Il ranuncolo in Italia può rappresentare una soluzione interessante per il periodo invernale. Partendo dall’impianto occorre una lavorazione poco profonda seguita dalla disinfestazione del terreno chimica, per solarizzazione o per vaporizzazione. La piantagione viene effettuata su prode a una densità di 7-8 piante al . In ambiente mediterraneo il ranuncolo è coltivabile all’aperto, ma per produzioni di qualità è meglio ricorrere alla serra. Il ricorso a bulbi lasciati in cella a 10 °C per 25-30 giorni permette poi un anticipo di produzione, portando da 180 a 70-75 i giorni per la fioritura, considerando che sotto serra gli impianti vengono fatti tra fine agosto e inizio settembre. L’irrigazione è fondamentale e parte già subito dopo l’impianto, al fine di mantenere durante tutto il ciclo una giusta umidità del terreno.
Per evitare allungamenti della testa possono poi impiegarsi prodotti brachizzanti nel periodo invernale.
I tripidi, Frankliniella occidentalis in primis, sono gli insetti più insidiosi per la coltura, dal momento che possono provocare distorsioni e annidarsi nei boccioli, mentre meno insidiose sono appaiono le nottue. Eppure non ci si deve scordare né di patogeni come la botrite, oidio, Cephalosporium sp., Phyllosticta ranuncoli, Septoria ficariae e Pythium debaryanum, che possono essere contrastati con opportuni fitofarmaci, né dei danni da batteriosi.
Infine la produzione media si attesta intorno agli 11-12 steli per pianta (8 di categoria extra e 3-4 di prima) e la qualità è funzione del materiale di propagazione ed è migliore quando provieni da “bulbi preparati” (fiori di maggiori dimensioni e di migliore qualità).
L'articolo completo può essere letto sul numero 6/2017 di Colture protette