Il riconoscimento tanto atteso è finalmente arrivato. Il 27 novembre 2020 la Commissione europea ha approvato la domanda di ammissione della Rucola della Piana del Sele nel registro delle indicazioni geografiche protette (Igp). La denominazione “Rucola della Piana del Sele Igp” designa ora le foglie di rucola selvatica prodotte nella provincia di Salerno.
«Siamo orgogliosi di questo riconoscimento dell'eccellenza dei nostri prodotti e del valore aggiunto che essi rappresentano, candidandosi a vera e propria leva per lo sviluppo dei territori» ha commentato la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova.
Compiaciuto anche Vito Busillo, presidente dell’associazione per la valorizzazione dei prodotti di quarta gamma della Piana del Sele. «Non posso che esprimere soddisfazione, dopo anni di intenso lavoro portato avanti con i tanti imprenditori che hanno creduto nel progetto. È un riconoscimento importante al lavoro di chi si è messo in gioco per creare il primo polo produttivo italiano della rucola».
Le caratteristiche organolettiche
La Rucola della Piana del Sele Igp ha un aroma intenso, speziato e piccante. La consistenza delle foglie è croccante e il prodotto spicca per la sua percettibile sapidità. Queste caratteristiche sono la diretta conseguenza di un ambiente di coltivazione caratteristico, sia per il profilo pedologico che per quello climatico.
Infatti, il terreno agricolo destinato alla coltivazione della Rucola della Piana del Sele Igp è di orgine vulcanico-alluvionale. Si è formato grazie alle fasi eruttive del Vesuvio e all’azione alluvionale dei corsi d’acqua superficiali che si diramano sul territorio.
La Rucola della Piana del Sele Igp è attualmente coltivata su una superficie di circa 3.600 ettari, per l'80% sotto serra. L'areale si estende su 8 comuni salernitani: Battipaglia, Bellizzi, Eboli, Pontecagnano-Faiano, Giffoni Valle Piana, Montecorvino Pugliano, Montecorvino Rovella e Capaccio-Paestum.
Il 70% della produzione italiana
«Le aziende agricole coinvolte nella produzione della Rucola Igp sono circa 430. Il 60% di queste è guidata da giovani agricoltori, che applicano un’agricoltura 4.0 e puntano sulla sostenibilità ambientale» ha sottolineato Busillo. «La produzione media degli ultimi anni è stata di circa 400 mila tonnellate, pari al 73% della produzione nazionale».
Il fatturato medio annuo è di oltre 680 milioni di euro. Con l'ottenimento dell'Igp si auspicano significativi incrementi, anche sulla base degli incoraggianti dati di Ismea sui mercati delle Ig italiane. Secondo l'ultimo rapporto Ismea-Qualivita, infatti, la Dop economy italiana si è confermata un volano fondamentale per i distretti agroalimentari del nostro Paese. L'analisi è stata eseguita sui dati produttivi del 2018.
Le prospettive degli agricoltori
«Negli ultimi 30 anni, la produzione della rucola ha segnato un punto di svolta per le aziende agricole locali» ha spiegato Fabio Altamura, presidente dell’Op Altamura. «La maggior parte della produzione italiana ed europea avviene proprio qui, soprattutto nei periodi invernali. Grazie alle particolari condizioni climatiche della Piana del Sele, la rucola sembra aver trovato in questa pianura la sua dimora ideale. Oggi, grazie all'esperienza degli agricoltori e all'aiuto di tecnologie sempre più all'avanguardia, siamo in grado di offrire un prodotto con caratteristiche qualitative uniche».
Il valore dell'Igp
Nei casi in cui una particolare caratteristica del prodotto alimentare sia essenzialmente attribuibile alla sua origine geografica, il marchio Igp ne evidenzia il rapporto con l'areale di produzione. Attualmente sono 1.504 le denominazioni protette nell'Unione europea. L'elenco completo è facilmente consultabile online, nel Registro delle indicazioni geografiche dell’Unione europea.
Tra Dop, Igp e Stg, l'Italia vanta ben 824 prodotti (dati Ismea 2020). Solo nell'ultimo anno, la ricaduta economica delle filiere Dop e Igp della Campania ha visto un incremento di 105 milioni di euro. Un risultato che fa ben sperare per il futuro della Rucola Igp.
«L'ottenimento di questo marchio è una buona notizia in un momento difficile per la quarta gamma» ha aggiunto Busillo. «L'Igp porterà a un'ulteriore crescita del mercato. Con l’auspicio che riparta l’economia legata al comparto della ristorazione, delle cerimonie e l’export, dopo l'emergenza Covid».
E Altamura ha concluso: «L'Igp potrà sicuramente rappresentare un’occasione per una maggiore diffusione della nostra rucola e potrebbe contribuire ad accrescerne il valore sul mercato. Questo riconoscimento, però, è solo un punto di partenza: ora sta a noi valorizzarlo e raccontarlo. Ho notato che, soprattutto all'estero, c'è difficoltà a far percepire questa tipologia di riconoscimento territoriale. Bisognerà lavorare a un piano strategico».