Attenzione al benessere degli animali, l'adesione a un disciplinare di produzione per distinguere la qualità delle proprie carni da quelle importate e l'investimento nel biogas. Queste le principali azioni che hanno permesso all'azienda Belluco di Bovolenta (Pd), di crescere molto negli ultimi anni, arrivando oggi a contare 2.000 capi e quasi 400 ettari coltivati. Dal 1962 la famiglia Belluco alleva vitelloni di razza Charolaise e Limusine, acquistati a un peso di 400/450 kg e macellati, a seconda delle esigenze, tra i 680 e i 750 kg. Il benessere degli animali è una priorità su cui i gestori hanno deciso di puntare. All'arrivo i vitelloni vengono controllati dal veterinario dell’azienda, vaccinati, e dopo la prima fase di acclimatamento nel paddock esterno vengono messi per gruppi omogenei nei box all’interno delle stalle, dove trovano una lettiera asciutta (almeno 5 m2 di superficie a disposizione), pulita con frequenza, due abbeveratoi e, quando fa caldo, un sistema di aereazione.
«Oggi – spiega Mauro Belluco uno dei figli dei fondatori – siamo molto attenti anche alla razione che per scelta è a “secco”. Paglia, pastone e farina di mais, soia e una integrazione vitaminica ben bilanciata che ci permette di avere accrescimenti importanti, alte rese e carni chiare e gustose, molto apprezzate dai nostri clienti».
Inoltre, l'azienda ha aderito, tramite l’associazione Unicarve, al disciplinare di produzione del “Vitellone ai creali - Qualità Verificata” della Regione Veneto. «Abbiamo bisogno di distinguere la nostra carne da quelle importate – precisa Belluco – per questo è fondamentale essere uniti: per dar seguito a tutte le azioni di marketing utili a valorizzare al meglio il nostro prodotto». La famiglia sta anche per aprire un proprio punto vendita e promuove le proprie attività sulla rete attraverso Facebook.
Un altro investimento messo in pratica dai Belluco è stato quello nelle energie rinnovabili: nel 2011 è stato attivato il primo impianto di biogas (da 525 kW) e l’impianto fotovoltaico (da 100 kW); nel 2014 il secondo impianto biogas da 300 kW. Non sono impianti particolarmente grandi, ma a misura di stalla. L’80% dell’energia è ricavata a partire dal liquame e dal letame prodotto dai tori presenti in stalla, trasformando quello che veniva considerato un rifiuto in una risorsa che contribuisce a far quadrare i conti dell'azienda.