I disciplinari per l’agricoltura biologica specificano le pratiche minime da seguire per ottenere la certificazione biologica, lasciando spazio a pratiche più restrittive come l’agricoltura biodinamica, là dove è possibile produrre cibo ecologicamente, mantenendo gli agricoltori in attività.
Benefici comuni del biologico e del biodinamico
Sostituzione delle energie fossili. Il contributo maggiore del bio è quello di "decarbonizzare" il settore agricolo che dipende fortemente da enormi quantità di energia fossile per la produzione di fertilizzanti di sintesi. Il consumo energetico del bio è del 30-50% inferiore a quello dell’agricoltura convenzionale per area coltivata, e del 19% per unità di prodotto. I fertilizzanti di sintesi rappresentano più o meno il 20% delle emissioni di gas serra dell’agricoltura moderna, contando l’energia necessaria per fabbricarli più le emissioni di ossido di azoto proveniente dal loro utilizzo. L’ossido di azoto ha un effetto climatico riscaldante 300 volte più forte del diossido di carbonio. L’agricoltura bio produce oggi dal 40% al 72% in meno di gas serra, rispetto al convenzionale.
Humus contro lo stress climatico. I suoli delle aziende bio hanno un potenziale per lo stoccaggio del carbonio a lungo termine del 26% maggiore rispetto a quello dei suoli delle aziende convenzionali. L’attenzione all’humus ha dimostrato di essere particolarmente importante per far fronte agli stress climatici. In caso di siccità, le rese sono del 40% maggiori in confronto a quelle della gestione convenzionale, grazie all'adattamento a dinamiche nutritive incostanti, alla cattura efficiente di acqua, alla profonda architettura delle folte radici e alla resistenza genetica duratura ai parassiti e alle malattie infettive.
Biodiversità adattiva. Con un'elevata variabilità climatica, la ricerca su singole caratteristiche di sementi resistenti al clima falliranno senza dubbio. Il Centro internazionale per la ricerca agricola nelle aree aride (ICARDA), con capo fila Salvatore Ceccarelli, ha sviluppato un sistema di gestione partecipativa e adattiva delle colture in aree aride e semi-aride in cui gli agricoltori biologici seminano migliaia di varietà nello stesso campo al fine di soddisfare condizioni climatiche in rapida evoluzione e, quindi, ridurre il rischio di perdita delle produzioni a causa del cambiamento climatico.
Cosa ha di particolare la biodinamica rispetto al biologico?
Copertura vegetativa. Le aziende biodinamiche hanno l’obbligo di dedicare almeno 10% dell’azienda agricola a zone alberate o altra copertura vegetativa perenne. Questi “cuscinetti” di campo sono pratiche di conservazione di buon senso, possono essere di vari tipi e soddisfano svariate esigenze, fra cui: sequestro di carbonio atmosferico, prevenzione dell'erosione del suolo, infiltrazione di acqua e creazione di habitat per impollinatori, antagonisti e animali selvatici. L’integrazione di alberi, siepi, praterie estensive ed altro sul territorio è raccomandata dall’ IPCC come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici.
Circolo chiuso. Nel corso dei decenni, la ricerca dell'efficienza ha portato alla specializzazione della produzione agricola. L’integrazione obbligatoria degli animali in azienda biodinamica favorisce l’autonomia energetica e il ciclo chiuso nutritivo tipici dell’economia circolare. I biodinamici sviluppano sistemi agricoli che riciclano energia e biomassa, minimizzando importazioni e spreco. L'integrazione del bestiame con le colture vegetali porta alla riduzione dei costi dei mangimi e degli input dei fertilizzanti, con un miglioramento della salute del suolo e della biodiversità delle terre marginali.
Preparati e materia organica. L’uso dei preparati stimola la vita microbica nel terreno, una maggiore crescita vegetativa (anche in condizioni di stress), e una robusta produzione radicale che favoriscono il sequestro di carbonio nel terreno. L’istituto svizzero per la ricerca biologica (FiBL), che analizza dal 1978 campi convenzionali, biologici e biodinamici dimostra come, dopo 21 anni, il carbonio accumulato nei suoli convenzionali e biologici decade, ma rimane stabile nei suoli biodinamici grazie ad un’attività microbica più vigorosa, anche grazie agli aggregati più stabili del suolo. La capacità dell’agricoltura di mitigare il cambiamento climatico è molto discussa negli ambienti internazionali proprio per via dell’instabilità del carbonio sequestrato nel suolo. Un metodo che risolve questo problema si riscontra nel biodinamico e, solo per questo beneficio, la biodinamica offre la più grande opportunità di riportare il carbonio nel suolo, fornendo pozze di carbonio altamente stabile.
Agricoltura biodinamica per una maggiore resilienza climatica
Il cambiamento climatico avrà un impatto drammatico su dove e come coltiviamo il cibo ed è necessario preparare strategie per la gestione di inondazioni, siccità, incendi e altre condizioni estreme che rendono l’agricoltura ancora più imprevedibile di quanto non sia già. Gli agricoltori e gli allevatori biodinamici e biologici sono pionieri della ricerca per tutta l'agricoltura. Mettono a punto innovazioni per il cambiamento climatico in termini di mitigazione dei gas serra, adattamento delle colture ai cambiamenti climatici e resilienza aziendale, il tutto nell'ambito di rigorosi requisiti normativi e con scarso sostegno della ricerca statale. In particolare, i preparati biodinamici hanno un forte potenziale per favorire l’assorbimento del carbonio dall’atmosfera e sequestrarlo in sicurezza sottoterra. L’agricoltura biodinamica, soprattutto se combinata ad investimenti nella ricerca per far progredire la conoscenza ecologica, offrirebbe soluzioni di grande valore alla mitigazione del clima e, soprattutto, alla variabilità climatica che ci affligge.