Xylella, vigilanza speciale anche in Toscana

Il servizio fitosanitario ha alzato un muro di sorveglianza dopo il rinvenimento del ceppo multiplex nell’Argentario. Dal convegno organizzato da Terre dell’Etruria le indicazioni per una difesa sostenibile contro la mosca delle olive anche senza dimetoato

Ci sono la necessità di ripensare alla difesa dalla mosca delle olive, imposta dal ritiro definitivo dal mercato del dimetoato, e la preoccupazione per la Xylella fastidiosa, tra le problematiche più urgenti che l’olivicoltura toscana dovrà affrontare, cogliendo la sfida come occasione per un cambiamento necessario. Se ne è parlato il 23 gennaio al convegno “Parassiti dell’olivo 2020: proposte di prevenzione e gestioni possibili” organizzato dalla Cooperativa Terre dell’Etruria nell’ambito del Progetto Integrato di Filiera Olio Toscano per Davvero.

Giampiero Cresti

La riflessione introduttiva di Gianpiero Cresti, vice presidente del Consorzio di tutela dell’olio extravergine toscano IGP, suona come un monito importante: «La richiesta di olio extravergine toscano è elevata, i prezzi sono alti e nonostante questo il prodotto diminuisce. Per superare questa situazione dobbiamo cominciare a pensare a un’olivicoltura più moderna, attuale e produttiva e dobbiamo mantenere e anzi elevare i livelli qualitativi dei nostri prodotti perchè i consumatori continuino a riconoscerci prezzi elevati. Se non ci si si esce da quest’angolo, e non si comincia a gestire e a controllare meglio la qualità in campo, il rischio è che sia il mercato a farci uscire».

L’addio al dimetoato, una sfida al cambiamento

Con l’addio al dimetoato la difesa dalla mosca dell’olivo dovrà essere ripensata radicalmente, non più in modo curativo ma quanto più possible preventivo. Negli oliveti gli agricoltori dovranno intensificare le operazioni di monitoraggio e focalizzare la propria attenzione ai fattori che più incidono sul rischio di infestazione e che determinano la gravità dell’attacco: la quantità di pupe svernanti e quindi di adulti che volano in marzo- aprile, la presenza di olive residuali, non raccolte o presenti negli oliveti abbandonati, che accolgono l’ovideposizione delle femmine primaverili e la carica di drupe presenti in luglio, ha spiegato Ruggero Petacchi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Per comprendere con quale gravità la mosca delle olive potrà essere presente e quindi scegliere la strategia di difesa più adatta, l’olivicoltore può contare sul monitoraggio del volo primaverile, le reti di monitoraggio regionali o locali e gli strumenti di supporto alle decisioni.

Tra i mezzi di contenimento oltre ai principi larvicidi ancora disponibili, le trappole per la cattura massale Attract and Kill, o le esche proteiche addizionate di insetticida, anche i principi ad azione repellente e antideponente come il caolino, le montmorilloniti e il rame, che il CNR IBE di Follonica sta studiando già dal 2006.

Fare di necessità virtù: il progetto
Residuo zero di Terre dell’Etruria

Paolo Granchi

Un esempio virtuoso che già dal 2018 ha messo in campo un modo nuovo e sostenibile di impostare la difesa dell’olivo è il Progetto Residuo zero di Terre dell’Etruria, illustrato dal responsabile agronomico della cooperativa toscana Paolo Granchi.

Il progetto Residuo zero è stato sperimentato nel 2018 e nel 2019 con l’introduzione del monitoraggio precoce e l’uso di mezzi tecnici preventivi a basso impatto come caolino o altri prodotti ad azione antideponente, lo Spintor fly (esche proteiche insetticide ad azione adulticida con Spinosad) e lo zolfo liquido con azione repellente.

I risultati dei primi due anni sono stati incoraggianti con infestazioni nei trenta ettari del progetto che non hanno mai superato la soglia del 6%.

La Xylella resta confinata all’Argentario (almeno per ora)

L'Argentario e la laguna di Orbetello dall'alto

Non c’è tuttavia soltanto la mosca delle olive a preoccupare l’olivicoltura toscana: dal novembre 2018 quando il primo rilevamento su una pianta di ginestra risultò positivo nel promontorio di Monte Argentario, la Xylella fastidiosa è il vigilato speciale numero uno.

Emanuele Marcucci

Massimo Ricciolini ed Emanuele Marcucci del servizio fitopatologico della Regione Toscana hanno illustrato le caratteristiche e le azioni di contenimento dell’infestazione che per il momento resta confinata a un territorio ben delimitato dal mare e dalla laguna di Orbetello e non interessa l’olivo.

“A partire dal rilevamento del primo campione positivo su

Massimo Ricciolini

ginestra all’Argentario si è messa in moto la macchina dei controlli che ha portato a identificare 72 piante positive diffuse praticamente in tutta l’area. Ad oggi invece non si sono rilevate piante positive sui tre tomboli (le linee di terra che congiungono l’Argentario alla terraferma delimitando la laguna di Orbetello ndr) e l’infezione risulta quindi con ragionevole certezza confinata al promontorio.” ha spiegato Marcucci.

Le analisi svolte nel 2019 nei laboratori nazionali hanno permesso di identificare la sottospecie di Xylella fastidiosa sub. multiplex, diversa dalla subsp. pauca presente in Puglia e analoga invece al ceppo diffuso in Corsica, ma appartenente a un tipo genetico diverso e finora unico, il Sequence type ST87.

Le specie vegetali risultate positive nei controlli e di conseguenza sottoposte alle procedure previste di estirpazione ad oggi sono molte, ginestra, poligala, alaterno, mandorlo, fico, rosmarino, lavanda, oleandro, cisto e siliquastro, ma nonostante per ovvi motivi i controlli si siano concentrati molto su di esso, nessun olivo, che di conseguenza ad oggi non sembra essere un ospite di questa tipologia di Xylella.

Il servizio fitosanitario oltre all’impegno nel monitoraggio e nella gestione dell’allerta, ha attivato collaborazioni di ricerca con le Universtà di Firenze e Pisa e con il CREA e un servizio di informazione attraverso lo Speciale Xylella costantemente aggiornato sul portale della Regione Toscana, una mappa per evidenziare l’attività di monitoraggio sul nuovo portale Fitosirt e sta svolgendo numerose attività di sensibilizzazione della popolazione nella zona e nei punti di partenza e di arrivo dei porti principali e turistici. “Purtroppo occorre dire che si tratta di zone dove non è facile operare” ha concluso Marcucci “caratterizzate da molte aree difficilmente raggiungibili e spesso protette, dove i molti vincoli di natura ambientale, idrogeologica o paesaggistica presenti creano qualche difficoltà e allungano i tempi richiesti per le procedure necessarie al contenimento dell’infezione”.

Xylella, vigilanza speciale anche in Toscana - Ultima modifica: 2020-01-30T21:14:45+01:00 da Lorenzo Tosi

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