La cooperativa GAIA (Gestione Associata Imprese Agricole)
di Senigallia entra nel club degli innovatori di Nova non solo per una gestione
agronomica virtuosa che valorizza il bene terra, ma anche per aver inaugurato
una formula di aggregazione, originale, razionale e di successo, che sta dando
ottimi frutti dal punto di vista economico.
Un sistema originale di liquidazione
Con l'ingresso in Gaia ogni socio mantiene la proprietà del
proprio terreno e quindi la piena libertà di disporne, salvo il fatto che è
obbligato a rimanere in cooperativa per un minimo di quattro anni, rinnovabile
di volta in volta, e gli spetta come ristorno annuale la differenza tra costi e
ricavi dell'intera gestione. Il calcolo del ristorno si basa su un sistema di
punteggi, tarato sulla specificità di ogni terreno conferito, quindi la
ripartizione della cifra relativa al margine da distribuire viene assegnata
senza tener conto del risultato reale di ciascun terreno, ma si basa
sull'andamento di tutta la cooperativa, con il vantaggio di ripartire così i
rischi tra i soci, con una forte valenza mutualistica che tutela il reddito
fondiario.
A quali condizioni si può riproporre?
“La prima condizione per dare vita in Italia ad altre forme
di aggregazione come Gaia, dice Patrizia
Marcellini direttore della
cooperativa, è di tipo culturale: i soci debbono dire “mi aggrego perché
ritengo che da questa formula tutti possiamo trarne un vantaggio”. Le
aggregazioni forzate e non condivise non hanno successo. La seconda e la terza
condizione sono la fiducia ed il
rispetto reciproco: i soggetti cosiddetti “furbi” sono destinati a far fallire
le aggregazioni e di esempi ce ne sono purtroppo davvero tanti in Italia.”
Il contratto di coltivazione è un punto di forza
“La nostra cooperativa ormai da molti anni, dice Marcellini,
opera sul mercato attraverso contratti di coltivazione sottoscritti prima delle
semine ed in particolare va citato il rapporto pluriennale con la Barilla Spa.
Questo metodo di commercializzazione è riuscito a dare maggiore stabilità al
reddito e certezza di collocamento. La determinazione del prezzo di vendita in
pre-semina tiene conto dell'andamento del mercato e anche dei reali costi di
coltivazione sostenuti dalla cooperativa per ottenere un grano duro con
determinate caratteristiche qualitative richieste dal pastificio.
In aggiunta sono previsti premi legati al livello di impurità
della granella, al contenuto proteico, al metodo di conservazione e al peso
specifico”.
Le liquidazioni medie annuali sono in crescita
Le liquidazioni ai soci sono state variabili da 510 (2007) a
670 euro ( 2011) ad ettaro e nel 2012 hanno raggiunto 755 euro/ha. Di grande
importanza il particolare che ogni tipo
di costo è conteggiati in quanto direttamente sostenuto e rilevato, cosa che
non vale per le imprese che non debbono redigere il bilancio e non sostengono
costi per la manodopera. Tutti queste
voci di costo incidono per circa 500 euro per ettaro di cui mediamente 300 per
la sola manodopera.
“E' dunque evidente, conclude Marcellini, che rispetto alle imprese condotte
direttamente dal titolare ci sono differenze di “reddito” netto, ma è pur vero
che il nostro è l'effettivo reddito di impresa al netto del reddito da lavoro”.
La nuova seminatrice da sodo Regina destinata alla semina di
girasole e colza, colture miglioratrici che nella rotazione seguono due anni di
frumento duro.
Particolare tipo di rullo portato anteriormente al trattore
per lo sminuzzamento di residui colturali particolarmente robusti.
Il semovente con barra a camera d'aria per i trattamenti
garantisce elevate capacità di lavoro e grande tempestività. Sul grano duro
oltre alla concia del seme il percorso agrotecnico prevede il trattamento
fungicida a seconda dell'andamento stagionale.
Spandiconcime a doppio disco. La concimazione del frumento
duro prevede quattro distribuzioni frazionate in copertura per poter
raggiungere elevati tenori proteici ed evitare dispersioni nell'ambiente.