«Quale ruolo pensate devono avere le imprese agromeccaniche? Ci volete a bordo e condividete la necessità, che noi riteniamo ineluttabile, di investire in tecnologie e innovazioni per avere produzioni sempre più abbondanti e sostenibili?»
Con queste domande Gianni Dalla Bernardina, presidente di Cai (Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani), ha voluto sollecitare i partecipanti alla terza assemblea dell’associazione in quel di Principina Terra (Gr), introdotta dai saluti di Giancarlo Ballerini, presidente Confai Grosseto. E le risposte sono state pressoché unanimi. «Abbiamo bisogno di una rete di imprese agromeccaniche efficiente e forte – ha detto nel suo videomessaggio l’europarlamentare Paolo De Castro – per questo nella riforma Pac lavoreremo per dare sempre più ruolo ai contoterzisti». A supporto dell’attività agromeccanica è intervenuto anche il mondo della ricerca. I risultati di uno studio presentati da Jacopo Bacenetti dell’Università di Milano hanno messo in luce come l’impatto delle lavorazioni di preparazione del letto di semina e di semina sia generalmente più basso quando la meccanizzazione è operata dall’azienda agromeccanica. In particolare, rispetto al coltivatore diretto, il riscaldamento globale è ridotto del 24,5% per la lavorazione convenzionale e del 9,1% per la tecnica della minima lavorazione.
Nell’introdurre le novità previste dalla riforma della Pac, che comunque comporterà una riduzione delle risorse, e le tempistiche (dovrebbe partire l’1 gennaio 2021, ma molto verosimilmente slitterà al 2022 o 2023), Gabriele Chiodini dell’Università di Perugia ha evidenziato il ruolo che i contoterzisti possono giocare nel processo di trasformazione dell’agricoltura: offerta di macchine più nuove e più evolute, dotate di sistemi per l’agricoltura di precisione; maggiore specializzazione e professionalità nell’esecuzione delle operazioni; possibilità di fornire servizi innovativi (dati e mappe); liberare tempo per l’attività imprenditoriale. L’economista agrario Ermanno Comegna ha, infine, sottolineato come una delle conseguenze del nuovo approccio della Pac sia che l'Ue non indicherà più, come fatto fino a oggi, la tipologia di beneficiari e i relativi requisiti da rispettare. In tale contesto, scomparirà l'ostacolo normativo, e quindi l'alibi, che ha finora escluso gli operatori agromeccanici dai contributi della politica di sviluppo rurale.
Dopo la testimonianza di Marco Speziali, presidente di Confai Mantova e imprenditore agromeccanico che in prima persona applica le nuove frontiere dell’agricoltura di precisione, il presidente del Consorzio Agrario del Tirreno Felice Massimo Neri ha fatto notare la forte complementarietà tra il lavoro del Consorzio e quello dei contoterzisti, soprattutto in tema di filiere e agricoltura di precisione, mentre il direttore di Enama (Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola) Sandro Liberatori si è augurato di arrivare alla certificazione dell’agromeccanico, perché sarebbe elemento qualificante della filiera. Anche il presidente di Unacma (Unione Nazionale Commercianti Macchine Agricole) Roberto Rinaldin ha riconosciuto l’aumentata imprenditorialità degli agromeccanici, mentre il responsabile nazionale Area economica di Coldiretti Gianluca Lelli ha invitato a non aspettare Bruxelles, ma a chiudere la partita dell’assegnazione dei contributi in sei mesi. «Non abbiamo più tempo – ha concluso Dalla Bernardina – e a volte temiamo di non riuscire a mettere in campo tutte quelle iniziative che servono per tutelare le nostre imprese. C’è un tavolo istituzionale, stiamo lavorando su un documento condiviso con Coldiretti su queste tematiche e questa categoria oggi si aspetta che il traguardo degli aiuti sia veramente vicino».