«Il fermento degli ultimi mesi sul futuro della nostra agricoltura è molto legato alla nuova programmazione comunitaria. Ci sono due anni di transizione, in cui si possono fare proposte compatibili con le nostre esigenze, ma anche con gli impegni a cui ci chiama la Comunità europea». Così ha esordito Michele Pisante, dell’Università di Teramo, in occasione di un webinar organizzato da Edagricole durante Eima Digital Preview, dove si è approfondito il tema dell’aumento della redditività grazie all’agricoltura conservativa e all’agricoltura di precisione, due sistemi di gestione che si stanno sempre più diffondendo a livello mondiale.
«L’agricoltura conservativa ha superato i 180 milioni di ettari nel 2015 nel mondo contro i 50 milioni di quella biologica (fig. 1) – ha riferito Pisante – mentre a livello europeo i dati sono meno entusiasmanti: la Spagna è in testa con 900mila ettari nel 2017, mentre l’Italia si ferma a quota 187mila ettari (tab. 1), che però nel 2018 sono diventati 343mila. Ma il dato più importante è che la conservativa non ha un canale di censimento accurato al pari di quella biologica, che è certificata, per cui si tratta di valori sottostimati».
La mancanza di dati ufficiali da 10 anni ha sicuramente influito sull’efficacia delle misure di agricoltura conservativa introdotte dai Psr, delegando a scelte volontarie da parte degli agricoltori.
tab. 1 Superfici ad agricoltura conservativa in Europa (ha) (2017) |
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2017 | |
Spagna | 900.000 |
Romania | 583.820 |
Polonia | 403.180 |
Regno Unito | 362.000 |
Francia | 300.000 |
Italia | 283.923 |
Finlandia | 200.000 |
Germania | 146.300 |
Moldavia | 60.000 |
Estonia | 42.140 |
Repubblica Ceca | 40.820 |
Slovacchia | 35.000 |
Portogallo | 32.000 |
Austria | 28.330 |
Grecia | 24.000 |
Lituania | 19.280 |
Croazia | 18.540 |
Svizzera | 17.000 |
Bulgaria | 16.500 |
Svezia | 15.820 |
Lettonia | 11.340 |
Olanda | 7.350 |
Ungheria | 5.000 |
Danimarca | 2.500 |
Slovenia | 2.480 |
Lussemburgo | 440 |
Belgio | 270 |
Cipro | 270 |
Irlanda | 200 |
Totale | 3.558.200 |
Fonte: Kassam, 2018 |
«La spinta dei Psr tra il 2014 e il 2020 ha dimostrato che l’agricoltura conservativa è stata prescelta in ben 15 regioni (tutte tranne Umbria, Marche, Liguria, Trentino Alto-Adige e Valle d’Aosta) – ha continuato Pisante – cosa che fa ben sperare circa l’inserimento di queste misure anche nella prossima Pac, ma è evidente che le scelte fatte risentono della mancanza di dati a livello regionale. In aggiunta, si è verificata anche una mappatura diversificata delle pratiche ammesse, per cui non c’è regione che abbia utilizzato gli stessi criteri (semina diretta, minima lavorazione, strip till, cover crop…)».
L’agricoltura conservativa si basa su tre pilastri: semina diretta o minima lavorazione del suolo, copertura permanente del suolo e diversificazione colturale.
«A ciascuno di questi pilastri – ha spiegato Pisante – che vanno declinati a seconda delle esigenze dei territori e delle pratiche in uso in questi territori, possono corrispondere uno o più benefici, come l’incremento della sostanza organica, l’aumento della fertilità agronomica dei suoli, la riduzione dei gas climalteranti, la riduzione dell’erosione idrica del suolo e un aumento della resilienza territoriale dei singoli appezzamenti al cambiamento climatico in atto. Ma gli effetti nel tempo di questi benefici si materializzano nel medio-lungo periodo (7-14 anni) e questo si scontra con esigenze di effetti quasi immediati».
Fortunatamente, la nuova Pac va verso il riconoscimento di questi benefici. «Indicatori di risultato come la mitigazione del cambiamento climatico e lo stoccaggio del carbonio organico nel suolo – ha confermato Pisante – possono premiare sicuramente gli agricoltori virtuosi, mentre nella precedente programmazione questo obiettivo era troppo ambizioso».
Agricoltura di precisione e contoterzisti
Con l’agricoltura di precisione si riescono a combinare gli effetti e i risultati dell’agricoltura conservativa.
«Grazie alle tecnologie digitali innovative – ha spiegato Pisante – è possibile collegare ciascuna operazione colturale all’altra e alle banche dati, creando un inventario di dati che può non solo monitorare e misurare periodicamente la sostenibilità, ma soprattutto creare quello che è il valore più grande dell’agricoltura sostenibile, cioè il dato, che è uno degli aspetti più importanti della produzione agricola.
Non solo, infatti, riusciamo a dimostrare i potenziali benefici, ma soprattutto possiamo valorizzare i risultati economicamente e questo è l’obiettivo con cui la nuova Pac è rivolta al Green Deal, il “sogno verde”, che per diventare verde deve corrispondere agli agricoltori virtuosi i vantaggi di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e determinante per la riduzione del cambiamento climatico. I tre pilastri sopracitati sono complementari tra di loro e all’aumentare dell’impegno di questi pilastri possono corrispondere dei valori, rappresentati da 0 a 5 (fig. 2), che poi devono essere “ponderati” a dei valori economici in euro.
Questo significa ribaltare in un certo senso la progettazione della precedente Pac, basata esclusivamente sulla compensazione alle maggiori spese e ai mancati redditi, e andare verso incentivi che sono incrementali rispetto agli obiettivi, con una flessibilità che può aggiungere agli impegni per l’agricoltura conservativa quelli per le tecnologie dell’agricoltura di precisione (mappatura dei suoli, mappe di prescrizione, mappe di resa e dati). Anche se l’Italia non è ancora pronta, possiamo contrare sulla grande sinergia tra agricoltura e contoterzisti, i partner ideali per poter fare questo salto di qualità e implementare queste tecnologie che hanno bisogno di grandi superfici per ammortizzare i costi».
Il vantaggio per le pubbliche amministrazioni consiste nel ricevere dati su cui formulare in modo più corretto e coerente le nuove programmazioni e dimostrare in questa logica di sussidiarietà quelli che sono gli effetti di un’agricoltura sostenibile nel vero senso del termine.
«La linea d’azione europea parte dal piano strategico nazionale – ha concluso Pisante – per cui definire interventi mirati e obiettivi quantificati significa commettere minori errori nel monitoraggio e nelle analisi pluriennali a cui saremo soggetti. Perciò è importante definire un quadro degli indicatori di monitoraggio dei risultati che sia coerente con i rispettivi territori e su questo l’attuazione del piano deve essere adattata alla realtà locale per migliorare le performance delle aziende agricole dal punto di vista ambientale ed economico».
I vantaggi economici
«Da alcune ricerche sull’analisi economica dell’agricoltura conservativa e di precisione – ha riferito nel suo intervento Angelo Frascarelli, dell’Università di Perugia – è risultato che l’agricoltura conservativa consente sempre un risultato economico migliore rispetto alle tecniche tradizionali e, quando associata al precision farming, è la tecnica che realizza i risultati migliori. Quando, infatti, abbiniamo agricoltura conservativa e di precisione, i miglioramenti possono andare da 80 fino a 200 euro per ettaro».
Molti agricoltori e tecnici contestano queste conclusioni, perché questo cambiamento di passaggio alla conservativa e al precision farming sembrerebbe portare un vantaggio economico troppo basso.
«Non sono d’accordo – ha spiegato Frascarelli – perché 100 euro a ettaro in più di reddito netto è in realtà un risultato importante. Nei cereali a paglia, nella soia e nel mais, infatti, oggi la redditività senza Pac va da 200 a 400 euro/ettaro, quindi ottenere 100 euro in più significa migliorare il reddito del 25%. Inoltre, il fatto di passare a queste tecniche ha un vantaggio in termini economici e di politica agraria, ovvero di allineamento alle aspettative dei cittadini in termini di sostenibilità».
Frascarelli ha riportato poi un caso studio di tre aziende agricole analizzate, dove in tutti e tre i casi è stato riscontrato un miglioramento del reddito netto passando dall’agricoltura tradizionale a quella conservativa nei cereali a paglia (tab. 2).
tab. 2 Risultati economici dei cereali in agricoltura tradizionale e conservativa (€/ha) |
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VOCI | AZIENDA A | AZIENDA B | AZIENDA C | |||
Tradizionale | Conser. | Tradizionale | Conser. | Tradizionale | Conser. | |
Ricavi | 1176 | 1176 | 1210 | 1210 | 645,7 | 645,7 |
Costi variabili | 876,21 | 607,82 | 925,74 | 709,08 | 524,25 | 407,34 |
Costi espliciti | 1071,67 | 858,27 | 1091,13 | 939,25 | 734,83 | 641,75 |
Reddito lordo | 299,79 | 568,18 | 284,26 | 500,92 | 121,45 | 238,36 |
Reddito netto | 104,33 | 317,73 | 118,87 | 270,75 | -89,13 | 3,96 |
«Sono dati reali che dimostrano come l’agricoltura conservativa migliori il reddito e, anche se non parliamo di cifre straordinarie, in alcuni casi renda positivo il reddito netto. Come agricoltura di precisione, inoltre, abbiamo lavorato con un’azienda importante della Pianura padana che ci ha messo a disposizione 36 ettari coltivati a mais da granella, confrontando 3 livelli (agricoltura tradizionale, conservativa e strip tillage) incrociati con l’agricoltura di precisione (livello 0 senza agricoltura di precisione, livello 1 con semina a rateo variabile e livello 2 con concimazione a rateo variabile).
I risultati migliori in termini economici sono stati ottenuti con la minima lavorazione associata alla semina a rateo variabile, seguita dallo strip tillage abbinato alla semina a rateo variabile (tab. 3a-b)».
«Passare all’agricoltura conservativa e al precision farming – ha concluso Frascarelli – richiede un cambio di paradigma: bisogna reimparare a fare l’agricoltore e adottare certe tecniche, ma è necessario prepararsi a questo cambiamento verso la sostenibilità ambientale, perché non ci sono alternative. Non dobbiamo difendere la vecchia agricoltura, ma chiedere mezzi alla nuova agricoltura che ci consentano un reddito equivalente o superiore».
tab. 3 a Risultati economici (€/ha) di confronto tra agricoltura tradizionale e conservativa (mais) | |||||||||
Trad. 0 | Trad. 1 | Trad. 2 | Minima 0 | Minima 1 | Minima 2 | Strip 0 | Strip 1 | Strip 2 | |
Produzione Granella (t/ha) | 8,00 | 9,44 | 8,93 | 7,72 | 9,94 | 8,27 | 8,05 | 9,37 | 8,59 |
Plv | 1.384 | 1.634 | 1.544 | 1.335 | 1.720 | 1.430 | 1.413 | 1.620 | 1.486 |
Pagamento diretto | 400 | 400 | 400 | 400 | 400 | 400 | 400 | 400 | 400 |
Ricavi | 1.784 | 2.034 | 1.944 | 1.735 | 2.120 | 1.830 | 1.793 | 2.020 | 1.886 |
Costi variabili | 861 | 930 | 852 | 790 | 861 | 790 | 873 | 923 | 844 |
Reddito Lordo | 924 | 1.104 | 1.092 | 945 | 1.258 | 1.040 | 920 | 1.098 | 1.042 |
Ricavi | 1.784 | 2.034 | 1.944 | 1.735 | 2.120 | 1.830 | 1.793 | 2.020 | 1.886 |
Costi totali | 1.806 | 1.884 | 1.803 | 1.709 | 1.793 | 1.707 | 1.778 | 1.835 | 1.749 |
Utile | -21 | 150 | 141 | 26 | 326 | 124 | 15 | 185 | 137 |
Ricavi | 1.784 | 2.034 | 1.944 | 1.735 | 2.120 | 1.830 | 1.793 | 2.020 | 1.886 |
Costi espliciti | 1.556 | 1.635 | 1.553 | 1.471 | 1.554 | 1.469 | 1.543 | 1.601 | 1.515 |
Reddito netto | 229 | 399 | 391 | 265 | 565 | 361 | 250 | 420 | 371 |
tab. 3 b Risultati parcellari |
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Parcelle | Produzione | Ricavo | Costo d'uso macchine | Concimi | Erbicidi | Sementi | Reddito Netto |
t/ha | €/ha | €/ha | €/ha | €/ha | €/ha | €/ha | |
Tradizionale 0 | 8 | 1.302 | 284 | 338 | 20 | 248 | 145 |
Tradizionale 0 | 8 | 1.467 | 268 | 342 | 21 | 257 | 313 |
Tradizionale 1 | 10 | 1.677 | 287 | 352 | 23 | 300 | 437 |
Tradizionale 1 | 9 | 1.590 | 280 | 350 | 22 | 300 | 361 |
Tradizionale 2 | 9 | 1.514 | 290 | 317 | 21 | 259 | 348 |
Tradizionale 2 | 9 | 1.574 | 265 | 323 | 21 | 257 | 433 |
Minima 0 | 8 | 1.345 | 181 | 321 | 65 | 215 | 310 |
Minima 0 | 8 | 1.325 | 156 | 348 | 81 | 268 | 219 |
Minima 1 | 11 | 1.840 | 206 | 323 | 66 | 300 | 678 |
Minima 1 | 9 | 1.599 | 174 | 334 | 73 | 300 | 453 |
Minima 2 | 8 | 1.329 | 161 | 338 | 73 | 244 | 250 |
Minima 2 | 9 | 1.531 | 159 | 285 | 81 | 270 | 473 |
Strip 0 | 7 | 1.294 | 133 | 339 | 150 | 251 | 170 |
Strip 0 | 9 | 1.492 | 126 | 350 | 164 | 273 | 330 |
Strip 1 | 10 | 1.814 | 139 | 334 | 145 | 300 | 635 |
Strip 1 | 8 | 1.426 | 142 | 352 | 166 | 299 | 205 |
Strip 2 | 9 | 1.495 | 135 | 340 | 149 | 248 | 361 |
Strip 2 | 9 | 1.477 | 126 | 253 | 172 | 286 | 381 |