Api e mais: una convivenza che sembra diventata difficile. Lo stop ai concianti neonicotinoidi, deciso l’anno scorso in relazione al fenomeno della moria delle api, ha determinato motivo di scontro tra due categorie produttive, maiscoltori e apicoltori, importanti per la tutela del made in Italy agroalimentare e dell’ambiente. Differenze di vedute che forse si possono appianare: è questa la conclusione del convegno “Api o mais? Meglio api e mais” organizzato da Il Sole 24 ORE / Business Media e tenuto a Roma, presso gli uffici della Camera dei Deputati a Palazzo Marini.
Il convegno ha messo a confronto le esperienze europee, in particolare di Francia e Italia, nella gestione dell’emergenza causata dal fenomeno della moria delle api e ha fatto il punto sulla tormentata questione dell’utilizzo di agrofarmaci a base di neonicotinoidi per la semina del mais. L’utilizzo di questi prodotti rimane infatti sospeso in via cautelativa nel nostro Paese, ma non in Francia. Nel Paese transalpino, il rischio legato all’utilizzo dei nicotinoidi è stato valutato prima a priori e poi in campo.
MONITORAGGIO IN CAMPO
E la rete di monitoraggio allestita dall’Afssa (Agenzia nazionale di sicurezza sanitaria) non ha rilevato casi di mortalità delle api collegabili all’utilizzo di questi prodotti e ne ha quindi confermato l’autorizzazione d’impiego. «La sorveglianza in campo – ha detto Anne Alix, capo dell’ufficio di tossicologia dell’Agenzia Francese – ha confermato l’efficacia delle contromisure tecniche e legislative poste in essere per la gestione della semente trattata». I fattori di rischio da evitare, secondo l’analisi compiuta da Affsa sono: una bassa qualità della concia, tempo siccitoso e ventoso durante la semina (vento più di 30 km/h), seminatrici che disperdano le polveri in alto e il ritorno delle polveri sulle fioriture di bordo campo. Per questo la Francia ha fissato limiti di polverosità della semente e ha dato precise disposizioni per la gestione delle semine.
STUDI SULLA SEMINATRICE
Il programma di monitoraggio e ricerca Apenet, gestito in collaborazione tra i Ministeri dell’Agricoltura e della Salute, non ha potuto invece rilevare in campo l’eventuale effettiva relazione tra trattamento del seme di mais e moria di api, a causa della sospensione dei neonicotinoidi (determinante ai fini della conferma dello stop ai concianti è stato quindi lo studio sull’emissione delle polveri durante la semina, effettuato dal Cra-Ingegneria di Monterotondo - Roma), ma è diventato il più ambizioso progetto europeo di monitoraggio sullasalute delle api. Rilevando, tra l’altro, percentuali molto alte di mortalità delle api anche nelle zone protette a causa di attacchi di patogeni come varroa, virosi e peste americana.
«La rete di monitoraggio nazionale – ha spiegato Franco Mutinelli del Centro di referenza nazionale per l’apicoltura, presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – è composta da diversi moduli regionali di rilevamento composti ognuno da 5 apiari di 10 alveari ciascuno. Riguardo al rischio “chimico”, nei controlli ordinari non sono state riscontrate particolari presenze significative. Presenze sono state rilevate solo in alcuni controlli straordinari, ad esempio nella piana di Sibari (Cs)». Il primo anno di Apenet ha consentito anche di ridimensionare il rischio connesso alla guttazione del mais (le gocce emesse dalle foglie non sarebbero bottinate dalle api). Contestati invece i risultati dei primi test sugli effetti subletali dei concianti, che abbasserebbero in modo elevato la dose letale (subletale). Studi che saranno potenziati a partire da quest’anno. Nel corso della tavola rotonda seguita alle relazioni presentate durante il convegno, Giuseppe Blasi, rappresentante del Mipaaf, ha infatti ammesso che: «avremmo sollevato meno critiche se fin dall’inizio della vicenda avessimo focalizzato l’attenzione sulle tecniche di concia, dove il delta è maggiore, invece di concentrarci solo sulle modifiche alle seminatrici».
Ma un ruolo ancora più importante in questo contesto lo rivestono l’informazione e la formazione degli operatori perché, come ha ricordato Silvio Borrello, del ministero della Salute, è l’utilizzazione impropria sia delle sementi sia dei fitofarmaci a compromettere lo stato di salute delle api.