Bruxelles scopre improvvisamente l’importanza del suolo.
Soprattutto in relazione al suo ruolo di carbon sink (“pozzo” di carbonio) e del rilievo che può avere la sua corretta gestione nell’obiettivo della neutralità climatica (un nuovo traguardo del Green Deal è quello del sequestro di 310 milioni di t di CO2 equivalente entro il 2030). Una consapevolezza tardiva: solo in Italia ogni secondo si perdono 2 m2 di suolo fertile, tanto che negli ultimi 40 anni nel nostro Paese si sono persi circa 5 milioni di ettari di superficie agricola, di cui un terzo “cementificati”.
Fermare il consumo e il degrado del suolo
Per fortuna c’è chi lotta da anni per fermare il consumo e il degrado del suolo. Soil4Life è un progetto europeo, cofinanziato dalla Commissione Ue attraverso il programma Life, che coinvolge partner italiani, francesi e croati, che ha l’obiettivo di promuovere l’uso sostenibile del suolo in quanto risorsa strategica, limitata e non rinnovabile.
Cia-Agricoltori Italiani, partner del progetto (vedi il portale dedicato ciaperilsuolo.it), ha organizzato a Eima 2021 un convegno, con la media partnership di Terra e Vita, per fare luce sul ruolo dell’innovazione tecnica nel sostenere la cura del suolo nei processi produttivi agricoli.
Un’importanza sottovalutata
«L’errore – ha messo in evidenza Cristiano Fini, presidente di Cia Emilia-Romagna – è quello di avere sottovalutato gli effetti della perdita e dell’impoverimento organico del suolo. L’inversione di rotta parte dal riconoscimento del ruolo dell’agricoltore e del suo impegno secolare nella tutela della fertilità».
«Il progetto – ha affermato Fabio Raccosta, Project manager di Soil4life per Cia – è in linea con l’obiettivo di un’agricoltura più biologica e sostenibile di cui parla la nuova Pac. Occorre però ricordare che l’importanza del suolo è connessa alla grande popolazione microbica che lo popola».
Un universo di microrganismi
«Il suolo – ha testimoniato Vincenzo Sellitto, esperto internazionale e prolifico autore di manuali Edagricole - è il più grande serbatoio di biodiversità microbiologica del pianeta, dell’ordine di 103 specie per grammo». Non c’è sostanza organica, e funzione anti climate change, se non si tutela questa enorme biodiversità microbiologica e viceversa. Sellitto ha ricordato come l’utilizzo di prebiotici (miscele di sostanze nutritive che favoriscono la crescita del rizobioma) e probiotici (inoculi di microrganismi benefici) possa migliorare le performance biologiche del suolo.
La gestione precisa della fertilità
«La sostenibilità ambientale – ha ricordato Valeria Villani, presidente di Agia Emilia Romagna e titolare dell’azienda agricola Carlini – e la tutela del suolo passa anche dalla riduzione degli input». «Grazie a strumenti di agricoltura di precisione come le mappe di prescrizione per la concimazione a rateo variabile siamo riusciti ad ottenere migliori rese nonostante la diminuzione della distribuzione di azoto. E il passaggio a concimi a lenta cessione e a concimi organici con biostimolanti ha avuto un effetto diretto sulla fertilità del suolo».
Gli strumenti digitali più efficaci
«Gli strumenti digitali – ha confermato Giada Mastroandrea, agronoma della società Agricolus – possono avere un’influenza determinante nel miglioramento dei processi produttivi anche in relazione agli obiettivi di incremento della fertilità organica del suolo». «Il progetto di ricerca EIT Food Rising Food Star appena partito e a cui partecipa Agricolus ha proprio l’obiettivo di individuare gli indici di rilevamento più efficienti e i migliori modelli previsionali per l’obiettivo della sostanza organica nei suoli».
Il biologico c’era arrivato prima
«I traguardi posti oggi dal Green Deal – ha puntualizzato Antonio Sposicchi, direttore di Anabio Cia – dimostrano come il biologico sia un metodo produttivo d’avanguardia, basato sin dal principio sull’obiettivo di aumentare la biodiversità del suolo e quindi in grado di traghettare l’evoluzione sostenibile dell’agricoltura Ue». In questo ambito il bio è un fertile terreno di Ricerca e d’Innovazione in cui le tecnologie digitali, ancora allo stato latente hanno un grande potenziale di successo.
«Per il bio - evidenzia Sposicchi - è soprattutto necessario il supporto di tecnologie in grado di fare fronte alla mancanza dell’uso di prodotti chimici di sintesi, e quindi in grado di aiutare a risolvere i problemi correlati alla fertilizzazione, agli antiparassitari e infestanti, alla salute animale in modo da poter applicare al meglio i principi della bioprotezione».
Applicare la bioprotezione all'obiettivo di difesa del suolo significa secondo Sposicchi utilizzare pratiche basate sulle proprietà intrinseche del suolo e delle sue risorse naturali come i microrganismi biofertilizzanti e biostimolanti.
Capaci di fissare lʼazoto atmosferico, di aumentare lʼassorbimento di P, N e di altri minerali fondamentali per la crescita delle piante, di proteggere le piante dagli attacchi dei patogeni e di mantenere ed accrescere la fertilità del suolo.