Situazione generale di alta volatilità, riduzione degli stock di fine campagna e prezzi dettati soprattutto dalla qualità (generalmente scarsa) sono alcuni dei denominatori comuni che contraddistinguono le ultime campagne di grano duro e grano tenero. Diverso, invece, è il discorso per il mais, che si appresta a un sostanziale rimbalzo produttivo. Sono queste alcune delle considerazioni emerse durante il convegno Commodity agricole 2024 – Volatilità, previsioni, strategie organizzato da Unione Italiana Food e Areté.
Grano duro, la partita si gioca sullo spread qualitativo
Si presenta molto complessa la situazione del grano duro, nonostante l’Italia registri un leggero aumento di produzione nel 2023/24 rispetto al 2022/23 (+2%). I livelli di stock particolarmente bassi di questo mercato lo lasciano infatti esposto a una grande volatilità. Al contempo, l’elevato fabbisogno di importazione da parte dell’Italia lascia poco spazio a un calo delle quotazioni, in un contesto mondiale tirato. Sarà quindi necessaria più di una campagna di buona produzione per permettere un adeguato accumulo di scorte.
Analizzando la situazione nel suo complesso, il frumento duro vede come principali produttori a livello globale i Paesi Ue (23%), la Turchia (13%) e il Canada (13%). Principali esportatori sono Canada (44%), Turchia (13%) e Messico (10%), mentre i maggiori importatori sono Ue (30%), Algeria (15%) e Marocco (12%).
La campagna 2023/24 è prevista essere la quinta consecutiva in deficit, con una produzione di 31,37 milioni di tonnellate rispetto ai 33,28 milioni del 2022/23 (-5,73%). Le scorte si verranno a trovare quindi a livelli minimi.
Canada
Più nel dettaglio il Canada, responsabile del 40% dell’export di questa commodity, prevede una riduzione attorno al -30%, a causa dei danni provocati dalla siccità estiva.
Stati Uniti
Negli Stati Uniti la produzione è in calo (-7,81%) nonostante una crescita delle aree coltivate del +2,28%, per via di un deterioramento delle rese e di forti problemi con la siccità. Le esportazioni a stelle e strisce sono comunque in leggero aumento, per compensare almeno parzialmente l’ammanco di prodotto dal Canada.
Unione europea
Per i paesi Ue la produzione 2023/24 è stata in linea (-0,41%) con quella particolarmente esigua della campagna precedente, ovvero –12% rispetto alla media 2017-2021. Gli aumenti in Italia (+2%), infatti, sono stati più che compensati dai cali in Spagna (-31%) e in Francia (-5%). Inoltre, la qualità del raccolto è stata particolarmente deludente, soprattutto per quanto riguarda il peso specifico. Questo porta a un forte aumento del fabbisogno di importazione, che però non basterà a fare accumulare stock, che appunto sono previsti in calo.
Nord Africa
Anche il Nord Africa vede un calo della produzione per via del secondo raccolto consecutivo danneggiato dalla siccità. Questo porta di conseguenza a un aumento del fabbisogno di importazione ed è testimoniato dalle numerose aste organizzate da Tunisia e Algeria, principali responsabili di questo calo produttivo.
Turchia
Fa eccezione nel contesto globale la Turchia, Paese che storicamente è sempre stato importatore netto. Nell’ultima campagna, invece, ha registrato un forte aumento di produzione, arrivando ai 4 milioni di tonnellate, quindi avvicinandosi ai livelli canadesi. Ciò ha permesso alla Turchia di diventare un esportatore netto, tanto che l’export da questo Paese supererà il milione di tonnellate. Al momento, peraltro, la Turchia è anche il principale partner della Unione Europea per le importazioni di frumento duro.
Sul fronte prezzi, la campagna 2022/23 aveva visto un calo generalizzato dei prezzi italiani, soprattutto per il ridimensionamento dei listini nordamericani, i cali sui listini degli altri cereali e il rallentamento della domanda. La campagna 2023/24 si è aperta con quotazioni al rialzo, poi ritracciate per via dell’abbondante afflusso di prodotto dalla Turchia. Anche i problemi qualitativi, al contempo, hanno inciso pesantemente sui prezzi, tanto che è stato necessario introdurre un’ulteriore categoria di frumento duro, per permettere di quotare anche la qualità più scarsa.
Per il futuro a breve termine, sarà interessante monitorare come lo spread tra grano tenero e duro potrà incidere sulle decisioni di semina. Secondo le prime indagini non ufficiali sulle intenzioni di semina, in Italia il 33% degli agricoltori sarebbe intenzionato a calare le aree a grano duro, contro il 12% che invece sembra intenzionato ad aumentarle.
Da verificare anche la situazione della Turchia, che al momento ha esportazioni molto sostenute, ma potrebbe andare incontro a possibili restrizioni, come già avvenuto per olio d’oliva, ceci e lenticchie.
Grano tenero, verso un deficit globale
Nel mercato del frumento tenero, i principali produttori sono Cina (17%), Ue (17%), India (14%), Russia (11%) e Usa (6%), i maggiori esportatori sono Russia (24%), Ue (18%), Canada (11%), Usa (9%) e Australia (9%), i più grandi importatori sono Egitto (6%), Cina, Indonesia, Turchia e Algeria (tutte a quota 5%). Tra gli importatori, quindi, c’è una situazione per cui non prevale decisamente un’area rispetto a un’altra.
A livello globale, secondo le stime Usda è previsto un deficit, con una leggera flessione della produzione (da 789,5 milioni di tonnellate a 783.4 milioni tonnellate per il 2023/24, ovvero il -0,77%) e una riduzione quindi degli stock finali per il quarto anno consecutivo.
Stati Uniti
Più nel dettaglio, per gli Usa le ultime previsioni stimano un aumento del 10% per la nuova campagna, con maggiori performance dei frumenti invernali rispetto a quelli primaverili, ma l’export si ridurrà di oltre il 7%.
Canada
In Canada la siccità ha fatto sentire i suoi effetti, con un calo della produzione 2023/24 rispetto all’annata precedente del 10%, da 34,3 milioni a 31 milioni di tonnellate. Anche in questo caso, l’export sarà più limitato.
Unione europea
Nella Ue non è avvenuto l’atteso rimbalzo produttivo e dai 134,2 milioni di tonnellate della campagna precedente si resta su livelli produttivi invariati, ovvero sui 134 milioni di tonnellate. In forte calo (-37%) sono invece previste le importazioni dall’area del Mar Nero (Ucraina in primis), ma cresceranno comunque le esportazioni (+6,90%), andando a causare un’erosione degli stock finali.
Ucraina
Pure in Ucraina la produzione 2023/24 è solo leggermente superiore a quella della campagna precedente (22,5 milioni di tonnellate contro 21,5 milioni di tonnellate) ma l’export sarà appunto in calo di oltre il 35%, tornando di fatto su livelli di una decina di anni fa.
Argentina
Passando all’emisfero sud, in Argentina il raccolto è imminente e si prevede un rimbalzo di produzione rispetto alla stagione scorsa (+31,47%), passando da 12,55 a 16,5 milioni di tonnellate. Negativo, invece, l’impatto di El Niño sulla produzione australiana, che porterà a un calo del 38% (da 39 a 24,5 milioni di tonnellate).
Russia
Fa eccezione in questo quadro la Russia, dove la produzione sarà solo di poco inferiore a quella record del 2022/23 (si passerà da 92 a 85 milioni di tonnellate) e l’export aumenterà di oltre il 5%.
Sul fronte prezzi, per diversi mesi si è assistito a un notevole calo rispetto ai livelli raggiunti all’indomani dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, che si è acuito ulteriormente con l’arrivo dei nuovi raccolti. In questo contesto, comunque, il mercato europeo sta attraversando una fase di maggiore sostegno rispetto a quello statunitense.
Per il futuro a medio termine, sarà interessante monitorare i prezzi russi ed europei, che riflettono anche il livello di competitività. Si sta delineando comunque una situazione in cui si allarga sempre più lo spread su base qualitativa, visto il livello generale piuttosto deludente rispetto alla media quinquennale. Per interpretare al meglio le dinamiche future occorre inoltre considerare anche i prezzi dei fertilizzanti, che sono in calo rispetto al boom del 2022, ma sono rimasti tuttavia su livelli più sostenuti rispetto al passato. Tutto ciò, quindi, potrebbe incidere anche sulle future scelte colturali e sui livelli di qualità pure del raccolto 2024.
Rimbalzo produttivo per il mais
Per il 2023/2024 si preannuncia un importante rimbalzo produttivo del mais, con aree che si avvicineranno a record storici dal punto di vista dell’offerta, il che permetterà tra l’altro sia un aumento dei consumi ad uso energetico, sia un incremento degli stock.
La fotografia della situazione attuale vede come principali Paesi produttori Usa (quota globale del 32%), Cina (23%), Brasile (10%) e Ue (5%). I maggiori esportatori sono Brasile (28%), Usa (26%), Argentina (20%) e Ucraina (10%), i principali importatori Unione europea (13%), Cina (12%), Messico (9,5%) e Giappone (8%).
La produzione per la campagna 2023–24 è prevista in aumento, fondamentalmente per maggiori raccolti negli Stati Uniti, in Unione europea e in Argentina. Anche i consumi sono stimati in leggera ripesa. Per il 2023-24 negli Usa è previsto un rimbalzo produttivo grazie fondamentalmente ad aree che si avvicinano a record storici, il che permetterà un aumento dei consumi ad uso energetico e delle esportazioni, nonché un accumulo di stock del + 55%.
Ucraina
Per l’Ucraina, partner fondamentale della Ue per le importazioni, la produzione 2023/24 è prevista in leggero aumento, ma fa segnare comunque un -17% rispetto alla media 2017 – 2021. Il forte calo delle esportazioni (-28 %) è dovuta alla mancanza di prodotto, dopo due campagne di produzione non elevata ed esportazioni sostenute. Nella scorsa campagna, infatti, l’export è rimasto elevato grazie a un alto livello di scorte. commodity agricole
Brasile
In Brasile la campagna 2022-23 ha visto una produzione record (137 milioni di tonnellate) grazie a un aumento delle aree e a rese che hanno raggiunto massimi storici. Per il 2023-24 questo Paese si manterrà su alti livelli (129 milioni di tonnellate) e, per il secondo anno consecutivo, scalzerà gli Usa come primo esportatore mondiale (con 57 milioni di tonnellate).
Argentina
L’Argentina ha avuto una campagna 2022-23 fortemente limitata dalla siccità (34 milioni di tonnellate); per il 2023/24 è invece previsto un record produttivo con un +62%, che porterà a 55 milioni di tonnellate la produzione e farà fare un balzo all’export del 78%, anche in ragione della debolezza della valuta interna. commodity agricole
Unione europea
Nei Paesi Ue per il 2023/24 è previsto un rimbalzo produttivo del +14% rispetto al 2022-2023, passando da 52,2 milioni di tonnellate a 59,7 milioni di tonnellate, ma rimane evidente come la prodizione rimanga a livelli non particolarmente elevati, tanto che il fabbisogno fa ancora segnare cifre record. commodity agricole
Sul fronte dei prezzi, si è registrata una discesa marcata rispetto alla scorsa annata per le aspettative di maggiori raccolti. I cali più marcati sono stati registrati in Italia e in Europa, a causa dell’elevato export ucraino, mentre in Usa c’è stato un rimbalzo delle quotazioni man mano che arrivavano revisioni sulle previsioni di produzione. commodity agricole
Dovrebbero quindi essere soprattutto Brasile e Argentina a garantire un buon approvvigionamento di mais per il 2023/24. Per i Paesi Ue, visto il calo di export ucraino e le contestuali difficoltà logistiche, è prevedibile una crescita dei listini. La stessa ripartenza della domanda cinese potrebbe essere un fattore rialzista, dal momento che fa riferimento al Brasile, fondamentale interlocutore anche della Ue. commodity agricole
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