Xylella, la Basilicata ha paura e vuole evitare il contagio

    Organizzazioni agricole e olivicoltori temono che il batterio Xylella arrivi in Basilicata e distrugga l’olivicoltura regionale, la quale vanta, fra le altre, la varietà Majatica di Ferrandina (nella foto un esemplare millenario).
    Organizzazioni agricole e olivicoltori invitano a stare all’erta per evitare che, a cominciare dalla provincia di Matera, anche il territorio lucano diventi prima zona cuscinetto e poi zona infetta

    Il batterio Xylella fastidiosa subsp. pauca ST53, che tanti danni ha fatto e sta facendo in Puglia, si è incuneato nel versante tarantino e sta lentamente avvicinandosi alla Basilicata.

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    Lo conferma il 7° aggiornamento del monitoraggio dell’Arif. Che ha rilevato altri 366 olivi positivi al batterio, fra cui 45 nel Tarantino (35 a Montemesola e 10 a Monteiasi). Il pericolo che fino a qualche mese fa sembrava un lontano guaio di altri, adesso sia pure lentamente si avvicina. Secondo quanto prevede il Dm 13 febbraio 2018 n. 4999, anche in Basilicata il Servizio fitosanitario regionale sta effettuando il monitoraggio per rilevare l’eventuale presenza del batterio nel territorio di competenza, che però al momento attuale è assente. Ma i dirigenti delle organizzazioni agricole e gli olivicoltori invitano a stare all'erta per evitare che, a cominciare dalla provincia di Matera, anche il territorio lucano diventi prima zona cuscinetto e poi zona infetta.

    Molte aziende lucane (come nel Vulture, in foto) hanno realizzato produzioni biologiche o integrate di alto livello, aperto frantoi e organizzato la filiera corta.

     

    Carbone (Cia): «Tradurre la preoccupazione in attenzione e informazione»


    Paolo Carbone, dirigente di Cia Basilicata.

    «Siamo abbastanza preoccupati per l’avvicinarsi della Xylella in Basilicata, che rientra ancora nella zona indenne – dichiara Paolo Carbone, dirigente della Cia Basilicata, alla quale fa capo la prima Op olivicola lucana, l’Oprol, con circa 2.500 soci –.

    Uno dei convegni informativi organizzati dalla Cia Basilicata

    Per tradurre la preoccupazione in attenzione e informazione abbiamo organizzato una serie di incontri, tenuti da ricercatori e tecnici di campo, con agricoltori, soprattutto olivicoltori, per educarli alle pratiche colturali utili per tenere lontano il batterio: arare i terreni per eliminare le erbacce, ricovero delle forme giovanili dei vettori, o almeno, dove si fa l’inerbimento, tagliare molto bassa l’erba e poi trinciarla. Prima gli agricoltori lucani non avevano una percezione corretta del problema, lo valutavano come lontano, pugliese, localizzato nel Salento. Ora invece, con l’ingresso e la diffusione del batterio nella provincia di Taranto, prossima a quella di Matera, la consapevolezza della sua pericolosa importanza sta crescendo sempre di più. Perciò la Cia chiede alla Regione Puglia di serrare le fila e impedire che il batterio varchi i suoi confini».

     

    Viscido (Confagricoltura): «Già abbiamo altri problemi, non vogliamo la Xylella»

    La preoccupazione degli olivicoltori lucani è forte perché il comparto olivicolo-oleario è molto importante nell’economia agricola della Basilicata e soprattutto delle sue aree interne e negli ultimi decenni ha compiuto passi da gigante, afferma Roberto Viscido, direttore regionale di Confagricoltura Basilicata.

    Roberto Viscido, direttore generale di Confagricoltura Basilicata.

    «Accanto a oliveti secolari sono sorti nuovi impianti moderni. E poi da noi brilla una varietà a duplice attitudine, la Majatica di Ferrandina, che viene utilizzata per la produzione di olio di oliva e di olive da tavola e costituisce la ricchezza di un vasto territorio. Molte aziende, a Ferrandina, nel Vulture e altrove, sono cresciute facendo tanti sacrifici, realizzando produzioni biologiche o integrate di alto livello, alcune fino ad aprire frantoi e organizzare la filiera corta. Già abbiamo problemi, come quello dei cinghiali che spesso rovinano gli olivi, per cui non ne vogliamo altri. Per noi la Xylella non deve mai entrare in Basilicata e a questo obiettivo Confagricoltura vuole profondere tutte le sue energie».

     

    Bitonti (Coldiretti): «Xylella è una minaccia da cui guardarci e difenderci»

    In Basilicata non si riscontra presenza di Xylella, ma ciò non deve indurre a fare finta di niente e deve anzi spingere a guardare le cose in prospettiva, osserva Pietro Bitonti, olivicoltore di Ferrandina (60 ha, con 6.000 piante di Majatica) e vicepresidente della Federazione provinciale Coldiretti Matera, che produce olio monocultivar della tipica varietà lucana e, per promuoverlo, ha istituito in una storica dimora il museo multimediale “In Viaggio In Basilicata”.

    Pietro Bitonti, olivicoltore di Ferrandina (Mt) e vicepresidente della Federazione provinciale Coldiretti Matera.

    «Se vogliamo dare un futuro alla nostra olivicoltura, la Xylella è una minaccia dalla quale guardarci e difenderci. Perciò Coldiretti Basilicata ha svolto una campagna di sensibilizzazione a mezzo stampa e ha realizzato diversi incontri in cui ha divulgato le regole già applicate in Puglia, la frangizollatura dei terreni e il taglio e la trinciatura degli erbai. Il nostro impegno è tanto più decisivo se si tiene conto che la situazione generale di crisi del comparto e i negativi risultati produttivi degli ultimi anni stanno spingendo diversi olivicoltori ad abbandonare i loro oliveti».

     

    Quarto (Regione Basilicata): «Non ripetere l’amara esperienza della Puglia»

    E a livello istituzionale si muove qualcosa? Piergiorgio Quarto, olivicoltore con 50 ha a Matera, per anni presidente di Coldiretti Basilicata e attualmente consigliere regionale e presidente della 3ª Commissione consiliare “Attività produttive, territorio, ambiente”, informa che «l’assessorato all’Agricoltura della Regione Basilicata non ha fatto ancora nulla al riguardo, ma auspico quanto prima interventi istituzionali, perché gli agricoltori ascoltano più le istituzioni delle organizzazioni agricole.

    Piergiorgio Quarto, olivicoltore di Matera e consigliere regionale.

    Ritengo la Xylella un batterio pericolosissimo, di fronte al quale stare in allarme e prendere subito le necessarie contromisure. Abbiamo davanti a noi l’amara esperienza del Salento e della Puglia in generale: l’aver sottovalutato il problema ha favorito la sua diffusione da un piccolo focolaio intorno a Gallipoli alle province di Brindisi e Taranto, fino a giungere a ridosso di quella di Bari e vicino a quella di Matera. La Xylella è quindi un pericolo che noi lucani non dobbiamo sottovalutare affatto. Con il Consiglio regionale abbiamo avviato sia opera di informazione delle imprese agricole sulle attività preventive in campo, sia, insieme con il Servizio fitosanitario regionale, il monitoraggio, seppur generico, degli oliveti. Ma il monitoraggio a mio avviso deve partire dalla “testa”, con rigorosi controlli alle frontiere, per evitare che accada di nuovo quanto accaduto con il batterio Xylella, che è arrivato in Puglia con piante tropicali provenienti dalla Costa Rica».

    Xylella, la Basilicata ha paura e vuole evitare il contagio - Ultima modifica: 2019-07-29T09:54:52+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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