La leadership italiana del riso è minacciata da un pericoloso nematode (l’Aphelenchoides besseyi) che dal 2011 a oggi ha colpito oltre il 10% delle partite di seme del riso, quindi sottratte al commercio, e non sembra volersi arrestare. A lanciare l’allarme è Massimo Biloni, coordinatore del Gruppo riso di Assosementi, nel suo intervento nel corso della giornata “Sperimentazione agronomica e attività sementiera per una risicoltura d’eccellenza” svoltasi a Mortara (Pv) e promossa dall’Ente Nazionale Risi. Tutte le informazioni al link: https://goo.gl/BldMuL.
«Il nostro settore costituisce da sempre a livello europeo un’eccellenza da salvaguardare – ha dichiarato Biloni -. Tuttavia, negli ultimi cinque anni non è stato possibile certificare oltre 17mila tonnellate di semente di riso, pari a 410 partite di seme in natura, per l’impossibilità di rimuovere questo nematode, un autentico flagello per le risaie. Non è più sostenibile che le uniche figure sottoposte a controlli, ossia le aziende sementiere, si facciano integralmente carico del contenimento del problema ed è giunto il momento che anche tutto il resto della filiera intervenga».
Secondo Biloni la diffusione del nematode rappresenta un’ulteriore difficoltà per l’attività sementiera che si va a sommare al crescente impiego di seme non certificato: un fenomeno che secondo le stime Assosementi ha raggiunto il 30% delle superfici coltivate. Infatti, mentre crescono le superfici coltivate a riso, i quantitativi certificati di semente segnano il passo. «L’utilizzo di sementi certificate è il solo strumento che garantisce la sanità e la germinabilità del seme, oltre che la sua identità varietale, e quindi è il presupposto per produzioni di qualità e sicure per il consumatore».
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