Soluzioni identificatrici di quell’agricoltura potenziata dalle tecnologie digitali grazie alle quali le imprese hanno la possibilità di vedere concretizzarsi percorsi di innovazione in grado di valorizzare i dati raccolti al fine di favorire uno sviluppo non solo rispettoso dell’ambiente ma sostenibile anche dal punto di vista economico e sociale.
È il caso, ad esempio, dei macchinari agricoli connessi a Internet e in grado di trasmettere dati circa il loro “stato di salute”, comunicando in anticipo quando un’attrezzatura smetterà di funzionare in modo corretto, o rispetto ai parametri rilevati dal suolo o dalle piante, con l’obiettivo di abilitare le analisi predittive sulla produttività di un certo terreno e coltivazione colturale.
«In un settore tradizionale come quello agricolo – afferma Alfonso Fuggetta, Ceo del Centro di Trasferimento Tecnologico 4.0 Cefriel, punta di eccellenza per l’innovazione del Politecnico di Milano – introdurre un percorso di innovazione lungo la catena di valore del dato consente alle imprese di offrire nuovi servizi di business, ridurre sprechi e inefficienze e ottimizzare il ciclo di produzione».
Articolo pubblicato su Terra e Vita 33/2021
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Macchine connesse e dialoganti
Cloud, Internet delle cose (IoT), Data Analysis e Intelligenza artificiale stanno diventando parole sempre più diffuse pure in ambito agroalimentare.
I trattori e le macchine da raccolta, dotati di sensoristica, raccolgono dati. Dati sul terreno che stanno lavorando o sulle colture alle quali si avvicinano; dati sul meteo e sui valori di inquinamento dell’aria e dell’acqua; dati sullo stato di usura dei componenti meccanici che utilizzano.
Una quantità grande, variegata e in continua evoluzione di dati che, attraverso la connessione a Internet, viene memorizzata in uno spazio “virtuale”, ovvero in cloud. Una mole di informazioni che, se non analizzata, gestita, e soprattutto utilizzata per prendere decisioni, rappresenterebbe soltanto un costo per l’impresa.
«In generale – spiega Fuggetta –, la valorizzazione delle informazioni costituisce un’opportunità imperdibile per migliorare la qualità dei servizi, dei processi e dei prodotti delle imprese». «Questo percorso può avvenire lungo due direzioni complementari. Da un lato, infatti, è possibile ridurre o cancellare problemi, fatiche - pains in inglese - che frenano il funzionamento dell’impresa. Per esempio, è possibile ridurre i ritardi o le incertezze nei processi aziendali dovuti alla mancanza di informazioni coerenti e aggiornate».
Zero pains tutto gains
«Dall’altro – continua – la valorizzazione delle informazioni può abilitare nuove modalità di interazione all’interno dell’impresa e tra l’impresa ed i suoi interlocutori».
In questo senso, Cefriel ha sviluppato un modello, chiamato “Impresa 0-100” per aiutare le imprese ad azzerare i propri pains (gli “zeri”) e a massimizzare (i “100”) le proprie ambizioni e i propri obiettivi (i gains, o guadagni). «È un approccio sistematico e ragionato per affrontare sfide così complesse e delicate in modo organico e pragmatico».
Ecosistemi digitali, i vantaggi per le imprese
Nel sistema informativo pensato da Cefriel le macchine diventano parte dell’ecosistema informativo che aiuta gli imprenditori a prendere decisioni tempestive per la gestione degli input o per la tracciabilità dei prodotti
Un esempio di infrastruttura digitale mirata alla governance abilitata dai dati è quello di SDF Data Platform, utilizzata da uno dei principali produttori mondiali di trattori e macchine da raccolta.
La piattaforma, sviluppata da Cefriel con intelligenza artificiale IBM Watson e tecnologia IBM Cloud, viene alimentata grazie ai dati raccolti da trattori connessi che vengono non solo memorizzati e conservati, ma elaborati e condivisi in un ecosistema aperto e fruibile dai clienti finali, tramite specifiche applicazioni utili a migliorare l’efficienza operativa delle macchine e ottimizzare l’intero ciclo di produzione delle attività agricole.
I dati, raccolti e condivisi in tempo reale attraverso SDF Data Platform, mettono a disposizione delle imprese agricole, anche di piccola dimensione e non completamente digitalizzate, un sistema semplice e accessibile attraverso il quale ottimizzare le risorse, umane ed economiche, impiegate nella produzione agricola e pianificare e gestire i processi agricoli in modo efficiente.
Particolarità della soluzione è quella di fare da punto di raccolta ed elaborazione dati anche per informazioni provenienti da macchine di produttori diversi, abilitando in questo modo uno scenario multi-vendor per aziende che nella maggior parte dei casi sono dotate di macchine di produttori diversi e non ancora abilitate a “dialogare” tra di loro.
Anche grazie all’applicazione dell’Intelligenza artificiale, la piattaforma permette agli agricoltori di avere visibilità tempestiva sull’utilizzo e il funzionamento dei veicoli aziendali per anticipare guasti o malfunzionamenti che potrebbero causare una riduzione di produttività. I trattori e le macchine da raccolta diventano così parte dell’ecosistema informativo, attraverso il quale l’impresa agricola, connessa in Rete grazie all’IoT, è in grado di prendere decisioni tempestive e basate su dati reali per la gestione delle sementi, dell’acqua, dei pesticidi e dei fitofarmaci, nonché per la tracciatura dei prodotti e delle materie prime o per il monitoraggio del bestiame.
Verso un’agricoltura data-driven
In uno scenario europeo in cui si prevede, nel medio periodo, un aumento della popolazione e della urbanizzazione, con conseguente minore disponibilità di terreni per l’agricoltura, si pensa allo smart farming e all’impiego dei dati per la gestione delle aziende come a due possibili soluzioni in grado di aumentare la resa dei terreni, diminuire i costi di produzione ed essere in linea con il green deal, che richiede all’agricoltura minori emissioni di anidride carbonica e ottimizzazione delle risorse idriche. «Da tempo – ricorda Fuggetta – sentiamo dire che i dati sono “il nuovo petrolio” e che non è possibile per un’azienda ignorare l’enorme potenziale legato alla loro valorizzazione e, al tempo stesso, i rischi derivanti da una gestione delle informazioni carente o slegata dalle dinamiche portanti dell’impresa».
«Non si tratta solo di retorica o di considerazioni che si applicano a grandi imprese, magari del settore tecnologico. Ogni azienda, anche agricola, può e deve trovare nella valorizzazione dei dati una delle dimensioni essenziali del proprio essere competitiva e all’altezza delle sfide poste dalle evoluzioni del mercato». Non è più semplicemente una questione di moda tecnologica o di approcci adottabili solo dalle aziende più all’avanguardia, quelle che vengono spesso chiamate first movers.
«Oggi ogni azienda deve vivere la sfida del digitale come elemento essenziale del proprio operare. Ritardi o incertezze non significano semplicemente che ci si viene a trovare in una posizione di follower. L’incapacità o la lentezza nel valorizzare dati e informazioni, ridisegnando il business dell’impresa, la possono portare ai margini del mercato e in alcuni casi anche fuori da esso. È una sfida da cogliere con grandissima attenzione».
Articolo pubblicato su Terra e Vita 33/2021