Con il via libera della Conferenza Stato – Regioni - Provincie Autonome, e la prossima pubblicazione del tanto atteso decreto del Ministro dell’Ambiente, finalmente si potrà avviare la lotta alla cimice asiatica con la vespa samurai.
Un progetto che unisce Provincia, Fem e produttori
Il Trentino non parte da zero in quanto un apposito gruppo di lavoro formato da amministrazione provinciale, Fondazione Edmund Mach e produttori ha già predisposto un progetto operativo finanziato dalla Giunta Provinciale con il quale si stanno allevando le prime 12 mila cimici asiatiche raccolte prima della pausa invernale.
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Le loro uova conservate in frigorifero consentiranno l’allevamento delle vespe samurai per i prossimi lanci.
Ora il ministro ha 60 giorni per la firma. «Speriamo che non gli usi tutti questi giorni - sospira Claudio Ioriatti dirigente del Centro Trasferimento tecnologico della FEM-».
Una domanda unica per tutto il Nord
«Le prossime tappe a livello nazionale -precisa Ioriatti, che è componente del Tavolo nazionale cimice istituito dal Ministero dell’Agricoltura- prevedono che, appena il decreto sarà pubblicato, le Regioni e le Provincie autonome presenteranno le domande per l’autorizzazione al rilascio massale del parassitoide vespa samurai in linea con il dossier sulla valutazione del rischio messo a punto dal CREA».
Le Regioni e le Province autonome del Nord per accelerare le cose presenteranno una domanda unica. L’ISPRA le valuterà e darà le autorizzazioni.
In tre settimane, 300mila esemplari di Trissolcus japonicus
Una volta concesse il CREA-Dc di Firenze distribuirà a ciascun richiedente un lotto di 100-200 esemplari di vespa samurai per la riproduzione. «Da 100 femmine -afferma Ioriatti- con il primo ciclo di parasitizzazione arriveremo a 6.000 uova, con la seconda covata dopo circa tre settimane arriveremo già a 300.000 uova parassitizzate. La produzione sarà molto veloce e ben presto speriamo di essere pronti per i primi lanci».
Venti siti di lancio già individuati
Il piano di lancio per il Trentino, ma anche per le altre Regioni, è già pronto nei dettagli: «partiremo con una ventina di siti collocati lungo l’asta dell’Adige, in bassa Val di No , in Valsugana e nella Valle dei laghi, individuati nelle zone dove la cimice asiatica è maggiormente presente, ma non rilasciando i parassitoidi sui frutteti e nemmeno troppo vicini a questi per non subire problemi di deriva, puntando invece sulle piante ospiti: boschi o siepi in prossimità dei frutteti».
Un progetto che potrà giovare delle esperienze maturate fin dagli anni ’90 con il lancio di parassitoidi per il controllo della Metcalfa pruinosa che infestava le colture agrarie e le alberate cittadine. Poi nei primi anni 2000 la lotta biologica aveva interessato il castagno per combattere la vespa cinese. «Possiamo affermare – precisa il direttore del Ctt - che prima che si ritorni ad un certo equilibrio naturale saranno necessari 2-3 rilasci all’anno per almeno tre anni».
Lotta biologica indiretta
«Il nostro obiettivo - precisa Ioriatti-, è quello di far insediare il parassitoide negli ambienti naturali, boschi, siepi, aree non coltivate, laddove ci sono piante ospiti per la cimice che ne consentono la riproduzione e da dove la cimice può migrare massicciamente nelle colture agricole». Non si tratta quindi di una operazione di lotta diretta alla popolazione di cimice insediata nel frutteto, ma di un intervento indiretto di controllo della cimice nell’ambiente che solo successivamente si concretizzerà in una riduzione della pressione di infestazione verso la coltura e di conseguenza nella riduzione, se non addirittura l’eliminazione dei trattamenti chimici per questo fitofago.
Ioriatti conclude: «Tanto è stato fatto, ma ancora molte sono le sfide che rimangono aperte. Una cosa è certa: la nostra tensione verso l’obiettivo di fare della nostra agricoltura un esempio internazionale di produzione sostenibile non è certo venuta meno in questo frangente si tratta di un percorso impegnativo ma che affrontiamo con il conforto e l’adesione di tutti i gli attori della filiera produttiva trentina».