L’embargo russo ai prodotti europei potrebbe beneficiare di un allentamento già a partire dalla prima parte di quest’anno, per lo meno per alcune categorie di prodotto. É l’aspettativa del ministro dell’Agricoltura francese Stéphane Le Foll che si lascia andare a un cauto ottimismo nell’intervista che ci ha concesso al Sival, la fiera di Angers dedicata alle attrezzature e ai servizi per le produzioni vegetali che si è appena conclusa.
Gli sviluppi che si attende sull’allentamento del bando confermerebbero i rumors dei principali player del mercato europeo, soprattutto del fronte mediterranep (oltre alla Francia anche Italia e Spagna) che nell’ultima parte dell’anno erano diventati sempre più insistenti in tal senso.
Dopo l’andamento disastroso delle ultime campagne, la spinta alla riapertura di un canale commerciale arriva innanzitutto dal basso, dalla base produttiva sudeuropea che vede nel nuovo embargo russo alla Turchia un’occasione commerciale importante da cogliere in tempi stretti anche per evitare di perdere quote sul mercato sovietico adesso che Mosca è alla dichiarata ricerca di nuovi fornitori.
Ministro, qual è la risposta politica francese a queste istanze?
«Il tema del conflitto da Ucraina e Russia - ci spiega - è molto importante e delicato. Si sta cercando di trovare una soluzione politica. Mi rendo conto che l’embargo russo impone delle condizioni molto severe e sta creando diverse difficoltà alla maggior parte dei nostri produttori in tutt’Europa. Per questo stiamo cercando di arrivare a una soluzione politica per ottenere il rispetto degli accordi di Minsk relativi alla crisi Ucraina, con l’obiettivo di risolvere la questione».
A che punto siamo?
«Per quanto mi riguarda ritengola che sia molto difficile. Sono andato in Russia prima di Natale per incontrare il ministro dell’Agricoltura russo e cercare di trovare una soluzione alla questione embargo. Ma la Francia da sola non può negoziare e la strada per una soluzione a livello europeo è irta dal momento che, tra i vari Stati membri, le posizioni al riguardo sono molto differenti. Confido però che si possa arrivare a una soluzione già nella prima parte di quest’anno. In questa direzione vanno i feedback che mi arrivano dai negoziatori che credono nella possibilità di trovare una soluzione diplomatica».
Che peso ha il conflitto siriano nella trattativa?
«La guerra in Siria è una questione molto seria e il presidente Hollande sta lavorando per migliorare la situazione dei negoziati. Sarebbe davvero importante trovare un accordo, quantomeno iniziale».
In Francia le associazioni dei produttori stanno discutendo sulla possibilità di realizzare una label del mediterraneo, una nuova denominazione di origine da attribuire sia alle produzioni sud-europee che a quelle nord-africane. Per avere un unico disciplinare tra le due sponde del mediterraneo, è importante il supporto politico, soprattutto a livello europeo.
Cosa pensa a tal riguardo?
«Conosco il progetto. Sono stato in Algeria nelle scorse settimane, proprio per parlare di quest’iniziativa con alcuni ministri locali. Penso sia una buona idea, di non facile da realizzare. Nord e Sud del Mediterraneo hanno due modelli produttivi differenti, difficili da omologare. Quando parliamo di denominazione di origine, e quindi di un’area produttiva, si fa fatica a mettere tutto insieme».
Sono previsti degli step concreti in questa direzione?
«No, non per il momento».
La visita in Algeria è servita ad implementare il rapporto di cooperazione tra i due Paesi soprattutto nel settore carni e lattiero-caseario, in cui la Francia entra come fornitrice di know-how per lo sviluppo del comparto agricolo locale.
Tornando alle denominazioni di origine, è uno dei punti più caldi delle negoziazioni di Ttip. Cosa pensa di questo accordo?
«Sono molto vigile sui contenuti di questo trattato. Soprattutto sul tema delle indicazioni geografiche perché i criteri delle due sponde dell’Atlantico sono molto diversi. Siamo molto attenti a questo tema e non accetteremo una negoziazione che non tenga nel dovuto conto le Igp europee. Chiaramente non è l’unico punto in discussione ma sicuramente il più importante».
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