Avrebbe dovuto vestire la toga dopo gli studi in legge. Aveva già superato la selezione alla Luiss di Roma. Ma un po’ la tradizione familiare e molto il positivo ambiente che ha trovato sotto casa, le hanno fatto decisamente cambiare strada. Tanto che a tutt’oggi è una delle più giovani e più impegnate imprenditrici agricole di tutta l’Emilia-Romagna. Con un occhio di riguardo per il grano di qualità.
Claudia Guidi da Codigoro (Ferrara), classe 1994, sta per laurearsi in Economia e Marketing presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna e frequenta un master in Agribusiness alla Bocconi di Milano, mentre da cinque anni porta avanti la sua azienda agricola nel ferrarese (ha iniziato a 21 anni). Ma è anche molto attiva anche nel mondo sindacale della categoria. È presidente dei Giovani di Confagricoltura. Del resto è figlia d’arte, suo padre Mario è stato fino a tre anni fa presidente nazionale e regionale di Confagricoltura.
Grano tenero in filiera con Barilla
«La mia azienda agricola si estende su 160 ettari, di cui 42 di proprietà e la restante parte in affitto – spiega Claudia tracciando un profilo della sua attività –. Produciamo grano duro, grano tenero, soia, mais, un po’ di orzo e anche barbabietola da zucchero. Già da un paio d’anni siamo fornitori della Barilla per quanto riguarda il grano e abbiamo aderito alla Carta del Mulino, una sorta di disciplinare di produzione che promuove la biodiversità. Accanto al grano, infatti, dobbiamo piantare un mix di fiori per la riproduzione degli insetti pronubi e per migliorare l’integrazione delle colture nell’ambiente circostante. Se pensiamo che questi fiori occupano il 5% della superficie seminata a grano, non credo sia un fatto di poco conto».
L’aiuto del primo insediamento
Illustrando poi gli inizi dell’attività, Claudia Guidi aggiunge: «Devo molto a mio nonno e a mio padre. Il loro aiuto è stato fondamentale quando, cinque anni fa, decisi di acquistare questo terreno, un’ex risaia, per avviare la mia attività. È stato un investimento importante, di oltre un milione di euro, e grazie alle garanzie su cui ho potuto contare è stato possibile attivare il necessario credito in banca. Avrei potuto percorrere in alternativa anche la strada dei finanziamenti Ismea, ma il percorso si sarebbe allungato di molto e la controparte aveva fretta di chiudere la trattativa».
«Inoltre, ho usufruito come primo insediamento delle misure del Psr 2014 – 2020, grazie al quale ho ristrutturato i capannoni. Creato un locale pesa più moderno (con un impianto fotovoltaico per il riscaldamento dell’acqua sanitaria). Realizzato un locale per le macchine e uno per lo stoccaggio dei cereali e del raccolto in generale. Acquistato una seminatrice, una botte da diserbo con augelli anti deriva, capannine meteo e guide satellitari con tecnologia Isobus. Ma, per la verità, ho dovuto affrontare anche una brutta sorpresa proprio a causa dei fondi del Psr».
«Acquistai una coppia di cingoli, pensando che questo investimento da 40mila euro rientrasse nelle strumentazioni finanziate da Piano. Invece no: solo un paio di anni dopo rispetto al mio acquisto, e dopo diverse insistenze, anche questo tipo di attrezzatura è stata ricompresa tra quelle finanziabili. Io, invece, ho dovuto assorbire tale spesa completamente in proprio».
Dolce è la barbabietola
«Attualmente la produzione più redditizia è la barbabietola da zucchero – ammette Claudia – grazie all’aiuto accoppiato di quasi 800 euro per ettaro che l’Unione europea eroga con l’obiettivo di mantenere certe colture, come appunto questa. Inoltre, è stata importante l’opera di valorizzazione fatta in questi anni dagli stabilimenti Coprob di Minerbio e Pontelongo e di tutti gli attori che si occupano del comparto della barbabietola da zucchero, i quali negli ultimi anni hanno cercato diverse strategie per valorizzare lo zucchero da filiera completamente italiana».
«Per quanto ci riguarda, noi abbiamo già fatto prove anche sulla barbabietola bio e vedremo nei prossimi anni se imboccare questa direzione. Il tema mi interessa molto, tanto che il biologico lo stiamo sperimentando anche sul grano. La differenza di prezzo tra biologico e convenzionale è infatti ancora evidente per il grano (tra 26 euro il quintale per il convenzionale e 38 – 40 per il bio). Ma la forbice si sta riducendo perché di prodotto bio comincia a essercene molto e la richiesta è rimasta pressoché costante».
Grano, campagna 2020 positiva
Un’annata, quella del 2020, che rimane comunque positiva per il grano. «Ormai da anni – prosegue Claudia – dibattiamo anche sindacalmente se questa coltura sia o meno redditizia. Ebbene, dipende sempre molto dall’annata. Il 2020 non è stato certo un anno da varietà. Ovvero non si è rivelato il momento ideale per piantare, come facciamo di solito nelle aziende di famiglia, cinque o sei diverse varietà per provarle e diminuire il fattore di rischio. Le produzioni si sono infatti sostanzialmente livellate tra una cultivar e l’altra, ma il prezzo è rimasto sostenuto e questo mi fa dire che non è stata un’annata sfavorevole».
«In questo contesto ci ha aiutato anche il miglioramento delle condizioni sul fronte della cimice asiatica. Le gelate tardive della scorsa primavera hanno prodotto, tra tanti effetti negativi, anche quello positivo di eliminare molti di questi insetti. Basti pensare che lo scorso anno era diventato praticamente impossibile trebbiare la soia, proprio a causa della cimice. Quest’anno, invece, la situazione è migliorata, anche se l’emergenza non è passata: i danni ai frutteti ci sono ancora».
Tecnologia e nuove colture
Per quanto riguarda le innovazioni, l’azienda agricola Claudia Guidi è all’avanguardia. «Per il mais abbiamo attivato sui trattori un sistema di mappatura satellitare che ci permette di controllare, fila per fila, diversi parametri. Come il quantitativo di produzione, il livello di umidità del terreno, le sistemazioni che rimangono da apportare (in quanto appunto si tratta di un’ex risaia) e altro ancora. In questo modo riusciamo anche a controllare la velocità della trebbiatura, per perdere il minor quantitativo di prodotto possibile. Tale sistema mi permette oltretutto di collegarmi da remoto e di monitorare in tempo reale la situazione».
Forte dei suoi 26 anni, Claudia ha anche tanti progetti per il futuro, sia come imprenditrice, sia a livello sindacale. «Nel futuro della mia azienda – spiega – vedo un’attenzione sempre maggiore al tema della sostenibilità ambientale. Non può e non deve passare il messaggio agricoltori – grandi avvelenatori. Dal punto di vista colturale, ritengo interessante, oltre a percorrere la strada del biologico, anche un eventuale avvicinamento alla frutta secca. Come ad esempio il pistacchio e le arachidi. Sarei peraltro avvantaggiata sotto questo punto di vista, dal momento che nell’azienda di famiglia dispongo già di essiccatoi, poiché abbiamo anche una produzione di noci».
Mentalità imprenditoriale
Dopo essere stata per tre anni vicepresidente dei giovani di Confagricoltura Ferrara, dal 2019 Claudia ne è diventata la presidente. «Al momento del mio ingresso in questa associazione – spiega – trovai un gruppo piuttosto esiguo, con 18 iscritti, di cui due sole donne. Con una grande attività di recruiting, oggi siamo 70 associati, con una decina di donne. Ci occupiamo principalmente di formazione, facendo conoscere le potenzialità di uno dei lavori più interessanti e più importanti al mondo, come è appunto quello dell’agricoltore. Il successo in questo settore dipende molto anche dalle scelte personali, che devono intuire cosa vuole il mercato e produrlo. Per questo cerchiamo di dare una visione a 360 gradi del comparto agricolo, con visite sia presso aziende locali, sia a realtà più distanti, per offrire una formazione il più possibile completa».
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