Quanto vale il mercato dell’Agricoltura 4.0 in Italia?
Quale è il livello di diffusione e di utilizzo di soluzioni di Agricoltura 4.0 da parte delle aziende agricole italiane?
Qual è lo scenario dell’innovazione digitale nell’ambito della tracciabilità alimentare e qual è il punto di vista del consumatore?
Come sta evolvendo l’applicazione della Blockchain nel settore agroalimentare?
Sono alcune delle domande alle quali ha provato a dare una risposta la ricerca realizzata dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Research & Innovation for Smart Enterprises dell’Università degli Studi di Brescia, presentata oggi al convegno “Smart agrifood: raccogliamo i frutti dell’innovazione digitale” che abbiamo seguito in diretta streaming.
Il ruolo dei dati
La lettura dei "numeri chiave" dell'indagine, condotta su un significativo panel di aziende, esperti e consumatori, si è alternata a veloci testimonianze da parte di istituzioni, imprenditori e rappresentanti di categoria.
«La Smart Agrifood - ha sottolineato Andrea Bacchetti, Università di Brescia, Direttore dell’Osservatorio - ha compiuto molta strada, ma molta ne resta da percorrere, a cominciare dalla necessità di aumentare la superficie coltivata con pratiche 4.0 e il ricorso ad applicazioni che integrino i diversi stadi della catena del valore».
«Sempre più centrale sarà il ruolo dei dati – gli ha fatto eco Chiara Corbo, Politecnico di Milano, Direttrice dell’Osservatorio – e la loro valorizzazione lungo tutta la filiera».
Fatturato +23%
Cosa emerge dalle aziende coinvolte dall’analisi?
Nonostante la congiuntura Covid, negli ultimi due anni l’agricoltura 4.0 ha continuato a crescere, passando dai 540 milioni di euro di fatturato del primo semestre del 2020 a 1,3 miliardi a fine 2020, fino ad arrivare a 1,6 miliardi nel 2021 (+23%).
Una crescita guidata dalla spesa per macchine e attrezzature nativamente connesse, pari al 47% del mercato e in aumento del 17%, seguita da quella per sistemi di monitoraggio e controllo applicabili a mezzi e attrezzature (+35%).
La superficie 4.0 raddoppia
Aumenta in parallelo anche la superficie coltivata con strumenti di agricoltura 4.0: nel 2021 ha toccato il 6% del totale, una percentuale che resta bassa ma che è pur sempre raddoppiata rispetto all’anno precedente. Il 60% degli agricoltori italiani utilizza almeno una soluzione 4.0 (+4%), con oltre quattro su dieci ne utilizzano almeno due, in particolare software gestionali e sistemi di monitoraggio e controllo delle macchine. La crescita risulta trainata dagli incentivi, in particolare dei Psr e del Piano transizione 4.0; tre quarti delle aziende agricole hanno impiegato almeno un incentivo e l’84% sostiene che abbiano avuto un impatto determinante sulle scelte di investimento.
Ma le chance di valorizzazione sono per ora scarse
Dalla parte dei consumatori. L'indagine, pur confermando l'attenzione dei consumatori italiani verso la qualità e la sostenibilità dei prodotti acquistati, rileva che solo una minoranza degli stessi utilizza in modo sistematico e consapevole gli strumenti digitali per informarsi su ciò che acquista e meno della metà di quelli che conoscono la Blockchain hanno fiducia nelle sue potenzialità per la sicurezza.
Solo il 39% cerca spesso informazioni sulla tracciabilità (il 35% ogni tanto), con un 76% del campione che confessa un utilizzo occasionale dello strumento digitale per fare spesa, ma in cima agli strumenti utilizzati figura ancora il sito web (60%) e in fondo l'NFC (near-field communication, comunicazione di prossimità come quella con bluetooth pari al 24%). Serve dunque investire nella conoscenza delle soluzioni digitali: basti dire che il 60% dei consumatori dichiara di non aver mai sentito parlare di blockchain, a cui si aggiunge un 23% che «ne ha sentito parlare ma non la conosce bene».
Blockchain, le aziende ci credono
Progetti blockchain nell'agrifood. Sono in crescita: nel 2021 se ne sono analizzati 106, di cui il 55% a livello di annuncio, il 28% come iniziativa pilota e il 17% come vero e proprio progetto operativo, una percentuale questa più che doppia rispetto al 2020 e addirittura quadruplicata rispetto al 2019 e al 2018. E' il segno che le aziende ci credono, come confermato anche da alcuni relatori presenti al convegno, i quali hanno registrato positive risposte del mercato alle proprie esperienze sperimentali. La distribuzione geografica dei progetti blockchain nell'agrifood vede in testa l'Europa con il 28%, seguita dall'America e all'Asia con il 16-17%. Le filiere più coinvolte sono quelle dei prodotti di origine animale (28%), caffè e cacao (16%), bevande (new entry con 16%), l'ortofrutta (10%), il cerealicolo e il vitivinicolo (6%).
Il settore agroalimentare continua a guardare dunque con forte interesse alle tecnologie Blockchain & Distributed Ledger (che in italiano suona come libro mastro condiviso e intente un database distribuito senza amministratore centrale).
L’agrifood è infatti il quarto settore per adozione di questa tecnologia nei progetti internazionali. L'interesse alla Blockchain è soprattutto per obiettivi di marketing e comunicazione (54%), ma nel 47% dei casi anche per una maggiore efficienza nei processi di gestione e coordinamento della supply chain e nel 26% per una supervisione dei processi al fine di migliorare la sostenibilità della filiera. Nel 13% dei progetti, inoltre, si punta a rendere più efficaci ed efficienti le procedure legate al richiamo dei prodotti in caso di criticità. Dato importante: l’implementazione della Blockchain nel settore continua a essere spinta dai soggetti a valle della filiera, in particolare grandi attori della trasformazione e della distribuzione, ma rispetto al passato aumentano i casi in cui sono i produttori di materia prima (agricoltura e allevamento) a rendersi promotori.
L’origine continua a vincere
Le informazioni più cercate e alle quali dà importanza il consumatore? Sono la provenienza (64%), l'italianità (59%), il marchio di qualità (56%), la sostenibilità (55%) e i residui (54%), con a seguire i metodi produttivi, l'identità del produttore e, buon ultimo, gli allergeni. I prodotti più sotto la lente risultano essere la carne (78%), il pesce (54%), l'ortofrutta (50%), con a scendere l'olio di oliva, i salumi, il latte, i formaggi e, fanalino di coda, la pasta (26%). Tra i consumatori che conoscono la tecnologia blockchain, il 45% ha fiducia nelle sue potenzialità per poter garantire maggiore sicurezza dei prodotti alimentari grazie a controlli più efficaci e il 51% ritiene che possa dare accesso a informazioni più affidabili. Emerge con forza la richiesta di una maggiore trasparenza e sicurezza quale spinta all'innovazione digitale nel settore agroalimentare. La tracciabilità è uno degli ambiti in cui le aziende stanno maggiormente utilizzando il digitale, anche per finalità di marketing e comunicazione nei confronti del consumatore finale.
Startup crescono
Cresce il numero di startup dello smart agrifood, così come i finanziamenti raccolti. Nel 2021 le oltre 750 imprese censite a livello globale hanno totalizzato oltre 15 miliardi di dollari di raccolta. Oltre il 60% delle startup è distribuito tra Nord America e Europa, ma la maggioranza dei finanziamenti è erogata in Asia, in particolare in Cina, per la forte diffusione dell’eCommerce, con un importante ruolo di Paesi come gli Emirati Arabi, Singapore e Arabia Saudita per l’attenzione alla food security e all’autosufficienza per la produzione di prodotti agroalimentari. L’Italia è tra i primi 10 Paesi per numero di startup, ma incide meno dell’1% sui finanziamenti ricevuti. In aumento l’attenzione per i sistemi di Indoor Vertical Farming e per la gestione delle eccedenze alimentari
Ma guerra e pandemia cambiano le prospettive
In un quadro complessivamente positivo, che vede crescere il mercato dell'Agricoltura 4.0 e le iniziative di aggregazione delle piattaforme dei dati, non mancano però le preoccupazioni per il futuro. Il 97% teme l'aumento dei costi delle materie prime, il 67% il reperimento e tempistiche di consegna delle materie prime, il 13% ha dubbi sulla ripresa del canale HoReCa, mentre l'8% teme una nuova situazione emergenziale legata alla pandemia. E, come è stato specificato, si tratta di un sentiment rilevato pochi giorni prima lo scoppio del conflitto in Ucraina.