Costruire una filiera dei big data con informazioni raccolte da tutte le fonti disponibili lungo il processo produttivo di tre colture: pero, kiwi e spinacio. Dai quaderni di campagna alla sensoristica avanzata (Iot), dalle serie storiche delle banche dati pubbliche (come dati meteo, dati Istat e immagini satellitari), oppure fonti private. Sia nella fase di campo, sia in post raccolta. I dati raccolti andranno ad alimentare una piattaforma informatica capace di elaborarli e restituire informazioni utili a tecnici e agricoltori per prendere le decisioni più corrette in fatto di irrigazione e fertilizzazione. Inoltre, sempre attraverso i dati, cercare di prevedere alcuni fenomeni.
Questo, in estrema sintesi, lo scopo del progetto biennale Agro.big.data.science che ha come capofila il Crpv Lab di Faenza ed è cofinanziato dal Por-Fesr 2014-2020 asse 1 azione 1.2.2. I partner sono le università di Bologna e Piacenza, oltre ad alcune delle più importanti imprese ortofrutticole dell'Emilia-Romagna come Apofruit, Apoconerpo e Agrintesa. Il progetto, iniziato nel 2019, è a metà del suo percorso.
Big data, le esigenze delle aziende agricole
Il progetto è nato dal bisogno espresso da diverse realtà produttive di trarre dalla mole di dati in loro possesso il maggior numero di informazioni, utili per prendere decisioni nella maniera più oggettiva possibile, soprattutto in ambiti in cui la filiera produttiva è caratterizzata dalla presenza di diverse imprese, tipica del mondo cooperativo organizzato a cui si rivolge prioritariamente il progetto. L’aumento delle performance di sostenibilità economica e ambientale delle filiere agroalimentari, passa soprattutto attraverso un uso più intelligente di dati e informazioni.
Le aziende chiedono di avere un’app per facilitare la comunicazione tra tecnici e agricoltori, avere a disposizione qualcosa che possa aiutare a prevedere le rese, consolidare da un punto di vista quantitativo le diverse tipologie di dati per poter operare in maniera sempre più sostenibile.
Lo stato di avanzamento del progetto
Il progetto è diviso in cinque fasi. La prima è stata l'analisi delle filiere produttive e la comprensione dei dati. La seconda è stata la progettazione della piattaforma in grado di raccogliere e interpretare i dati. È stato poi costituito un team multidisciplinare che riesca a dare una corretta ed esaustiva interpretazione dei dati per renderli più leggibili e applicabili dagli agricoltori. È composto da agronomi, informatici e tecnologi alimentari. Seguirà una fase di test della piattaforma e, infine, la validazione dei risultati.
Lo sviluppo che ci si attende dal progetto: mediante l’utilizzo dell’agricoltura di precisione si vuole aumentare la sostenibilità ambientale, sia in campo che lungo tutta la filiera agroalimentare. Inoltre si cercherà di accrescere il numero di azioni che è possibile svolgere da remoto, migliorare la gestione delle relazioni di filiera e generare nuove relazioni di mercato e portare a valore i risultati a livello industriale.
Gestione dell’irrigazione e della fertilizzazione azotata sono i due ambiti dove il progetto sta già lavorando in campo e quindi per i quali esistono già risultati. Ma la piattaforma, una volta completata, potrà fornire informazioni precise sulla difesa e sulle epoche di raccolta.
In pratica si calcolano tempi e quantità nei quali i terreni assorbono l’acqua e le sostanze nutritive, poi si fa un confronto con la situazione ottimale stabilita per quel tipo di coltura e si formula il consiglio agronomico per tecnici e aziende agricole. Entro luglio sono previsti i primi consigli irrigui per kiwi e pero, mentre per l'autunno arriveranno quelli per gli spinaci.