Settembre non è un periodo facile per la mosca della frutta (Ceratitis capitata), soprattutto quando, come quest’anno, luglio e agosto sono caldi e siccitosi.
Nei comprensori frutticoli, essendo praticamente terminata la raccolta delle drupacee, l’insetto ha pochi frutti suscettibili a disposizione, anche se la presenza di piante sparse di fichi, fichi d’India e altri fruttiferi minori consente comunque alle femmine di ovideporre e alle larve di svilupparsi.
Sciami di mosca della frutta
In questo periodo sono più a rischio le varietà di agrumi precoci, come i satsuma, su cui a volte si riversano sciami di mosca. Su queste colture, quindi, già in pre-invaiatura occorrerà monitorare la presenza degli adulti della mosca con l’ausilio di trappole attrattive che però non danno indicazioni utili per le soglie di intervento.
Il numero di catture, infatti, è difficilmente correlabile ai danni sui frutti che dipendono dalle punture di ovideposizione e dall’attività trofica delle larve nella polpa. L’uso delle trappole, pertanto, serve unicamente a verificare la presenza dell’insetto.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Diversi tipi di trappole
Sul mercato sono disponibili diversi tipi di trappole di buona efficacia:
- cromotropiche (il giallo attira i ditteri, tra cui la C. capitata, ma anche altri insetti, alcuni dei quali appartengono all’entomofauna utile),
- alimentari (attivate con sostanze prevalentemente a base azotata, a cui sono sensibili soprattutto le femmine con le uova in maturazione)
- parasessuali (il trimedlure attira selettivamente i maschi).
Le trappole, in numero minimo di 2 a ettaro, vanno posizionate esternamente alla chioma, a circa 1,80 metri di altezza, con orientamento sud/sud-ovest, in modo da intercettare in maniera efficace le mosche.
Si ricorda che lo spessore dell’albedo (lo strato bianco della buccia) ostacola la penetrazione delle larvette neonate nella buccia e, pertanto, le cultivar a buccia sottile (satsuma, clementine, ecc.) sono più danneggiate di quelle a buccia spessa, come quelle del gruppo navel che comunque in questo periodo non sono ancora nella fase fenologica suscettibile.
Difesa chimica dalla mosca della frutta
Per la lotta chimica si potrà adottare il metodo delle esche proteiche attivate con un insetticida ammesso, da distribuire a filari alterni sul lato più soleggiato della chioma (da ripetere dopo eventi piovosi dilavanti) o a trattamenti generalizzati con fosmet (che grazie alla sua citotropicità oltre all’azione adulticida ha una certa attività sulle larvette non ancora infossatesi nel frutto), etofenprox o un piretroide (questi ultimi hanno solo azione adulticida) o con il neonicotinoide acetamiprid, che per la sua citotropicità ascendente può avere una discreta azione larvicida penetrando nei frutti immaturi.
Metodi biologici
Un’altra possibilità di lotta alla mosca della frutta, con metodi biologici applicabili su superfici relativamente ampie (almeno qualche ettaro), è fornita dalle trappole per la cattura massale o “attract and kill” (ne esistono in commercio diversi tipi che spesso abbinano all’attrazione alimentare quella cromatica e/o quella parassessuale) e dall’esca attrattiva attivata con spinosad che viene distribuita direttamente sulla vegetazione in piccole quantità ad intervalli regolari di 5-10 giorni.
Questi metodi, eventualmente integrati da trattamenti insetticidi diretti, vanno applicati con criteri preventivi prima che la popolazione della mosca cresca sensibilmente nell’agrumeto.