Più credito alle competenze

Sicilia
Meno burocrazia e più progettualità per favorire la professionalità. Al XVIII Congresso Conaf, la sessione affidata alla moderazione di Terra e Vita mette in luce il problema della fragilità economico finanziaria delle imprese agricole e le difficoltà a trasformare i sussidi in investimenti. «La solidità finanziaria passa dal ruolo di Agronomi e Forestali»

Non più: va dove ti porta la Pac.

Piuttosto: va dove ti porta la professionalità.

Viene dal XVIII Congresso nazionale dei dottori agronomi e forestali di Firenze la più efficace critica ad una politica agricola sempre più pervasiva, capace di imporre orientamenti colturali, rotazioni e metodi di coltivazione per ogni zolla di terra coltivata del vecchio continente. Tutto dal centro, senza investire di responsabilità i professionisti che conoscono a mena dito la “periferia”.

Tutto in nome del raggiungimento di presunti obiettivi di sostenibilità puntualmente smentiti dalle analisi della Corte dei Conti Ue. Incongruenze che indeboliscono l’architettura verde della politica comune facendo temere, all’inizio di ogni periodo di programmazione, di avere a che fare con quella che sarà l’ultima Pac.

Anteprima Terra e Vita 33/2022

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Debolezza finanziaria

Perché, nonostante all’agricoltura sia destinato oltre un terzo del budget europeo, il comparto primario rimane quello più debole dal punto di vista finanziario. Anzi lo sta diventando sempre di più. Un problema che il Conaf (Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali) ha affrontato organizzando la sessione “Credito all’agricoltura, sosteniamo il futuro: dalla Pac ai moderni strumenti finanziari», affidata alla moderazione di Terra e Vita.

«I pesanti eventi degli ultimi anni – commenta Sabrina Diamanti, presidente Conaf - hanno reso ancora più tangibile l’importanza del settore primario, evidenziando, al contempo, la fragilità economico-finanziaria delle imprese». «Agronomi e Forestali – continua – svolgono un ruolo decisivo per la crescita sostenibile dei territori rurali, in linea con gli obiettivi di Agenda 2030».

Partire dal progetto

Marcella Cipriani, vicepresidente Conaf

«Una competenza che deve essere riconosciuta – afferma Marcella Cipriani, vicepresidente Conaf- per progettare investimenti sostenibili non solo sotto il profilo ambientale e sociale, ma anche economico». «Impiegando tecnologie innovative al fine di incrementare la produttività delle aziende agricole». Soprattutto in un periodo storico in cui le fonti per i finanziamenti dell’agricoltura sono numerose e talvolta in conflitto. Siamo infatti nei mesi clou per accedere agli interventi a titolarità del Mipaaf del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), ma non basta dire “Apriti Sesamo” per accedere al tesoretto.

«Emergono limiti di progettualità – mette in evidenza Stefano Villarini, consigliere Conaf –. La prima infrastruttura da tutelare è infatti il territorio e per il suo sviluppo sono necessarie precise competenze per valorizzare i servizi ecosistemici che ne conseguono».

Le falle nel sistema della conoscenza

Andrà meglio con la prossima Pac? Stefano Ciliberti dell’Università di Perugia evidenzia come il nuovo approccio orientato ai risultati (e non più solo alla capacità di spesa dei fondi comunitari) valorizzi in teoria il compito dei consulenti agricoli come «catalizzatori e promotori di azioni di cooperazione e innovazione».

Un obiettivo orizzontale di conoscenza, innovazione e digitalizzazione che si dovrebbe realizzare attraverso il cosiddetto sistema Akis (Agricultural Knowledge and Innovation Systems) che dovrebbe realizzare azioni di formazione, consulenza e promozione per favorire il miglioramento nell’utilizzo delle nuove tecnologie e diffondere la cultura della gestione del rischio.

Il problema è che, dall’analisi del Psp, il piano strategico italiano per l’attuazione della nuova Pac, presentata da Serena Tarangioli del Crea emerge che il nostro Paese riserverà all’obiettivo strategico del sistema delle conoscenze solo il 3% dei 35 miliardi in 5 anni di risorse totali. Da suddividere, nei diversi Akis regionali, tra servizi di consulenza, formazione, informazione e azioni dimostrative (tra i 10 obiettivi strategici, solo quello in favore dei giovani agricoltori ha una quota più bassa).

Da sussidi a investimenti

«Troppo poco forse– teme Gianluca Buemi, consigliere Conaf – per trasformare gli aiuti Pac da sussidi a veri investimenti, puntando su una professionalizzazione del settore e sullo sviluppo di un modello più orientato ai risultati anche attraverso una maggiore attenzione agli investimenti nelle tecnologie verdi e digitali». In teoria la nuova Pac apre infatti nuovi spazi per i professionisti con la parola d’ordine della condizionalità ambientale, con i sistemi di qualità necessari per accedere ad alcuni finanziamenti, il benessere animale, la novità della condizionalità sociale.

Nella pratica la destrutturazione e despecializzazione del credito agricolo accusata negli ultimi anni ha generato un settore sotto capitalizzato (o meglio: con molto capitale fisso e poco circolante) e in perenne deficit finanziario. Difficile, in queste condizioni, sperare di affermare anche per il comparto primario la condizione - che dovrebbe essere di normalità-  di una consulenza professionale sostenuta direttamente dalle aziende e non dalla Pac.

Fondi privati calibrati

Qualcosa però sta cambiando. Ismea sta migliorando i propri servizi di accesso alla terra, alcuni istituti di credito sviluppano pacchetti specifici per l’agricoltura e arrivano persino fondi d’investimento privati.

«Idea Agro – testimonia il suo fondatore Giuseppe Liso – è un fondo riservato a soggetti istituzionali che investe direttamente in agricoltura». In 5 anni è arrivato a gestire oltre mille ettari in 7 diverse realtà produttive lungo la penisola caratterizzate da colture ad alto investimento: dal nocciolo al kiwi, dalla noce all’uva da tavola.

«I punti fermi per i nostri investimenti sono due: garantire un valido sbocco diretto di mercato attraverso accordi di filiera o lo sviluppo di strutture di trasformazione e commercializzazione; assicurarsi la completa governance dell’impresa anche attraverso rapporti diretti con i fornitori di mezzi tecnici». Un’iniziativa che per affermarsi ha dovuto superare i pregiudizi che condizionavano l’attenzione della finanza per l’agricoltura.

Un nuovo modello

«Serve più progettualità – stigmatizza Marcella Cipriani – e meno burocrazia». «Occorre passare da una logica da caccia al finanziamento, ad una che metta in primo piano le idee di sviluppo». Un modello che dovrebbe partire dal progetto unico, formulato obbligatoriamente dal consulente (capita così ad esempio per le ristrutturazioni sostenute dal credito d’imposta 110%, mentre in agricoltura non capita mai), che può trovare poi diverse forme di finanziamento accedendo a fondi comunitari tradizionali e anche a forme di finanziamento più evolute.

«Può essere la chiave per affermare le competenze, favorire la sostenibilità e l’orientamento al mercato delle imprese, rendendole più competitive e resilienti».


I progetti premiati

Nel corso del XVIII congresso Conaf sono stati assegnati i premi del concorso: «Dottore Agronomo e Forestale, progettista del cibo sostenibile»:

4° posto: Francesca Biondi “Lo snack che rivoluziona la filiera delle brassiche”;

3° posto: Maria Teresa Varricchio “Vereaico, utilizzo di Cereali micorizzati nelle produzioni lattiero- casearie bovine e bufaline campane”;

2° posto ex equo Maria Cristina Reguzzi “Filiera pilota per la produzione di mangimi a base di insetti come fonte proteica alternativa»;

2° posto ex-equo Gian Pietro Cantiani “Interventi di contenimento, riduzione e ancoraggio dei sistemi radicali di alberi di pino domestico”;

1° posto Antonio Brunori “Energie dal bosco”.

Leggi anche:

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Più credito alle competenze - Ultima modifica: 2022-10-27T15:46:03+02:00 da Lorenzo Tosi

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