Si possono conciliare le politiche creditizie delle banche con le esigenze di finanziamento delle imprese agricole? Nelle scorse settimane il sottosegretario al Mipaaf Giuseppe L’Abbate ha riunito un tavolo di lavoro fatto di imprese, strutture bancarie, esperti di credito all’agricoltura e Pubblica amministrazione, ciascuno nel proprio ruolo. Alla base di questa iniziativa il progetto credito ovvero l’analisi delle modalità di concessione, i prodotti utilizzati, l’impianto normativo, le problematiche che si instaurano nei rapporti banca-impresa agricola.
Da questo tavolo è nato anzitutto un metodo di confronto, la volontà di studiare il fenomeno e tracciarne la sua evoluzione, ma anche diverse iniziative “concrete”. Una su tutte il passaggio delle garanzie pubbliche al settore da 40 milioni (dato a fine 2019) a 2,8 miliardi di euro (dato a febbraio 2021). Un’altra proposta concreta accolta con favore è il pegno rotativo, introdotto con un emendamento al Decreto Cura Italia e attuato dal Decreto ministeriale del 23 luglio 2020. Diverse banche hanno già aggiornato le proprie normative interne, preannunciando numerose operazioni specie nel comparto vinicolo, mentre l’Abi ha opportunamente trattato il tema nella Circolare del 19 gennaio.
Strumento più agile del pegno classico
Il punto di partenza della nuova normativa è il classico “credito su merci costituite in pegno” e la sua evoluzione, attuata già da diversi anni per i prosciutti e i formaggi a lunga stagionatura, concernente l’attivazione del “pegno non possessorio” e la previsione del “patto di rotatività” ovvero la possibilità per la banca di rinunciare al possesso del bene senza pregiudizio per la garanzia del finanziamento e di consentire la sostituzione dei beni sottoposti a pegno. Grazie a questi elementi il produttore, o in genere il possessore pro tempore della merce (ad esempio un consorzio), dispone del bene per tutto il processo di affinamento che può durare anche 4-5 anni e può rimpiazzare la merce che viene venduta, senza necessità di sottoscrivere con la banca un nuovo contratto.
Dignità legale per "ammorbidire" le banche
In precedenza, le banche, fatta eccezione per i settori di eccellenza menzionati, esitavano a sfruttare la garanzia pignoratizia nelle loro concessioni, ritenendola, in base alle esperienze pregresse, difficilmente valorizzabile in fase di contezioso; ciò per il carattere di indeterminatezza della merce e per la necessità di attuare complesse procedure di spossessamento. Pertanto, il finanziamento su merci ha finito per essere utilizzato solo con forme tecniche tradizionali (conto corrente, operazione chirografaria) piuttosto rigide, con bassa considerazione del ciclo produttivo.
Al contrario la norma di legge attuale conferisce dignità legale a questi nuovi elementi, possesso e rotatività, mentre il “collante” del nuovo prodotto di finanziamento è rappresentato dai “registri” e dalle denominazioni di origine “Dop e Igp”. Infatti, la definizione dettagliata del contenuto dei registri nel Decreto ministeriale del 23 luglio 2020 e il riferimento mirato ai soli prodotti a denominazione di origine, a loro volta sottoposti agli Organismi di Tutela, diradano eventuali dubbi sui criteri di individuazione della merce e sulla valutazione della stessa (nelle varie fasi del processo di trasformazione) grazie alla quotazione dei prezzi dei prodotti a denominazione di origine.
Aiuto importante per il settore vitivinicolo
Le imprese che per prime stanno già beneficiando della nuova normativa sono quelle vinicole che hanno avuto maggiori difficoltà dalla fase pandemica per i noti problemi della ristorazione. Per questo comparto – insieme a quello olivicolo – il pegno rotativo ha elementi di ulteriore semplificazione e profilo legale per la presenza dei registri obbligatori, tenuti dal Sian (Sistema Informativo Agricolo Nazionale). In questo caso, il tavolo di lavoro ha fornito soluzioni efficaci sull’utilizzo ottimale dei registri e per migliorare la condivisione delle informazioni tra impresa e banca. Ovviamente anche per i prodotti non soggetti all’obbligo di registrazione sul Sian si potrà attivare la nuova forma di finanziamento.
Il ricorso a un'operazione di pegno rotativo consente alla banca di intraprendere il percorso di riduzione del rischio attraverso il miglioramento del rating dell’impresa e dei profili patrimoniali – vale a dire dell’assorbimento di patrimonio ai fini di vigilanza – relativi all’operazione creditizia. Infatti, un'operazione garantita presenta una serie di convenienze per entrambi i partner del finanziamento. Ovviamente al mondo agricolo interessa sia il risultato di questo percorso, ovvero la riduzione dei tassi di interesse e una maggiore facilità di erogazione dei prestiti, sia il miglioramento della qualità del credito.
Le banche riscoprono l'agricoltura
In generale registriamo l’intenzione di molte banche di aumentare gli impieghi verso l’agricoltura, ritenendolo un settore trainante e poco rischioso, ma affinché si avveri questo intento deve tradursi in impieghi di qualità, che sovvengono in continuità il processo produttivo e di crescita senza metterlo in crisi ma anzi mostrando un certo grado di duttilità se è l’azienda che attraversa, per suoi motivi, un periodo di crisi.
Saranno i giuristi d'impresa a spiegare la scarsa portata legale di una garanzia reale basata sul pegno classico, ovvero possessorio e non rotativo. Il tavolo di lavoro ha fatto in modo che questi elementi, determinanti per portare a termine in modo ottimale il ciclo di lavorazione del prodotto, siano accolti in una nuova forma tecnica di finanziamento bancario con beneficio di tutti, produttori e banche.
Con lo stesso metodo occorre affrontare gli altri comparti del credito all’agricoltura. Il passaggio generazionale, gli investimenti innovativi, la produzione di bio-energia e il “green new deal”. In altre parole, occorre assolutamente continuare il “progetto credito” e supportarlo politicamente con ogni mezzo, radunando tutti gli interessi e le competenze necessarie affinché le buone iniziative imprenditoriali agricole siano attuate in un clima favorevole e diano al Paese tutta la carica produttiva e culturale di cui sono autentiche portatrici. Questa una delle sfide principali che attende l’agricoltura per i prossimi mesi.