Corridoio per l’export dall’Ucraina, Mosca minaccia di non rinnovare l’accordo

grano
Per prorogare l'intesa il Cremlino chiede di poter esportare anche grano e fertilizzanti russi. L'attuale trattato scade il 18 maggio

La Russia ha fatto sapere che potrebbe abbandonare l'accordo che ha sbloccato le esportazioni di grano dai porti dell'Ucraina, tramite un corridoio sicuro nel mar Nero, se non sarà permessa l'esportazione anche di prodotti russi. «Se non ci saranno progressi positivi nel rimuovere gli ostacoli per le esportazioni di grano e fertilizzanti russi valuteremo se questo è un accordo necessario» ha detto ilministro degli Esteri di mosca Serghei Lavrov durante una conferenza stampa congiunta con l'omologo turco Mevlut Cavusogluad Ankara. La solita minaccia per ottenere qualcosa in cambio o il Mar Nero tornerà impraticabile per le navi cariche di cereali che salpano dai porti ucraini? E che conseguenze avrebbe un blocco dell'export da Kiev verso l'Europa e soprattutto verso i Paesi africani?

Africa in ginocchio

Il 19 marzo scorso con il rinnovo di 60 giorni (l’Ucraina aveva proposto 120 giorni ma la Russia ha giocato al ribasso), si è garantita l’esportazione di cereali dal Mar Nero verso i Paesi dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia fino al 18 maggio. Entro questa data servirà un’ulteriore proroga per poter soddisfare il fabbisogno di grano, orzo, olio di girasole e altri prodotti alimentari, soprattutto per quei Paesi in via di sviluppo e dell’Africa Orientale come la Somalia. Mogadiscio dipende al 90% dal grano ucraino e oggi è afflitta da una siccità senza precedenti, che (fonte International Rescue Committee) la sta portando verso il baratro di una carestia con ripercussioni su milioni di persone. Il World Food Programme dell’Onu conferma che in assenza di una proroga del “corridoio”, oltre 345 milioni di persone cadrebbero nell'insicurezza alimentare.

Dopo le ultime affermazioni di Mosca sulla possibilità di non rinnovare l’accordo la posizione della Russia è ancor più sfuggente stante l’interesse a mantenere il “corridoio” anche a salvaguarda del proprio export cerealicolo (in questa campagna sono attese uscire dai porti russi oltre 44 milioni di tonnellate di grano) e la necessità di preservare intonso il suo ruolo di fornitore di prodotti alimentari e, soprattutto, di fertilizzanti.

A chi converrebbe uno stop al corridoio?

L’imposizione di dazi allo scambio di prodotti alimentari e fertilizzanti crea preoccupazione ai vertici del Cremlino e il benevolo ricatto del “se Bruxelles, Washington e Londra sono sinceramente interessate a continuare l'esportazione di cibo dall'Ucraina attraverso il corridoio marittimo, allora hanno poco più di un mese per esentare dalle loro sanzioni l'intera catena di operazioni che accompagnano il settore agricolo russo”, suona come un ultimatum di cristallo. Infatti, l’interesse economico della Russia è su più fronti e con un raccolto 2023 che si prospetta ai massimi livelli di sempre, con un prezzo interno del cereale da difendere e (soprattutto) con la necessità di conservare un adeguato flusso di esportazione cerealicolo (e di incasso del contro valore), le ultime dichiarazioni bellicose di Mosca sul non mantenimento del corridoio potrebbero essere riviste nelle prossime settimane.

L’accordo sul Mar Nero è di interesse alimentare mondiale, ma lo è anche economico per la Russia e per Paesi come la Turchia. Quindi una minore insicurezza sul rinnovo avrebbe positivi effetti anche a livello di costi logistici e di assicurazione del trasporto marittimo per prodotti che al 55% sono finora stati destinati ai Paesi in via di sviluppo.

Corridoio per l’export dall’Ucraina, Mosca minaccia di non rinnovare l’accordo - Ultima modifica: 2023-04-07T16:47:11+02:00 da Simone Martarello

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