Gli effetti della crisi climatica, abbattutisi in Puglia e regioni vicine da fine aprile a giugno inoltrato anche sui campi di grano duro, peseranno sui contratti di filiera.
È quanto affermano Gerardo Campanella, presidente della Cooperativa rurale sub-appennino dauno (Corsud) di Deliceto (Fg), e Donato Luciani, presidente della Cooperativa agricola fra coltivatori di Apricena (Fg).
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«Nel Foggiano e nelle province di Avellino e Benevento le piogge incessanti hanno bloccato le piante, che non hanno “lavorato” più – afferma Campanella –. I chicchi si sono formati, ma non riempiti, rimanendo striminziti. Le rese sono modeste, da 17 a 25 q/ha, a volte persino 7-10 q/ha.
Ma ci preoccupa soprattutto la qualità: peso specifico 70-72 e anche meno, proteine bassissime, solo quelle della crusca. Abbiamo coltivato 250 ha in filiera “Grano Armando”, ma neanche un quintale ne soddisfa le esigenze. Adesso non sappiamo come vendere il grano raccolto. È vero che quest’anno ce n’è poco, ma il nostro è scadente, forse neanche buono per il mangime».
Tifone nel Foggiano
Le previsioni di aprile erano molto promettenti, tanto da non sapere dove stoccare tutto il grano previsto. «Poi è cambiato tutto -lamenta Luciani-. Non il maltempo, ma un autentico tifone continuo ha sconvolto i campi del Foggiano. Abbiamo vissuto per 50 giorni in un ambiente umido che ha favorito il rapido e devastante sviluppo della ruggine bruna. Pochi agricoltori sono riusciti a intervenire con un adeguato trattamento fogliare, per tanti altri è stato impossibile entrare nei campi».
Flessibilità cercasi
«Le rese medie sono di 20-25 q/ha, con peso specifico da 60 a 65, raramente oltre 70, a volte 55, e proteine all’11,5-12%, in pochi casi oltre 13%. Abbiamo coltivato 5mila ha in filiera “Granoro Dedicato”, ma non riusciremo a conferire i 150mila q previsti, a stento arriveremo a 100mila, confidando in parametri meno rigidi di quelli concordati».
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