SPECIALE ORZO

Distico da birra in difficoltà

Il passaggio alla rotazione biennale e il calo del prezzo hanno aperto la crisi, aggravata quest’anno dalmaltempo

«Tempi duri per l’orzo distico da birra. Il pessimo andamento climatico ha devastato le rese in campo e la qualità delle cariossidi, poi il basso prezzo di mercato ha dato il colpo finale. Questo è un anno da dimenticare, ma, pur scartando l’eccezionalità climatica, che tuttavia non è detto non si ripeta in futuro, l’andamento sempre più calante del prezzo e il passaggio dalla rotazione terziata a quella biennale stanno chiudendo le prospettive a una coltura storica nel Foggiano e in altri territori meridionali».

Per Francesco Giannubilo, presidente della Cooperativa di servizi collettivi per la Riforma fondiaria “Frentana” di Serracapriola (Fg), con sede a Chieuti, non si profila, per i prossimi anni, un avvenire roseo per l’orzo da birra. E lo afferma con la mestizia di chi non ha soluzioni alternative al declino di una coltura che «per la Cooperativa “Frentana”, sorta nel 1955, ha sempre svolto un ruolo fondamentale, sia nelle rotazioni colturali sia nella formazione del reddito dei soci».

Della superficie occupata dalla cooperativa, 8.000 ha compresi fra Puglia (Serracapriola, Chieuti) e Molise (Ururi, Santa Croce di Magliano), circa 600 ha sono coltivati, da oltre la metà dei 400 soci, a orzo distico, prodotto, attraverso contratti di coltivazione, per conto dell’Agroalimentare Sud, malteria di San Nicola di Melfi (Pz).

Coltura storica

«Sono numeri indicativi, che testimoniano come i soci, in gran parte, hanno sempre inserito l’orzo negli ordinamenti colturali, ma da qualche tempo hanno ridotto la superficie investita a causa del passaggio dalla tradizionale rotazione terziata, grano duro-orzo-leguminosa o coltura da rinnovo, alla rotazione biennale, grano duro-leguminosa, favorita dall’incentivo garantito prima dall’art. 68 e ora, con la riforma della Pac, dal greening».

Per gli agricoltori che hanno resistito a coltivare l’orzo, seppure contraendo le superfici investite, il 2013, con rese medie di 60-70 q/ha e prezzo di 21 €/q, era stato un anno eccellente, con plv oscillanti fra 1.260 e 1.470 €/ha, che hanno consentito di ripagare i costi, 600-700 €/ha, e di portare a casa un buon margine.

«Sicuramente meglio del 2014, che vede rese di 40-45 q/ha, costi aumentati per due trattamenti fungicidi negli altri anni mai praticati, prezzi di mercato crollati a 15-16 €/q e, con una plv di appena 600-720 €/ha, quasi sempre incapaci di coprire i costi di produzione. Tenendo peraltro conto che l’agricoltore non considera, fra i costi, né il lavoro proprio ed eventualmente di familiari né il pagamento di tasse e tributi, come l’Imu, i contributi di bonifica e così via. Quest’anno il conto economico colturale è quindi negativo, per quanto in via eccezionale. Ma non bisogna illudersi: la tendenza del prezzo rimane ribassista. Già l’anno scorso le malterie erano piene di orzo, l’offerta ora è cresciuta ulteriormente, forse anche grazie alle importazioni di orzo estero».

Eppure anche nell’annata appena conclusa, come nelle precedenti, la Cooperativa “Frentana” ha espresso il meglio delle capacità tecniche per garantire, pure nella coltivazione dell’orzo, rese e qualità, assicura l’agronomo Claudio Di Carlo. «L’Agroalimentare Sud ci fornisce il seme, certificato e conciato. Per anni abbiamo coltivato la varietà Scarlet, ma da 4-5 ne proviamo altre per individuare le più adatte ai diversi ambienti pedoclimatici in cui i soci coltivano, che vanno dalla pianura a ridosso del fiume Fortore, l’area più fertile, alle colline di oltre 300 m che circondano la sede della cooperativa, e comprendono terreni di medio impasto, argillosi, calcarei e terre rosse compatte e ferrose. Le varietà Dasio e Grace hanno sortito le stesse rese di Scarlet, 60-65 q/ha nel 2013 e 40-45 nel 2014. La Quench non è stata dissimile: 65-70 e 40-45 q/ha. Rese comunque molto diverse nei due anni, risultato di due andamenti climatici opposti: quest’anno i soci, per sottrarre le piante il più possibile ai forti attacchi di septoria e ruggine hanno dovuto effettuare, pur partendo da seme conciato, due trattamenti fungicidi, mentre nel 2013 e negli anni precedenti neanche uno! L’inverno tiepido non ha favorito l’accestimento, le piogge continue di marzo e aprile hanno aperto la strada alle malattie fungine, la grandine di metà e fine giugno ha inferto il colpo di grazia finale!».

Necessari due trattamenti fungicidi

L’anomalo andamento climatico ha inciso anche sul resto della tecnica colturale, sottolinea Di Carlo. «Abbiamo preparato il letto di semina come sempre: una lavorazione profonda 20-25 cm, con ripper o aratro trivomere, e due ripassi. La concimazione di fondo ha previsto 2 q/ha di fosfato biammonico (18-46) o fertilizzanti contenenti inibitore della nitrificazione (N-P: 25-15, 24-10 o 15-28). Da metà novembre la semina, con 1,4-2 q/ha di seme, in funzione di natura del terreno e lavorazioni compiute. Fin qua tutto regolare, come la concimazione in copertura con urea (2 q/ha) a fine gennaio. Poi le piogge hanno reso veramente difficile entrare in campo e realizzare al meglio il diserbo post-emergenza, dopo l’accestimento, la seconda concimazione di copertura con nitrato ammonico (2,5 q/ha), i due trattamenti con fungicida al quale abbiamo aggiunto concimi fogliari azotati per facilitarne la penetrazione e aiutare la nutrizione delle piante».

Del maltempo ha risentito pure la mietitrebbiatura, osserva Giannubilo. «Mentre di solito si concentra in tre settimane, fra il 10 e il 30 giugno, quest’anno è partita il 20 giugno e si è conclusa dopo la metà di luglio. Le cariossidi dell’orzo distico hanno assorbito tutta l’umidità possibile, erano continuamente bagnate. Abbiamo faticato per raccogliere l’orzo con il 12-12,5% di umidità, a volte l’abbiamo fatto asciugare o sul piazzale, rivoltandolo, o nei silos con la ventilazione artificiale. Inoltre le cariossidi, oltre a essere alquanto slavate, hanno un peso specifico basso, 60-62 e anche meno, contro la media di 66-67 degli anni scorsi. Considerazioni non secondarie, poiché il prezzo pagato dalla malteria tiene conto anche della qualità delle cariossidi e quindi del loro peso specifico. Il prezzo totale pagato dall’Agroalimentare Sud è la media delle quotazioni fissate dalla borsa merci di Foggia nell’arco di tempo che va dalla raccolta a fine ottobre: un acconto, pari all’80% del totale, viene pagato poco dopo la raccolta, il 20% di saldo a novembre. Da quel prezzo ovviamente detraiamo le spese di gestione in cooperativa. Al produttore di orzo è sempre rimasto un discreto reddito netto, a volte maggiore di quello ottenibile dal grano duro, ma quest’anno non sarà così. Quest’anno forse non coprirà neanche le spese. E se le rese fossero state buone come nel 2013, certo qualcosa avrebbe guadagnato, ma, a causa dei prezzi in forte calo, molto meno dei 600-700 €/ha dell’anno scorso».

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Distico da birra in difficoltà - Ultima modifica: 2014-10-06T00:00:00+02:00 da Redazione Terra e Vita
Distico da birra in difficoltà - Ultima modifica: 2014-10-06T12:04:07+02:00 da Redazione Terra e Vita

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