L’80% dei substrati utilizzati nell’Ue per il florovivaismo è torba. Tuttavia il suo utilizzo comporta un aumento dei gas serra e costi notevoli per il trasporto dai lontani luoghi d’estrazione. Per questi motivi si sta pensando a sostituirla in parte o del tutto con compost derivanti da diversi scarti organici, infatti questi sono disponibili in gran quantità, poiché presentano caratteristiche fisico-chimiche ottimali per la preparazione di substrati. In questo contesto s’inserisce una sperimentazione del Dipartimento di Agricoltura, alimentazione e ambiente dell’università di Catania, volta a valutare il compost derivante dai residui di potatura. Sono state pertanto individuate diverse tesi in funzione della quantità di compostato impiegato nel miscuglio. I risultati ottenuti dalla caratterizzazione hanno evidenziato che i miscugli contenenti percentuali crescenti di compost si sono differenziati in maniera significativa dal substrato aziendale di controllo, sia dal punto di vista chimico che fisico. In primo luogo il compost rende i substrati più leggeri e drenanti, con la conseguenza che substrati con un’elevata percentuale di questo richiedono turni irrigui più frequenti e a minore volume. In secondo luogo il compost è risultato essere un’importante fonte di macro e micronutrienti: questi aumentano al crescere della percentuale di compost nel substrato. Infine i ricercatori, per valutare la resa agronomica dei substrati a base di compost, hanno condotto delle prove in serra su Eugenia uniflora “Etna Fire” e Gazania rigens. Per la prima si è osservato come con un impiego crescente di compost nei miscugli fino alla sua sostituzione alla torba non compromette l’accrescimento delle piante, ma richiede la messa a punto di un protocollo che consideri le principali caratteristiche del compost come le proprietà idrologiche, il contenuto di elementi minerali e il pH. Per Gazania rigens invece si può anche arrivare a sostituire in gran parte quando non addirittura totalmente il terriccio con il compost.
Queste ricerche permettono di cercare delle prime alternative alla torba e quindi di aprire la strada per un’agricoltura sempre più sostenibile.
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