Imperterrito avanza: pochi lo vogliono ma qualcuno “se lo piglierà”. È questa la sensazione attorno al riaccendersi dei negoziati per un accordo commerciale bilaterale tra Unione europea e paesi del Mercosur. Dopo gli incontri ad alto livello della scorsa settimana, la base dell’offerta negoziale dell’Ue sui prodotti sensibili è circolata in questi giorni, mettendo in apprensione tutto il settore agricolo europeo, con diversi gradi di preoccupazione.
La tabella riporta alcune delle principali concessioni che il Commissario al Commercio Ue, Cecilia Malmstrom, si appresterebbe a mettere sul tavolo negoziale. Spiccano, ovviamente, le aperture dei mercati nel settore delle carni, ma preoccupano anche i numeri per i settori del riso e del mais, solo per citarne alcuni. E non sono nemmeno cifre nuove; sono cifre che, più o meno, erano già state messe sul tavolo una decina di anni fa (era il 2004), prima dell’interruzione del negoziato. Ma quello che cambia è la situazione economica del settore agricolo, a livello Ue certo, ma anche a livello mondiale.
E proprio in questo senso va la dichiarazione che 13 Ministri agricoli dell’Ue (con il sostegno di altri 7, Italia compresa) ha presentato al Consiglio agricolo del 14 aprile a Lussemburgo, chiedendo uno studio d’ impatto.
Ovvia preoccupazione è stata fermamente espressa anche dall’associazione delle organizzazioni agricole europee, il Copa-Cogeca. «La Commissione ha promesso ai ministri che avrebbe effettuato uno studio d’impatto prima di fare un’offerta. Ma non è stato così», ha concluso Thomas Magnusson, presidente della Cogeca (cooperative). Studi che dimostrerebbero che il settore agricolo europeo rischia di perdere più di 7 miliardi di euro a causa di un simile accordo e che il Mercosur è già un grande esportatore verso l’Ue, «se si pensa che l’86% delle nostre importazioni di carni bovine e il 70% delle nostre importazioni di pollame provengono da questi paesi».
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