L’annata vitivinicola 2023, nel Centro-Sud Italia, sarà ricordata come una delle peggiori per quanto riguarda gli attacchi di peronospora.
Forti attacchi di peronospora si sono avuti fin dai primi di maggio, ma, al momento, ci troviamo in una situazione drammatica. È opinione comune che l’andamento metereologico sia stata l’unica causa della situazione disastrosa che le aziende si trovano ad affrontare, ma occorrerebbe fare considerazioni più approfondite affinché situazioni simili non si ripetano. Ora bisogna guardare avanti e, per le aziende che hanno ben difeso i grappolini, è il momento di concentrarsi sulla difesa dall’oidio per non trovarsi impreparati anche di fronte a questa patologia.
Condizioni predisponenti
Anche se le condizioni metereologiche continuano a essere favorevoli alla peronospora per ripetuti temporali pomeridiani che interessano soprattutto le aree interne delle regioni centrali, è opportuno evidenziare che le temperature stanno aumentando e, negli ultimi giorni, si avvicinano alle medie del periodo.
È noto che l’oidio, dopo le infezioni primarie ascosporiche, che sono già avvenute, prosegue con la sua diffusione mediante infezioni conidiche che sono favorite dal caldo umido, con temperature ottimali intorno ai 27 °C. Ciò vuol dire che, soprattutto nei vigneti “a tendone”, si stanno avendo le condizioni ideali per uno sviluppo importante della malattia sia in termini di diffusione che di severità.
La conoscenza del vigneto aiuta nel controllo della malattia. Le infezioni primarie compaiono, infatti, in focolai isolati e, in genere, sono localizzate in zone del vigneto dove vi era la pressione della malattia più elevata nell’anno precedente.
È fondamentale, quindi, osservare attentamente sia le foglie che i grappolini in fase di accrescimento per individuare subito l’eventuale presenza del fungo.
La pericolosità della malattia è differente tra le cultivar a bacca rossa e quella a bacca bianca. Per le prime l’invaiatura rappresenta una fase limite, in quanto l’aumento delle sostanze polifenoliche inibisce lo sviluppo del fungo. Per le uve bianche, invece, sia la diffusione che la severità della malattia può evolvere anche su grappolo invaiato.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita n. 20/2023
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Sintomi e danni dell’oidio
I sintomi sono visibili su tutti gli organi della pianta (foglie, acini e tralci). Sulle foglie di alcune cultivar i sintomi compaiono molto tardivamente, mentre sugli acini colpiti è possibile, fin dall’inizio dell’infezione, osservare un feltro biancastro dall’aspetto polverulento costituito dal micelio e corpi fruttiferi. Con l’accrescimento dell’acino nelle parti sane si creano delle fenditure, anche profonde, particolarmente dannose nell’uva da tavola.
Anche il rachide, i peduncoli delle foglie e i tralci possono essere colpiti mostrando delle necrosi reticolari. Gli acini colpiti in fase di accrescimento rimangono più piccoli.
Sulle foglie si può osservare lo sviluppo di una tipica muffetta polverulenta bianco-grigiastra sulla pagina superiore, che inizialmente può essere molto lieve, e/o bollosità ed increspature del lembo con presenza di aree decolorate e punteggiature necrotiche.
L’oidio della vite crea, oltre a un danno diretto con perdita di produzione, una serie di modificazioni dei metaboliti primari e secondari con ripercussioni sugli aromi. Notevole è anche l’effetto negativo sulle componenti aromatiche dei vini ottenuti con uve infette da oidio.
Difendere il grappolo
La fase di fine fioritura-allegagione è una fase molto delicata in quanto i giovani acini neoformati non hanno ancora ricevuto trattamenti chimici di copertura. Altra fase critica è quella di accrescimento acino in quanto gli acini sono poco vascolarizzati e, pertanto, occorre utilizzare prodotti di contatto con elevata affinità nei confronti delle cere. In questo periodo bisogna cercare di esporre i grappoli ai trattamenti eseguendo una sfogliatura.
I principi attivi indicati in questa fase vegetativa sono:
- Cyflufenamid,
- Metrafenone,
- Pyriofenone,
- Proquinazid,
- Fluxapyroxad.
Nelle zone a basso rischio, e unicamente in assenza di infezioni in atto, possono essere utilizzate le strobilurine. Ampia anche la gamma di prodotti utilizzabili in agricoltura biologica nei confronti dell’oidio su vite:
- zolfo,
- bicarbonato di potassio,
- Ampelomyces quisqualis,
- Bacillus pumilis,
- olio essenziale di arancio dolce,
- Geraniolo,
- Timolo,
- Eugenolo,
- Laminarina,
- Cerevisane,
- Cos-Oga.