Sovranità alimentare, l’ingrediente che manca nella Pac

Pac+e, la crisi ucraina si abbatte sul rituale dell’inaugurazione della 115° Fieragricola mettendo in discussione gli orizzonti tracciati dal Green Deal. De Castro: «Per obiettivi complicati servono soluzioni smart»

Oggi parliamo di Pac, ma vorremmo aggiungere in fondo una “e”. I giochi di parole tengono banco a Verona al Palazzo della Gran Guardia, nel giorno dell’inaugurazione della 115° edizione della Fieragricola.

Maurizio Danese, presidente di Veronafiere

"Sessant'anni di politica agricola comune: quali sfide per la Pac? la vision al 2050": è questo il tema del forum internazionale che anticipa la rassegna veronese, in programma dal 2 al 5 marzo.

Ma l’esigenza della pace è diventata improvvisamente più pressante dopo la crisi ucraina e il gioco di parole lanciato da Manuel Scalzotto, presidente della provincia, è fatto proprio anche Maurizio Danese, presidente di Veronafiere; Federico Sboarina, sindaco di Verona e Federico Caner, assessore all'agricoltura della Regione Veneto.

«Fieragricola -commenta Paolo De Castro, europarlamentare - poteva trainare l'entusiasmo del post-pandemia e invece ci troviamo ancora alle prese con preoccupazione e incertezza».

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Riallacciare il rapporto tra agricoltura e società

L’ex-ministro ricorda che quella di Verona è una manifestazione con una lunga storia, per oltre 120 anni (la prima edizione è del 1898) l'occasione per la modernizzazione in agricoltura, un appuntamento che ha contribuito a creare un senso di comunità fra gli agricoltori e le loro famiglie.

Un sentimento che oggi va recuperato: «Occorre riannodare il rapporto tra agricoltura e società che si è sfilacciato, perchè troppo spesso il comparto primario è ingiustamente sotto attacco, quasi fosse il problema della crisi climatica, mentre è parte determinante della soluzione».

Paolo De Castro e Maciej Golubiewski, capo di gabinetto della Commissione Ue Agricoltura

Un ruolo che la nuova Pac vuole esaltare (o esasperare, dipende dai punti di vista).  «Nella nuova Pac – è l’analisi di De Castro – emerge per la prima volta la sintesi tra le tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, economica e per la prima volta anche sociale con l’attenzione particolare al tema del rispetto del lavoro». E in più, con i piani strategici nazionali, Bruxelles delega importanti responsabilità per la prima volta anche ai singoli Stati membri.

Soluzioni smart per obiettivi complicati

«Oggi occorre ribadirlo – stigmatizza De Castro-: non è con le bombe e i carrarmati che si risolvono i problemi. Il mondo è interconnesso e l’agricoltura costituisce uno dei pilastri che sostiene questa rete». La crisi ucraina sta facendo impennare i prezzi delle derrate agricole e molti, anche a Verona, invocano la necessità di aumentare l’autosufficienza alimentare e di contrastare il land grabbing cinese. «La realtà è più complessa di come la si immagina – dice il professore -. L’Europa è in realtà già adesso il maggiore produttore ed esportatore di derrate agricole a livello mondiale, abbiamo superato gli Usa parecchi anni fa. La conformazione montana o collinare del nostro territorio non ci inibisce dal diventare leader ad esempio nel settore delle mele, prodotte spesso in appezzamenti eroici. Mentre ampi territori ucraini sono oggi di proprietà di fondi cinesi, che quindi sono già direttamente danneggiati da questo conflitto che non riguarda solo l’Europa».

Piuttosto un impiego efficiente delle misure della prossima Pac deve mirare a colmare i gap europei come ad esempio nelle fonti proteiche. E a puntare sulla tecnologia per assecondare la ricerca di cibo salutare e di qualità che caratterizza il consumatore europeo. «Le Tea, tecnologie di evoluzione assistita, non sono ogm, chi le ha scoperte ha preso di recente il Nobel. La precision farming consente di ottenere migliori risultati produttivi con notevoli risparmi di input produttivi. Ed entrambe queste tecnologie si adattano alla perfezione a modelli agricoli legati alla valorizzazione delle peculiarità territoriali»

L’impatto della Pac

«Quest'anno – testimonia Roberta Metsola , presidente del Parlamento europeo in collegamento da Bruxelles - celebriamo i 60 anni della politica agricola comune, che oggi ha un impatto diretto su 11 milioni di agricoltori europei per oltre 180 milioni di ettari».

Roberta Metsola

«Una politica agricola comune che oggi diventa la chiave per proteggere l'ambiente, senza dimenticare che siamo chiamati ad impegnarci per una produzione agricola in grado di rispondere all'aumento della popolazione, dei cambiamenti climatici in essere, dell'aumento dei costi di produzione».

Le transizioni vanno messe a terra

Il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli, collegato da Roma a causa della difficile situazione internazionale, ripercorre le principali fasi della Pac «che ha rappresentato un grande elemento di condivisione all'interno dell'Ue».

«L’agricoltura è un settore molto conservatore, ma occorre che intraprenda con convinzione la strada dell'innovazione, l’unica che può consentire di produrre bene, al giusto prezzo e in maniera sostenibile». «Le transizioni ecologiche ed energetiche non possono rimanere solo dei progetti, ma vanno messe a terra».

Stefano Patuanelli

Le criticità

Pekka Pesonen, segretario generale Copa-Cogeca, collegato da Bruxelles evidenzia alcune criticità. «Perchè la Pac abbia successo occorre una catena del valore più equilibrata: ai agricoltori devono essere riconosciute remunerazioni più eque».

Pesonen si è anche espresso contro il Nutriscore. «È una semplificazione eccessiva, un diktat verso i consumatori». Maciej Golubiewski, capo di gabinetto del Commissario Ue all’Agricoltura, mette in rilievo «la rinnovata importanza della sicurezza alimentare per l’Europa e quindi la necessità di garantire migliori condizioni ai produttori garantendo la sostenibilità economica della transizione ecologica». «Se l'azienda – puntualizza Herbert Dorfmann, europarlamentare -  non è sostenibile economicamente non può fare sostenibilità ambientale».


Scordamaglia (Filiera Italia): «L’Europa non baratti la propria sovranità alimentare»

Peggio di una crisi c’è solo l’evenienza di sprecarla. Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, descrive la gravità della situazione citando le parole di Papa Francesco.

«La guerra russo-ucraina mette in evidenza la forte debolezza dell'Europa e dell'Italia, non solo in materia di energia ma anche di food security».

«La produzione agroalimentare, soprattutto per il nostro paese, è troppo legata all'importazione».

«Il blocco produttivo e logistico dell'area del conflitto, un'area del mondo che produce circa il 30% del grano tenero globale, il 20% del mais e dell'80% dell'olio di girasole aggrava notevolmente l'aumento del prezzo di vendita dei prodotti alimentari finiti».

«Rispetto ai prezzi record già visti dallo scorso dicembre potrebbero arrivare ulteriori aumenti nel nostro Paese: la pasta potrebbe toccare un ulteriore +20% e un +10% il pane, senza contare l'aumento dei costi di produzione di carne latte per l'esplosione del valore del mais».

La scorsa settimana il presidente francese Emmanuel macron, parlando al Salone nazionale dell'Agricoltura di Parigi, ha sottolineato l'importanza di poter contare sulla sovranità alimentare. «Purtroppo l'Europa ha completamente trascurato questo obiettivo nella nuova Pac, e lo ha addirittura contrastato nella strategia farm to fork».

Un business plan, come lo chiama Scordamaglia, del tutto privo di una valutazione di impatto seria e concreta. «Una carenza assolutamente inaccettabile, anche tenendo conto dei dati preoccupanti di crollo della produzione agricola europea, e zootecnica in particolare, che gli studi di altre parti del mondo evidenziano».

Secondo il consigliere delegato di Filiera Italia la soluzione è una sola: «Fermarsi ora per non arrivare a breve ad una situazione simile a quella che stiamo vivendo per l'energia, dove dopo esserci resi completamente dipendenti da Paesi Terzi, pretendiamo di realizzare in poche settimane un'indipendenza impossibile».

L'Europa non può delegare ad altri continenti, come il Sud America, l’onere di fornire cibo alla nostra popolazione. «La Pac non può essere stravolta e subordinata ad istanze che non hanno a che fare con la produzione agricola ed alimentare».

 

Sovranità alimentare, l’ingrediente che manca nella Pac - Ultima modifica: 2022-03-01T21:23:50+01:00 da Lorenzo Tosi

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