Il ritorno dei giovani all’agricoltura è un fenomeno in crescita, anche grazie agli incentivi. Per stimolarlo ulteriormente l'agritech è un aspetto fondamentale. Accanto a chi lavora direttamente nei campi c’è anche il settore della tecnologia dove dietro un pc si inventano nuove aziende e modelli di business per portare l'innovazione in campagna. È l'agritech tricolore che comprende nomi come Veve, Vertical veggies, azienda del Trentino, che ha l’obiettivo di dare la possibilità di possedere un orto anche a chi di spazio ne ha ben poco. Con le soluzioni ideate da Veve è possibile coltivare duecento piante in un metro quadro. Tutto questo grazie a una specie di torre che consente di posizionare in verticale le piante e nutrirle grazie all’areoponica, una tecnologia che fa arrivare l’acqua direttamente alle radici.
L’orto costa circa 1.500 euro produce fino a duecento chili di verdura l’anno e risparmia il 90% di acqua rispetto all’equivalente coltivazione su terra. Iniziativa simile è quella di Linfa che propone una serra esagonale. Un progetto interamente italiano è quello di Sat Farming che vede l’unione di Bonifiche Ferraresi, la più grande azienda agricola nazionale, e il Cnr. Si tratta di una piattaforma tecnologica integrata che parte dall’uso dei satelliti in agricoltura per analizzare e valutare parametri quali variabilità del suolo, stato della vegetazione, crescita, stress idrico. Sulla base dei dati vengono sviluppati e testati strumenti operativi (come App, mappe, software per trattori) utilizzabili da un’azienda agricola.
Ulivi e droni per l'agritech
Elaisan è invece concetrata sugli ulivi. Grazie a un dispositivo in grado di raccogliere informazioni sul terreno, clima, previsioni meteo e richieste nutritive delle piante permette di ottenere informazioni trasmesse a una piattaforma web ed elaborate grazie all’incrocio con dati agronomici e storici. Semplificare la vita degli imprenditori agricoli è invece l’obiettivo della Multioptic Drone di Gabicce Mare. L’azienda utilizza un drone, ma soprattutto un sensore iperspettrale (ce ne sono quattro al mondo) che permette di ottenere una serie di dati che una volta elaborati generano le mappe di prescrizione. In questo modo l’agricoltore potrà intraprendere solo le attività necessarie e, secondo le stime, risparmiare fino al 20% sui costi complessivi di acquisto delle materie prime.
La serra hi tech di Sfera
L’idroponica è alla base anche dell’idea imprenditoriale di Sfera. La società ha intenzione di costruire una serra high tech di 13 ettari a Gavorrano in Maremma nei pressi di Grosseto per sviluppare l’agricoltura idroponica dove coltivare pomodori, lattughe ed erbe aromatiche. I pomodori saranno privi di nichel, un’allergia che colpisce il 30% delle donne.
Vitigni sempre sotto controllo grazie ai sensori
La salute della vite e dei prodotti ortofrutticoli è il focus di Evja, startup campana che ha creato Opi, un sistema di supporto decisionale per aziende agricole costituito da una rete di sensori che raccoglie dati sulla coltivazione e li invia al sistema centrale. Omica integra sensori, immagini satellitari e piattaforme per incrementare produttività e competitività delle coltivazioni, mentre XNext ha scelto di puntare sui raggi X per la verifica della qualità degli alimenti. Wenda ha scelto come raggio d’azione il mondo del vino ideando un tappo hi tech che registra temperatura, inclinazione e raggi Uv ai quali è sottoposta la bottiglia. Una porzione superiore che copre il tappo, impedisce azioni di refilling (fenomeno assai crescente nei paesi asiatici) ed infine se il device viene tolto, il sistema lo rileva segnalando quindi la possibilità di contraffazione. La app tramite elabora i dati assieme a contenuti di storytelling e marketing caricati e gestiti direttamente dalla piattaforma.
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