamento per mancanza di garanzie personali, progetti molto innovativi e quindi rischiosi dal punto di vista degli operatori bancari, capi azienda giovani che potrebbero incontrare maggiori difficoltà di accesso al credito, ecc. L’utilizzo degli strumenti finanziari consente una maggiore assunzione di rischio da parte dei finanziatori privati grazie alla condivisione con le autorità pubbliche.
Ai sensi dell’art. 2, punto 18, del Reg. (Ue) 2021/1060, i destinatari finali del sostegno fornito dallo strumento finanziario sono le imprese agricole e agroalimentari che rientrano nella categoria di Pmi.
I vantaggi per gli agricoltori
I vantaggi per gli agricoltori variano a seconda della tipologia di strumento:
- nel caso di garanzie, ciò può comportare un tasso agevolato sul prestito sottostante, una riduzione delle garanzie personali richieste al mutuatario, un costo ridotto della garanzia, minori spese di amministrazione, maggiore assunzione di rischi da parte della banca, condizioni preferenziali sui rimborsi differiti ecc.;
- per quanto riguarda gli strumenti di prestito, ciò può comportare un prestito a tasso agevolato rispetto alle condizioni di mercato o addirittura a tasso zero, una riduzione delle garanzie personali, condizioni preferenziali sui rimborsi differiti e sulla scadenza dei prestiti, rimborsi di parte degli interessi al raggiungimento di obiettivi predefiniti;
- per gli strumenti finanziari combinati in un’unica operazione (sovvenzione e strumento), il vantaggio è quello di motivare il beneficiario a raggiungere gli obiettivi definiti dalle politiche pubbliche.
Una vecchia novità
Gli strumenti finanziari sono stati applicati per la prima volta allo sviluppo rurale nel periodo di programmazione 2000-2006 e poi estesi al periodo 2007-2013, al fine di sostenere gli agricoltori e le piccole e medie imprese rurali nella copertura della quota di finanziamento privato per i programmi di investimento. Tuttavia, e nonostante i riconosciuti vantaggi associati al loro utilizzo, non sempre tali strumenti hanno funzionato come previsto e l’impatto complessivo ne è risultato piuttosto limitato (vedi Terra è Vita n. 31/2018).
L’analisi di contesto dei 21 Psr del periodo 2014-2022 restituisce la fotografia di un settore agricolo nazionale caratterizzato da una serie di debolezze strutturali (alti costi di avviamento, piccola dimensione aziendale, accesso limitato alla terra, frammentazione delle filiere, alta percentuale di anziani tra i titolari, basso grado di innovazione, ecc.) che, in aggiunta alle difficoltà di accesso al credito, hanno un impatto sullo sviluppo delle imprese agricole e delle aree rurali, limitandone gli investimenti. In altre parole, potremmo dire che una fetta considerevole del settore agricolo in Italia, compreso l’agroalimentare, è affetta da nanismo strutturale-organizzativo con un elevato grado di frammentazione, inefficienza della filiera, basso livello di istruzione dei lavoratori agricoli e scarsa propensione all’innovazione.
Per rispondere ai fabbisogni del settore, 16 Regioni hanno previsto nei loro Psr l’attuazione di strumenti finanziari, al fine di migliorare l’accesso al credito per le imprese agricole e forestali, soprattutto quelle gestite da giovani agricoltori. Tuttavia, malgrado l’evidente divario tra domanda e offerta di credito a livello regionale, le previsioni iniziali non sempre si sono concretizzate in una effettiva attuazione. A oggi, gli strumenti finanziari risultano attivi solo in dieci Regioni (tab. 1).
Considerando le risorse comunitarie e il cofinanziamento nazionale, il valore degli strumenti finanziari a disposizione degli agricoltori italiani ammonta a circa 122,2 milioni di euro, di cui il 71,4% è stato programmato nelle regioni del Centro-Nord. Nel complesso, si tratta di un ammontare di risorse inferiore all’1% del totale delle risorse Feasr per il periodo 2014-2022, un dato che suggerisce cautela da parte delle amministrazioni regionali, nonostante i potenziali vantaggi associati agli strumenti finanziari (in particolare, l’effetto rotativo e l’effetto leva).
Nuova Pac, le mosse delle Regioni
Le Regioni che finora hanno manifestato l’intenzione di utilizzare gli strumenti finanziari per il periodo 2023-2027 sono Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana. Rispetto al periodo 2014-2022 ci sono quindi delle new entry (Abruzzo e Sicilia), mentre Calabria, Piemonte e Umbria hanno valutato di non proseguire su questa strada. Sono però solo due, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia, quelle dove saranno operativi già dal prossimo anno. Le altre seguiranno con tempi medio-lunghi.
La progettazione degli strumenti finanziari Feasr richiede un processo chiaro e le autorità di gestione devono seguire una serie di fasi essenziali per la costituzione di un nuovo fondo. L’avvio scaglionato delle Regioni eviterà di creare ritardi nella fase di avvio degli interventi.
Al centro delle strategie regionali c’è il rifinanziamento, anche attraverso risorse nazionali e regionali, delle tipologie di strumenti che hanno finora dimostrato maggiore efficienza, ed effetti di attivazione delle risorse finanziarie pubbliche e private. Si tratta, in particolare, del fondo di credito, uno strumento flessibile e perciò orientabile verso porzioni del sistema imprenditoriale che sono al contempo più meritevoli e più soggette a razionamento (start-up, progetti innovativi ecc.).
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Il caso del Friuli-Venezia Giulia
Nel caso del Friuli-Venezia Giulia è previsto il ricorso allo strumento esistente, il Fondo di rotazione per interventi nel settore agricolo, istituito per supportare le attività economiche duramente colpite dal terremoto del 1976. Il Fondo divenne operativo alla fine del 1985 e, senza interruzioni, proseguì la sua attività fino al 2016, quando venne inserito nel Psr 2014-2020 come strumento finanziario.
Forte di un’esperienza trentennale, il fondo può contare su una struttura di coordinamento consolidata e interna all’amministrazione regionale, oltre che su adeguati sistemi informatici condivisi con il sistema bancario di riferimento, capaci di garantire bassi costi di set-up, così come sul know-how accumulato in termini di iter operativi: tutti fattori che contribuiscono a una maggiore velocità nell’erogazione dei prestiti al mondo agricolo.
La filiera degli attori coinvolti, oltre all’amministrazione regionale e alle imprese agricole che beneficiano delle risorse del fondo di rotazione, si basa su una rete di istituti bancari con un forte radicamento sul territorio in grado di fornire assistenza e sensibilizzare i potenziali beneficiari finali.
Attraverso la fornitura di prestiti agevolati rispetto alle condizioni di mercato, lo strumento finanziario regionale persegue il raggiungimento degli obiettivi relativi al miglioramento delle prestazioni e della competitività delle aziende, lo sviluppo di nuovi prodotti e la diffusione di innovazioni per un’agricoltura più sostenibile. Lo strumento è considerato dalle imprese come un’opportunità di accesso al credito rapida ed efficace. Rappresenta un’alternativa sia al tradizionale contributo in conto capitale, storicamente utilizzato per sostenere il settore agricolo, sia al contributo in conto interessi, che consiste nell’erogazione di uno sconto sul costo di un normale prestito bancario. Nel periodo 2017-2021, cioè da quando è stato inserito nel Psr del Friuli Venezia Giulia, sono 626 le aziende agricole beneficiarie di finanziamenti agevolati per 126,6 milioni di euro (parte Feasr). Oltre un terzo delle risorse è impegnata per l’anticipo delle spese di funzionamento nell’ambito degli aiuti di Stato (35,15%), seguono gli investimenti produttivi, quelli per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e per i giovani agricoltori insediati in aree montane.
I prestiti fino a tre milioni di euro possono coprire il 100% degli investimenti ammissibili e sono a tasso zero per il contributo del Fondo prestiti Feasr. L’intermediario finanziario può aggiungere fino al 50% a ciascun prestito, a un tasso di mercato, e assumersi il rischio per ogni operazione.
tab. 1 Fondi per strumenti finanziari nei Psr 2014-2022 |
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Regione | Risorse totali Psr(a) | Totale risorse destinate agli strumenti finanziari (b) | % di strumenti finaiziari sul totale (b/a) | Misure Psr | Tipologia di fondo | |||
Implementate con strumenti finanziari | Pianificate ma non implementate | Fondo multiregionale di garanzia* | Garanzia | Prestito | ||||
Calabria | 1.452.496.822 | 10.000.000 | 0,69 | 4.1-4.2 | ||||
Campania | 2.373.937.508 | 10.000.000 | 0,42 | 4.1-4.2 | ||||
Emilia-Romagna | 1.583.136.389 | 6.000.000 | 0.38 | 4.1-4.2 | ||||
Friuli-V. Giulia | 398.600.812 | 16.100.000 | 4,04 | 4.1-4.2 | ||||
Lombardia | 1.543.418.831 | 35.351.800 | 2,29 | 4.2 | ||||
Piemonte | 1.457.802.805 | 5.000.000 | 0,34 | 4.1-4.2 | ||||
Puglia | 2.067.465.245 | 10.000.000 | 0,48 | 4.1-4.2 | 6.4 | |||
Toscana | 1.291.647.585 | 9.845.500 | 0,76 | 4.1-4.2 | ||||
Umbria | 1.195.326.465 | 5.000.000 | 0,42 | 4.1-4.2 | 6.1-6.4 | |||
Veneto | 1.561.242.135 | 15.000.000 | 0,96 | 4.1-4.2 | ||||
Totale | 14.925.074.595 | 122.297.300 | 0,82 | -- | ||||
Fonte: elaborazione degli autori su dati regionaliNote: (*) Garanzia illimitata per la quale il prestito assistito può essere pari al 100% del valore dell’investimento; () misura attuata misura pianificata ma non attuata |