Applicare tecniche colturali innovative per mitigare gli effetti negativi del riscaldamento globale. Questo è quello che fa l’azienda agricola Castello di Magione in provincia di Perugia, una delle 14 realtà vitivinicole distribuite in varie regioni d’Italia gestite dalla Società Agricola e Vitivinicola Italiana (S.Agri.V.It). Quella di Castello di Magione è una storia millenaria. La costruzione, fulcro dell’azienda, risale agli anni 1150-1170, nata come hospitium, ovvero ricovero, per i pellegrini che si recavano a Roma e/o Gerusalemme e che percorrevano la vicina via Francigena. Nella parte più antica del castello si trova la cappella dedicata a San Giovanni Battista, in stile romanico, all’interno della quale si conservano due affreschi della scuola del Pinturicchio (XVI sec.).
I vigneti dell’Azienda agricola Castello di Magione ricadono nella DOC “Colli del Trasimeno” e si estendono a un’altitudine tra 250 e 350 metri s.l.m., prevalentemente sulle colline a ridosso del lago Trasimeno. Tutti i vigneti sono stati recentemente rinnovati, hanno una densità di impianto di circa 5.000 ceppi ad ettaro e sono costituiti per il 55% con vitigni a bacca nera (Pinot nero, Merlot, Gamay, Cabernet Sauvignon, Sangiovese e Canaiolo), e per il restante 45% con uve a bacca bianca, in prevalenza Grechetto, Chardonnay, Sauvignon blanc e Trebbiano toscano. La nuova cantina ha una capacità di vinificazione di circa 4.000 quintali di uva ed è dotata delle più innovative tecnologie di lavorazione, confezionamento e stoccaggio dei vini.
«La crescente richiesta di vini di qualità con un moderato contenuto alcolico ci ha indotto a sperimentare, fin dal 2007, tecniche colturali innovative in grado di mitigare gli effetti negativi indotti dal global warming - spiega l'amministratore dell'azienda Fabrizio Leoni - tra i quali l'accelerazione dei processi di maturazione dell'uva e l'elevata alcolicità potenziale dei vini, attraverso il controllo dell’accumulo dei precursori dell’alcol etilico, ovvero degli zuccheri fermentescibili nel mosto».
Queste tecniche, quali la defogliazione meccanica in post-invaiatura e l’applicazione di antitraspiranti durante la maturazione dell'uva, consentono un rallentamento dell'accumulo degli zuccheri nel mosto senza variazioni significative a carico del pH e del quadro acidico e fenolico. In particolare, la tecnica della defogliazione meccanica in post-invaiatura, che richiede appena 2,5 ore/ettaro, deve essere effettuata nella parte medio-alta della chioma quando la concentrazione degli zuccheri del mosto è intorno a 14-15 °Brix e prevedere l’asportazione di almeno il 30-35% della superficie fogliare presente sulle viti.
L’applicazione, sempre in post-invaiatura, di un antitraspirante naturale a base di pinolene (Vapor Gard) limita gli scambi gassosi e in particolare l'attività fotosintetica delle foglie. Una volta irrorato, il prodotto evapora nel giro di poche ore, lasciando un sottile film trasparente che permane per circa 40-50 giorni. Una volta degradato, il prodotto consente alla foglia un recupero di funzionalità fisiologica pressoché totale. Anche questa tecnica consente una riduzione dell’accumulo di zuccheri sul mosto e di conseguenza una limitazione nell’alcolicità dei vini finiti.
Nelle annate particolarmente calde e siccitose, quali 2009, 2011 e 2012, entrambe queste tecniche, applicate nelle giuste epoche e con appropriate modalità, hanno consentito all'azienda di superare agevolmente i problemi di eccessiva alcolicità potenziale che le uve di alcuni vigneti manifestavano precocemente, già a partire dalla metà di agosto.