Lo scenario mondiale del grano tenero ha subito negli ultimi 2 anni un netto cambiamento con la produzione che eccede i consumi, un’inversione di trend che, nonostante il calo dei raccolti del 2% rispetto alle produzioni record del 2008/09 ha di fatto annullato la situazione critica vista nel 2007 ristabilendo un livello di scorte che oggi è tornato ai massimi degli ultimi 5 anni.
La produzione 2009 a 668 milioni di tonnellate, rispetto ai 687 milioni del 2008 e una media di 610 mio nel periodo 2005-2007, copre un consumo record stimabile in 643 milioni di t (639 mio t nel 2008 e una media di 618 mio t nel periodo 2005-2007). Gli stock di fine campagna sfioreranno i 200 milioni di tonnellate (rispetto ai 165 mio del 2008 ed ai 118 mio del critico 2007).
L’evoluzione degli ultimi 5 anni (Tab. 1) evidenzia che il consumo ha una sorta di minimo sui 610-615 milioni di tonnellate mentre cresce facilmente fino ad un massimo di 640 milioni di tonnellate se le quotazioni si riducono sensibilmente; al contrario se da un quinquennio le superfici seminate sono abbastanza stabili, la produzione resta molto variabile dipendendo tremendamente dalla variabile climatica (nda: la maggior parte delle aree coltivate non è irrigua).
Più in dettaglio a livello produttivo si è registrato un incremento in Europa, circa 1,7 milioni di tonnellate più del 2008, mentre nelle regioni del cosiddetto Mar Nero in Canada e in Cina si sono confermati raccolti speculari al (positivo) 2008, unica contrazione negli Usa con un meno 10% (circa 8 mio t in meno). Anche nell’emisfero Sud, ossia in Argentina, Australia e Brasile, i raccolti sono stati buoni, nonostante una partenza del ciclo colturale in regime di siccità.
La qualità media riscontrata nelle principali aree produttive, è stata buona con l’Europa che ha visto oltre il 70% della produzione con caratteristiche molitorie; qualche problema in più si è evidenziato in Francia, Italia, Polonia e Repubblica Ceca, mentre Austria, UK e le aree del Nord Europa hanno migliorato la qualità media del 2008. Nelle regioni del Mar Nero la qualità del grano “esportabile” si è confermata buona come nelle attese degli operatori, mentre per le origini Nordamericane sia il Canada che gli Usa hanno visto una qualità media inferiore al 2008. Dall’Australia le notizie non sono univoche con caratteristiche che variano sensibilmente da area ad area sulla base dell’andamento climatico occorso (piogge tardive) durante le fasi conclusive del ciclo colturale.
LO SCENARIO 2009/10
Se la situazione mondiale evidenzia chiarissimi segnali distensivi, confermati dalle ultime due annate di produzioni nettamente superiori alla media ed un livello di stock ai massimi degli ultimi cinque anni, anche nei cosiddetti principali paesi esportatori il quadro non poteva essere che rassicurante.
Nonostante un raccolto Usa a 60,3 milioni di tonnellate (68,0 mio t nel 2008), Canada a 24,5 milioni di tonnellate (28,6 mio nel 2008) ed Australia 21,6 milioni t (21,0 mio nel 2008) la domanda interna sommata alla domanda estera sono state inferiori alla produzione e le scorte di fine campagna sono stimate sui 30 milioni di tonnellate, valore prossimo al massimo degli ultimi anni registrato nel 2005. (Tab.2).
Sul fronte della domanda mondiale, stimata in 643 milioni di tonnellate, sarebbe in contrazione l’uso mangimistico a 103 milioni di tonnellate, contrastato da prezzi molto aggressivi dell’orzo foraggero e dei derivati della distillazione del mais, mentre l’utilizzo alimentare a 452 milioni di tonnellate è abbastanza stabile rispetto al 2008. Pertanto le prospettive della domanda sono per una certa stabilità sul medio periodo.
A livello di scambi si è registrata una forte attività sul finire della scorsa campagna e nei primi mesi del 2009/10, probabilmente supportata dalla volontà degli acquirenti di consolidare parte delle coperture in regime di prezzi ritenuti ormai ai minimi, pertanto nel prosieguo si prospetta un mercato con meno domanda e un volume di merce scambiata che potrebbe essere inferiore di un 18-20 milioni di tonnellate rispetto al 2008/09. In contrazione sarebbero le esportazioni degli Usa (24,5 mio versus 27,0 nel 2008) e del Canada (17,2 mio versus 18,3 nel 2008), mentre è attesa in aumento dalle origini Australi (14,3 mio versus 13,5 mio del 2008); dal Mar Nero si attende un decremento dell’esportazione di un 3 mio ton (34,2 mio versus 37,4 mio del 2008).
Per delineare l’intero scenario 2009/10, un accenno alla produzione e la domanda asiatica ove la Cina (114 mio di ton) e l’India (80 mio t) si confermano ai livelli del 2008, per contro la domanda dal continente asiatico nel suo complesso si dovrebbe attestare sui 24 milioni di tonnellate, un livello non particolarmente preoccupante e speculare al 2008/09.
LE BORSE MERCI USA
Per capire l’andamento delle borse Usa, sia con l’ottica di stimare il trend futuro dei prezzi che operativamente di prendere una posizione di vendita (o acquisto) con una controparte virtuale (cartacea), dalla scorsa crisi del 2007/08 è necessario seguire allo stesso tempo sia gli eventi endogeni (produzioni, scambi e consumi) che quelli esogeni (l’attività degli speculatori, cambi valutari...).
Analizzato produzioni e consumi, ora un breve flash sulle prospettive di scambio per capire quali saranno le direttrici che hanno influenzato o potenzialmente andranno ad influenzare i mercati a termine americani.
La prima parte della campagna (giugno-settembre 2009) ha visto le borse gradualmente “sgonfiarsi” dopo che sono venute meno le erronee aspettative di raccolti problematici nei principali paesi esportatori. Gli “speculatori” che da maggio avevano preso rilevanti posizioni di acquisto, si sono lentamente defilati a partire da giugno consolidando i guadagni. Per contro nel mercato “reale” a cavallo delle due campagne, i paesi asiatici hanno trovata pronta l’offerta e si sono finalizzati scambi con volumi ben oltre il normale livello che hanno dato ancor più equilibrio allo scenari mondiale; logica conseguenza il progressivo calo delle quotazioni sulle borse Usa fino ai primi di settembre. Mese in cui abbiamo assistito al ritorno della speculazione basata su possibili problemi qualitativi in Usa e Canada e sulla perdurante siccità nell’Emisfero Sud, ma anche questi scenari d’instabilità dei mercati sono già in fase di rientro e nel primo trimestre ci si attende un ritorno delle quotazioni ai livelli di normalità (nda. sotto ai 5,0 $/bushel). Se il trend è ribassista, non si esclude che si verifichino momenti di volatilità dovuti all’entrata o all’uscita dei “fondi” che tuttavia dovrebbero ridurre la loro presenza.
Quanto appena descritto lo si evince dall’andamento lineare delle quotazioni del Chicago board of trade (Tab. 3) ove, in aggiunta, si vede la magnitudo del crollo dei prezzi avvenuto dai primi di agosto 2008 quando il susseguirsi di positive notizie sui raccolti in tutto l’emisfero Nord hanno in poche settimane fatto rientrare definitivamente la speculazione del 2008.
PROSPETTIVE PER IL 2010
L’attuale scenario della domanda e offerta mondiale lascerebbero intendere a breve un’ulteriore contrazione dei prezzi fino al raggiungimento, in un paio di mesi, di quell’equilibrio che poi si manterrebbe fino alla conferma delle semine in Nord-america (aprile) e alle prime stime dei raccolti nell’emisfero Nord (da maggio). A supportare la previsione di una nuova contrazione dei prezzi vi è la perdurante pesantezza delle bilance commerciali di Usa e Eu-27, entrambi in sensibile ritardo rispetto alle ottimistiche stime di esportazione d’inizio campagna: i primi troppo penalizzati dall’attività speculativa dei fondi d’investimento che finora hanno contribuito a sostenere i prezzi interni oltre i valori mondiali; i secondi per l’effetto devastante del “supereuro” che di fatto li ha puntualmente penalizzati ad ogni asta di acquisto da parte dei paesi del nord Africa (a tutto vantaggio delle origini del Mar Nero).
Con il passare delle settimane la pressione dell’origine Australe si unirà a quella degli elevati stock visibili in Usa ed Europa e via via che usciranno le intenzioni di semina in Nord-america (fine marzo) e le stime dei raccolti nell’area del Mediterraneo (aprile) e in Asia (maggio), l’offerta mondiale potrebbe farsi sempre più aggressiva.
Infine non dimentichiamo che negli ultimi mesi del 2009 i principali paesi importatori hanno sensibilmente allungato le scorte con l’acquisto di grani dal Mar Nero e la loro domanda “mensile” nei prossimi mesi potrebbe drasticamente ridursi soprattutto in presenza di quotazioni che tendenzialmente saranno al ribasso.
Da maggio, il mercato sconterà altri fattori di rilievo come la conferma delle superfici seminate a grani “primaverili” in Nord America, le stime sulle produzioni e sulla qualità dei grani vernini in Usa e nel bacino del Mediterraneo, senza dimenticare il ruolo dell’offerta della Russia e dell’Ucraina oltre all’effetto indiretto dei raccolti Asiatici su un equilibrio mondiale che a detta degli operatori dovrebbe essere stabile per tutto il 2010 con un livello di prezzi molto simile a quanto già visto nel periodo 2006 (Tab. 4).
Fattori destabilizzanti o di rischio saranno principalmente quelli “esogeni” come la speculazione sulle borse Usa, dovuta alla possibilità di facili guadagni con minimo immobilizzo finanziario, e il cambio eurodollaro la cui volatilità negli ultimi anni ha spesso fatto la vera differenza, più delle decisioni degli agricoltori o delle politiche agricole.