Carciofo, in Puglia vittima di clima troppo mite e importazioni eccessive

Carciofo Puglia
Carciofaia nel Brindisino
L’attuale campagna produttiva e commerciale ha risentito, più degli altri anni, di un andamento climatico caldo-umido in autunno e da fine dicembre in poi dell’arrivo di enormi quantità di prodotto nordafricano. I prezzi al produttore, prima discreti, anche se con poco prodotto, dopo sono crollati a 18 centesimi o meno a capolino

Come ogni anno, peggio di ogni anno.

Le sofferenze produttive e commerciali della coltura del carciofo in Puglia sono una costante, che a volte diventano particolarmente evidenti. È il caso di questa campagna produttiva, in cui, nelle aree vocate del Brindisino e del Foggiano, prima il clima particolarmente umido a ottobre e novembre ha fortemente ridotto la produzione, dopo il freddo asciutto ha favorito l’esplosione dell’offerta, che però ha dovuto fare i conti con l’afflusso di grosse quantità di carciofo provenienti da Egitto, Marocco e Tunisia.

Con conseguenze prevedibili: i prezzi al produttore agricolo, buoni in autunno, benché con poco prodotto disponibile, a gennaio sono precipitati a livelli assolutamente non remunerativi.

Carciofo in Puglia legato all’andamento climatico

Nel Brindisino il carciofo ha sofferto, lo scorso autunno, per un clima troppo mite accompagnato da continue piogge

La campagna produttiva e commerciale del carciofo dipende in primo luogo dall’andamento climatico, spiega Pietro Sumerano del Consorzio difesa e valorizzazione delle produzioni agricole della provincia di Brindisi.

«Il clima caldo-umido dello scorso autunno, accompagnato da continue piogge, ha bloccato la crescita delle piante e lo sviluppo dei capolini. Il calo di produzione è oscillato, a seconda dell’area, dal 20% al 60% rispetto alle poche annate senza grossi problemi».

«Le produzioni precoci sono state limitate, anche se hanno spuntato prezzi buoni, dai 30 ai 50 centesimi di euro a capolino. Dalla fine di dicembre in poi, con l’arrivo del freddo asciutto e non molto intenso, le carciofaie si sono riprese, la produzione è salita, l’offerta è cresciuta ma si è scontrata con l’arrivo dall’estero di montagne di capolini, che hanno fatto crollare i prezzi a 18 centesimi a capolino!».

Difficile dire se nel Brindisino conviene coltivare carciofo

Carciofaia a Brindisi
Il capolino del carciofo "Brindisino", se a ottobre e oltre il clima decorre troppo mite, finanche caldo,  tende ad aprirsi, dando l’impressione, a chi non conosce questa varietà, di essere fiorito all’interno e quindi vecchio: invece dentro è buonissimo

Conviene, dunque, coltivare carciofo nel Brindisino? Per Francesco Corrado, del Vivaio F.lli Corrado di Torre Santa Susanna (Br), specializzato nella produzione di piantine certificate di carciofo, «è una domanda alla quale è difficile rispondere. La nostra è terra vocata per la coltivazione del carciofo».

«La nostra varietà tipica, la “Brindisino”, valorizzata da alcuni anni anche attraverso l’Igp, si presta bene sia per il consumo fresco sia per l’industria. Comincia a produrre a ottobre-novembre e prosegue fino a maggio con i carciofini per l’industria, garantendo un’ottima resa, almeno 30-35 capolini per pianta. Ha però un piccolo difetto».

«Se a ottobre e oltre il clima decorre troppo mite, finanche caldo, il capolino tende ad aprirsi, dando l’impressione, a chi non conosce questa varietà, di essere fiorito all’interno e quindi vecchio: invece dentro è buonissimo. Lo scorso autunno il clima troppo mite ha favorito l’apertura dei pochi capolini presenti in campo, creando un ulteriore problema. Adesso il freddo asciutto consente di produrre molti capolini ben chiusi».

«Ma l’arrivo di carciofo nordafricano, peraltro di dubbia qualità, sta rovinando il mercato. Ecco perché è difficile dire se coltivare carciofo nel Brindisino conviene! Le potenzialità ci sono tutte, ma ogni anno, fra clima pazzo e importazioni selvagge, i problemi non mancano».

Anche nel Foggiano produttori di carciofo in difficoltà

Le difficoltà non mancano neanche nel Foggiano, altro territorio pugliese vocato alla coltivazione del carciofo. Nella foto capolini della varietà ""Francesino" (fonte Biodiverso)

Le difficoltà non mancano neanche nel Foggiano, altro territorio pugliese vocato alla coltivazione del carciofo. Per Tommaso Tomaiuolo, che ne coltiva 10 ha in agro di Manfredonia, «ogni anno ci dobbiamo confrontare con un clima e un mercato diversi».

«Il carciofo foggiano, della varietà che noi chiamiamo “Francesino”, se il clima permette, va forte nelle produzioni precoci, dai primi di ottobre a metà novembre. Se però in questi due mesi piove o comunque c’è troppa umidità, si sviluppano malattie come l’oidio e la peronospora».

«Quest’anno le rese sono state basse e i prezzi abbastanza alti, ma poco utili con un’offerta molto ridotta. Comunque ce la siamo cavata discretamente per il fatto che da metà novembre a fine dicembre l’offerta di carciofo siciliano è stata molto modesta: le alluvioni hanno devastato la Sicilia proprio nei mesi in cui suole offrire un prodotto di alta qualità!»

«A gennaio il clima freddo asciutto ha aggiustato le carciofaie foggiane, ma dopo Natale anche il mercato della nostra provincia è stato invaso dai carciofi tunisini ed egiziani. Il prezzo è piombato da 30-35 centesimi ad appena 18 centesimi a capolino, anche meno. Ma se togliamo le carciofaie che cos’altro dobbiamo coltivare?».

Carciofo, in Puglia vittima di clima troppo mite e importazioni eccessive - Ultima modifica: 2022-01-16T11:59:44+01:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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