La relazione della Corte dei Conti italiana sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Ue evidenzia le numerose criticità di tale gestione, molte delle quali riguardano il Fondo agricolo e quello regionale.
I punti critici più rilevanti sono costituiti dal saldo netto a nostro carico tra quello che si versa e quello che si riceve, le correzioni finanziarie successive alla chiusura dei conti annuali che sottraggono ulteriori finanziamenti oltre a quelli perduti a seguito del disimpegno automatico, le frodi e infine le seconde condanne per mancata attuazione di una sentenza di condanna emessa dalla Corte di giustizia.
Nella Relazione annuale sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea relativa all’anno 2017, la Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali ha analizzato i flussi finanziari in entrata e in uscita e le tipologie di risorse che hanno alimentato il bilancio europeo, ed ha valutato l’utilizzo dei Fondi destinati alla Politica di coesione e alla Politica agricola comune per poi analizzare gli elementi di interesse tratti dall’evoluzione dei Programmi operativi regionali e nazionali.
L’ITALIA CONTRIBUTORE NETTO DELL’UNIONE EUROPEA
L’analisi dei flussi finanziari intercorsi tra l’Italia e l’Unione Europea, nell’esercizio 2017, ha confermato la tradizionale posizione di contributore netto dell’Italia. Il contributo netto afferente al 2017 è stato pari a 4,4 miliardi di euro. Nel periodo 2011-2017, il saldo cumulato dei contributi netti, costantemente negativi in media per circa 5,1 miliardi di euro annui, mostra un risultato pari a meno 36 miliardi, che colloca il nostro Paese al quarto posto dopo Germania, Regno Unito e Francia per valore assoluto del contributo netto dell’intero settennio. L’Italia risulta invece al nono posto, ove il contributo netto cumulato del settennio venga considerato in percentuale del Reddito Nazionale Lordo.
LE SECONDE CONDANNE
Un profilo che ha meritato particolare attenzione è stato quello delle cosiddette ”seconde condanne” nel caso in cui lo Stato membro non si sia conformato agli obblighi derivanti da una prima sentenza di condanna per inadempimento, che per l’Italia sono state quattro fra il 2011 e il 2017 ed una nel 2018, per il rilevante onere che esse comportano, sia in termini di somma forfettaria che lo Stato membro deve versare immediatamente, sia per l’obbligo di versamento continuo della penalità periodica fino a quando non si sarà pienamente conformato alla prima e alla seconda sentenza della Corte di giustizia. Ad oggi risultano effettuati pagamenti per cinque seconde condanne per un importo pari ad oltre 547 milioni.
In particolare, le tre procedure in materia ambientale si riferiscono al mancato completamento della capacità di trattamento/smaltimento/recupero dei rifiuti in Campania (discariche, termovalorizzatori e impianti di recupero dei rifiuti organici); al trattamento delle acque reflue urbane non conforme alla Direttiva 91/271/CE (in tutto 109 casi distribuiti sull’intero territorio nazionale); alle discariche abusive per rifiuti pericolosi e non pericolosi (oltre 200 siti in infrazione sul territorio nazionale, oggi ridotti ad una settantina per effetto degli interventi di messa a norma). Le due restanti procedure riguardano rispettivamente il mancato recupero degli aiuti illegittimi concessi alle imprese nel territorio di Venezia e Chioggia, nonché il mancato recupero degli aiuti illegittimi concessi per interventi a favore dell’occupazione.
LE RETTIFICHE FINANZIARIE
Comincia poi ad emergere, per i Paesi per i quali gli esiti della Programmazione 2007-2013 sono ormai definiti, il peso delle “Restituzioni” dovute alle rettifiche operate in sede europea. Ad un primo esame globale sul sistema europeo, in attesa di poter disporre di dati concernenti i singoli Paesi, può riscontrarsi un’incidenza tutt’altro che irrilevante, pari al 12%, di tale fenomeno sul totale delle entrate pari a 139 miliardi di euro nel 2017, cui consegue la diminuzione del peso delle risorse proprie che si attestano all’83%, rispetto al 91,7% dell’anno precedente.
In Italia per il settore agricolo nell’esercizio 2017 sono intervenute tre Decisioni di esecuzione della Commissione che escludono dal finanziamento dell’Unione alcune spese effettuate dagli Organismi pagatori, sia del FEAGA che del FEASR, che non soddisfano i requisiti di conformità alle normative europee verificati a seguito di procedure di conciliazione con lo Stato membro, seppure relative a spese eseguite nei 24 mesi antecedenti. Per l’Italia l’impatto finanziario di tali esclusioni, che sottraggono definitivamente quote di finanziamenti europei per il nostro Paese, raggiunge, nel 2017, la cifra complessiva di 337 milioni di euro, nel 2016 era stata di 108,7 e nel 2015 di 159,1 milioni di euro, più del triplo dell’esercizio precedente.
Occorre tener presente, infine, che le rettifiche finanziarie per il settore Agricoltura e Sviluppo rurale hanno sempre un impatto netto sul bilancio dell’UE. Infatti, determinano una perdita dei finanziamenti per lo Stato membro, che non può sostituire spese inammissibili con nuove spese ammissibili come invece, ad esempio, avviene nell’ambito della politica di coesione.
LA POLITICA AGRICOLA COMUNE
La Corte riferisce nella sua relazione che deve evidenziare, ancora una volta, debolezze e inefficienze nella gestione degli aiuti diretti a valere sul FEAGA. Le irregolarità riscontrate anche nel 2017 producono mancati rimborsi agli Organismi pagatori per importi rilevanti. Pertanto è necessario mantenere alta l’attenzione sui procedimenti di recupero, fino al completamento degli stessi e relativamente alle loro singole fasi presso le Autorità competenti. Secondo la Corte Conti il problema delle asimmetrie organizzative e della incompleta regionalizzazione degli Organismi pagatori rappresenta tuttora un elemento di rilievo. L’innalzamento al 70% delle anticipazioni dei pagamenti FEAGA, autorizzato in via eccezionale dalla Commissione, resta comunque, una misura limitata ad un arco temporale circoscritto tale da non interferire con l’eventuale recupero susseguente alla successiva fase di controllo.
Quanto alla fase intermedia del ciclo di Programmazione del Fondo per lo Sviluppo rurale 2014-2020, si conferma la lentezza dell’avanzamento finanziario infatti dal 2014 inizio programmazione al 2017 si è raggiunta una media di solo il 13,40% di pagamenti effettuati sul complesso dei programmi.
IRREGOLARITÀ E FRODI A DANNO DEL BILANCIO DELL’UNIONE EUROPEA
Si rinnova l’attenzione dedicata dalla Corte dei Conti a questo fenomeno che è in continuo aumento. Il trend rilevato registra nel 2017 un incremento complessivo delle irregolarità, con un totale di segnalazioni dall’OLAF che passa da 927 a 1227. Il dato parziale del 2018 di 696 non può tuttavia ritenersi ancora significativo. L’incremento è interamente da attribuirsi a segnalazioni in ambito FESR, che per la Programmazione 2007-2013 risultano quintuplicate, mentre sono in calo per il settore dell’agricoltura.
Per il settore agricolo, le tipologie critiche sono assai differenti con riguardo ai pagamenti diretti rispetto allo sviluppo rurale.