Nel mese di giugno il weather market ha imperato su tutte le commodity agricole sull'onda delle notizie delle siccità mondiali e del progressivo peggioramento delle condizioni agronomiche in Usa (mais e teneri vernini) e nelle regioni del Mar Nero (grano).
In un cocktail esplosivo la previsione di rese inferiori alla media si è aggiunta a quanto già ormai digerito dai mercati agricoli, il “winter kill” parte dell'Europa e dell'Ucraina, e all'incertezza derivante dalla crisi mondiale.
Nelle ultime settimane lo scenario è decisamente mutato sia nelle stime produttive mondiali (oggi attorno ai 1,868 milioni di t) sia dei consumi granari 2012/13 (a 1,876 mio/t) che, per la seconda volta negli ultimi cinque anni, superano anche se di poco i raccolti.
Nel dettaglio delle produzioni per mais e grano, si vede che il mais è decisamente in progresso sul 2011 con un +5,6%, mentre il grano (come prevedibile dopo il winter-kill in Europa e Ucraina) è in contrazione sull'anno precedente di un 4,3% (fig. 1).
Per quanto riguarda l'evoluzione dei consumi mondiali, il 2012/13 non sembra subire più di tanto l'effetto di quella crisi, che ha devastato molti altri settori “food” e “no-food”: le ultime stime parlano di un consumo globale di cereali pari a 1,876 mio/t con un incremento dell'1,7% sul 2011 e un lieve progresso (+5 mio/t) sulle stime passate dalle principali fonti informative nel maggio u.s.
Gli utilizzi, estrapolando i dati per grano e mais, riflettono specularmente quanto notato per le produzioni: si consumerà meno grano e più mais. È diretta conseguenza della minore disponibilità di grano che, fatto salvo il rischio di possibili degradi qualitativi dell'ultimo minuto nelle aree già colpite dai recenti danni climatici, la componente feed wheat è prevista in calo a tutto favore della sostituzione nelle miscele mangimistiche del mais. Se questo è evidente a livello globale, non possiamo però escludere a priori che in alcune zone del mondo (Usa e Mar Nero?) si potrebbero verificare nuovi momenti di tensione a livello dei mercati locali; prova ne sono le ultime fiammate dovute alla perdurante siccità nel corn belt americano e nelle aree coltivate a grano in Russia e Kazakhstan.
SCORTE AI MINIMI
Spingendo ulteriormente l'analisi alle principali macro-aree geografiche e commerciali (fig. 2), ossia ai cosiddetti principali paesi esportatori, a fronte di produzioni e consumi granari ai massimi dell'ultimo quinquennio, si conferma il livello dell'esportazione (sostenuta dai paesi più “deficitari” come il bacino del Mediterraneo) e restano ai minimi dell'ultimo quinquennio gli stock di fine campagna; quest'ultimo dato è quello più allarmante anche alla luce della spiccata concentrazione raggiunta dall'offerta negli ultimi decenni.
Nel (nostro) bacino di riferimento, ossia l'Europa a 27 allargata ai paesi del Mar Nero (Russia, Ucraina e Kazakhstan, le prospettive sono abbastanza difformi dal resto del mondo sia per quanto concerne le produzioni (in calo dell'8,5% sul 2011 e ai minimi degli ultimi 5 anni) sia per gli stock finali che al maggio 2013 saranno circa 51 mio/t, anch'essi al minimo degli ultimi anni.
È interessante constatare che in questa area il consumo è in linea di massima rigido rispetto all'andamento della produzione; stessa cosa accade per il volume degli scambi, che in una sorta di media mobile non decolla in annate di produzione record e non si deprime più di tanto in annate, come il 2012/13, con raccolti inferiori alla media in Europa e Mar Nero. In estrema sintesi, anche il nostro eco-sistema subisce l'influsso del mercato mondiale, ma con effetto finale spesso plasmato da una situazione mercantile e da utilizzi più rigidi, soprattutto per il grano (tenero e duro).
EUROPA, LUGLIO CRUCIALE PER VOLUMI E QUALITÀ
Restringendo ulteriormente l'analisi all'Europa: quali sono le principali motivazioni del recente cambio di andamento dei mercati comunitari del grano, mais e orzo?
Iniziamo dalla componente weather market: dopo un inverno caratterizzato da scarse precipitazioni, da aprile si è registrato un buon livello di piogge, che solo in Romania è stato eccessivo; in maggio il tempo è progressivamente migliorato, consentendo agli agricoltori di operare quei trattamenti che sulla carta avrebbero limitato al massimo le malattie e il rischio “tossine”. In giugno, grazie alle buone condizioni climatiche in gran parte dell'Europa, si è concretizzato un ulteriore recupero agronomico delle colture soprattutto nelle aree più colpite dalla siccità autunnale e dai rigori invernali, ma è solo ora, a luglio, che l'Europa vive le settimane cruciali per confermare in volume i raccolti di grano e mais e per “fare la qualità molitoria” del frumento, soprattutto nella fascia franco-tedesca.
Se tutto procederà senza contrattempi (fig. 4), la produzione 2012/13 si attesterà oltre 281 mio/t (lieve flessione rispetto ai 285 mio/t del 2011) con il raccolto del grano attorno ai 124 mio/t (-5 mio/t sul 2011), del mais sui 66 mio/t (come il 2011) e dell'orzo sui 53 mio/t (+2 mio/t sul 2011).
Ecco svelati i primi due aspetti critici che hanno fatto innervosire i mercati: l'incertezza climatica sul responso finale in termini di quantità e (soprattutto) qualità dei raccolti e l'ormai consolidato calo produttivo, in un contesto di instabilità e speculazione delle borse merci mondiali. Queste “criticità”, se estrapolate dall'odierno contesto mondiale, non giustificherebbero da sole l'inversione di tendenza delle mercuriali europee, ma se le coniughiamo con l'ottimismo del maggio scorso (eccessivo?) ove il vecchio raccolto era vissuto più come un “peso” commerciale che come la garanzia di continuità di fornitura, beh! la reazione emotiva dei mercati, soprattutto per il mais, sembra meno anomala.
MAIS E ORZO
Prima di approfondire ulteriormente gli scenari europei del grano, un'ultimo accenno a mais e orzo. La campagna maidicola 2012/13 si aprirà con stock iniziali in aumento (+8% sul 2011), ma in regime di produzioni comunitarie complessivamente in linea con quelle della passata stagione, l'aumento dei consumi a oltre 72 mio/t (+5% sul 2011) imporrà comunque una dipendenza dall'importazione dall'Ucraina e dal Sud America; evidente quindi nell'odierno mercato europeo del mais l'influenza, per effetto domino, delle borse mondiali e della spesso imprevedibile condotta commerciale degli organismi governativi che di fatto gestiscono gli scambi dall'area del Mar Nero.
Per l'orzo, la produzione attesa a oltre 53 mio/t, in aumento del 3% sul 2011, si deve principalmente all'incremento degli orzi foraggeri mentre quelli da malto sono visti in sensibile contrazione anche a causa delle gelate invernali occorse in molte aree in Francia e centro Europa. I consumi sono visti in lieve aumento, ma con maggiore “feed” e meno utilizzi umani ed industriali (etanolo), mentre gli scambi con l'estero potrebbero contrarsi di un 0,6 mio t rispetto al 2011.
Le quotazioni dell'orzo hanno subito in modo meno evidente che per grano e mais le incertezze del mutato scenario granario internazionale, forse perché, essendo il primo cereale disponibile, la pressione all'acquisto e le previsione di stock 2013 in ribasso si sono stemperate nel generalizzato entusiasmo delle stime mondiali del maggio scorso.
GRANO, STOCK PROBLEMATICI
Da ultimo il grano. Scomponiamone subito il dato produttivo comunitario (che per il 2012/13 peggiora di 5 mio/t sul 2011) e rileviamo che al lieve miglioramento in Francia (+1 mio/t) e Italia (+0,5 mio/t) si contrappongono cali produttivi in Romania e Polonia (meno 1,8-2,0 mio/t), Spagna (-1,0 mio/t), Rep. Ceca (-0,9 mio/t), Bulgaria (-0,5 mio/t) e Austria (-0,3 mio/t). In questo ultimo mese del ciclo colturale gli occhi saranno tutti puntati sul clima e sulle precipitazioni in Francia, Germania e Austria, ossia nei principali bacini produttivi di quei grani di forza che sono la naturale alternativa agli oggi ben più costosi “spring” provenienti da Usa e Canada.
L'attesa di un sensibile calo dei consumi 2012/13 a 116 mio/t (-2,5% sul 2011), di cui un 49 mio/t come “feed” e un'esportazione sui paesi terzi stimata a 13,5 mio/t (in linea con il 2011), suggeriscono una contrazione delle importazioni dell'ordine del 40% rispetto ai 5,9 mio/t del 2011. A supportare quest'ultima tesi giocherebbero un ruolo importante sia la previsione di prezzi più sostenuti in Nord America (effetto domino dal mais) che il limite quantitativo imposto dalle “quote a dazio ridotto” (oltre le quali il dazio vale un 95 €/t).
Con la minore produzione compensata da un eguale riduzione dei consumi, e con la prospettiva di un export in linea con il 2011/12, il minor import si rifletterà sugli stock di fine campagna che a 10,4 mio/t risultano più vicini a quelli della problematica annata 2010/11 che alla confortante 2009/10.