Creare un’unica “Banca delle terre agricole” che faccia ordine tra i diversi strumenti già presenti a livello nazionale e regionale. Dare vita a un Osservatorio dedicato con la partecipazione attiva degli under 40 del settore. Superare i limiti Ue sul de minimis agricolo per sostenere l’accesso al credito. Queste alcune delle istanze avanzate da Agia, l’associazione dei giovani imprenditori di Cia-Agricoltori Italiani, nell’incontro organizzato alla Camera dei deputati per supportare ogni azione destinata a favorire il ricambio generazionale in agricoltura.
Durante il dibattito si è parlato molto, inevitabilmente, di futuro. Della necessità di fare, non uno, ma, cento passi avanti verso una nuova stagione mettendo al centro le nuove generazioni.
Giovani, la strada maestra
Come sottolineato dal presidente di Agia-Cia, Enrico Calentini: «La senilizzazione in agricoltura racconta un approccio pigro che dovrà accelerare sulle sfide da cogliere, come l’opportunità di salvare le aree interne puntando sul settore e sulle sue peculiarità territoriali, investendo sui giovani, che resta la strada maestra per innovare, garantire sicurezza ai territori, rafforzare le comunità».
Calentini ha quindi evidenziato che «Per la prima volta un’associazione di giovani agricoltori è stata ospitata a Montecitorio per inaugurare una nuova visione, di lungo periodo, sul rinnovamento del comparto. Siamo lieti di farlo – ha puntualizzato – nella stagione importante dell’approvazione, da parte della Camera, della pdl ‘Carloni’».
«Ora – ha incalzato il presidente Agia – bisogna fare in fretta per riallineare capitale fondiario, finanziario e umano. Continueremo a lavorare affinché la proposta di legge nazionale diventi colonna portante, a servizio di nuovi agricoltori, per costruire imprese più solide e competitive. Stessa cosa faremo in Europa, partendo dai nostri emendamenti già accolti, per la risoluzione ‘Carvalhais’ sul ricambio generazionale nel comparto».
«Servono risorse adeguate per sostenere le ambizioni della pdl "Gioventù agricola"»
Secondo Agia servono risorse adeguate per sostenere le ambizioni della pdl. «I dati – ha concluso Calentini – riflettono le criticità del turnover nel settore, con le aziende agricole condotte da giovani ferme al 9% del totale, l’età media dei capi azienda in agricoltura pari a 63 anni e il rapporto tra imprese con titolari over 65 e quelle under 40 quasi di cinque a una, mentre nel resto d’Europa è di poco inferiore a tre contro una».
«Senza giovani l’agricoltura italiana futura non esisterà»
«Il problema dell’Italia è che si ragiona sempre sul passato, molto meno sul futuro e anche per l'agricoltura è stato così. Questa legge – ha spiegato il presidente Comagri Camera e primo firmatario della pdl sull’imprenditoria giovanile nel settore, Mirco Carloni – ci aiuta a definire la dimensione dell’agricoltura nel futuro, che può essere garantire soltanto dai giovani. Un paese che si proietta nei prossimi trenta anni ha un futuro e una visione, un paese che guarda alle prossime elezioni non ne ha. È necessario implementare gli strumenti per porre di nuovo l’agricoltura al centro delle misure politiche del paese. Come giovani imprenditori agricoli - ha esortato - dovete imporre alla politica di andare in questa direzione».
«Questa legge. È un sasso lanciato in uno stagno dopo 30 anni di inerzia»
«Fare l’agricoltore – ha incalzato Carloni – non è una scelta di serie B. Fare l’agricoltore non deve essere considerata una scelta di ripiego. Fare l’agricoltore significa lavorare al futuro del paese: l’unica vera risorsa dell’Italia è il cibo, la terra. Bisogna capire questo. La legge prevede il sostegno economico ai giovani imprenditori, anche attraverso fondi che devono essere utilizzati al meglio. Facciamo fruttare i soldi, anche se non sono tantissimi. Questa legge – ha concluso – è un sasso lanciato in uno stagno dopo 30 anni di inerzia parlamentare».
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«L’agricoltura del futuro, innovativa, sostenibile, digitale, è già ora, e gli interpreti più pronti a metterla in campo sono i giovani»
L’urgenza di recuperare un ritardo verso quel futuro che è già presente e sta mettendo a rischio la salubrità di un comparto un po' arrugginito è stata sottolineata anche dal direttore editoriale di Edagricole, Eugenio Occhialini: «Da sempre e per missione seguiamo molto da vicino l’evoluzione dei giovani in agricoltura, che, innegabilmente, rappresentano il futuro del settore primario e il presente del nostro lavoro come casa editrice. A Eima 2018 abbiamo lanciato, in collaborazione con Nomisma, un progetto unico nel panorama editoriale di settore: l’Osservatorio giovani agricoltori, in cui raccontiamo le esperienze vincenti ma anche le difficoltà che i giovani incontrano per avviare la propria attività aziendale. Da questo nostro punto di osservazione abbiamo capito che siamo in ritardo. Abbiamo capito che l’agricoltura del futuro, innovativa, sostenibile, digitale, è già ora, e che gli interpreti migliori, più pronti a “metterla in campo” sono proprio i giovani imprenditori agricoli».
Come ricordato da Occhialini, dati Eurostat ci dicono che le aziende condotte da under 35 hanno una redditività per ettaro maggiore (4.964 €/ha) rispetto a quelle condotte da over 55 (3.546 €/ha).
E ancora, i giovani conducono aziende con una dimensione media doppia rispetto agli over 40 (18,3 ettari contro 9,9 ettari) e hanno un livello di digitalizzazione più che doppio rispetto a quelle dei colleghi più adulti (33,6% vs 14%).
Il nodo dell'accesso alla terra e al credito
Occhialini ha poi analizzato i principali ostacoli che incontrano i giovani nell’avviare la propria attività, come l’accesso al credito e alla terra. «Spesso le nuove leve – ha spiegato – si imbattono in un sistema creditizio che generalmente non concede mutui di durata superiore ai vent’anni e incontrano non pochi ostacoli burocratici e vincoli per accedere alla terra. Molti sono infatti costretti a iniziare con l’affitto o il comodato d’uso dei terreni, nonostante i canoni siano generalmente elevati».
Costruire una nuova immagine di agricoltore
«Dobbiamo però essere onesti fino in fondo e ammettere che non sono solo questi fattori ad allontanare i giovani dall’accesso al mondo agricolo. Credo – ha proseguito Occhialini – che l’immagine dell’agricoltore ancora oggi non è stata totalmente messa a fuoco: l’uomo che vive nei campi e che si sporca le mani con la terra è oggi più che mai non solo un imprenditore moderno, attento al mercato e all’innovazione, cultore della qualità dei suoi prodotti, ma è anche il primo custode dell’ambiente e del territorio che, con la sua pratica quotidiana, riesce a preservare a vantaggio di tutti i cittadini.
Ritengo quindi – ha specificato – che dobbiamo costruire una nuova immagine dell’agricoltore, non solo per renderla attraente agli occhi dei giovani, quanto per renderle finalmente giustizia. Questa nuova figura di agricoltore – che esiste e che è ancora poco valorizzata – ha bisogno dei giovani: più istruiti, propensi all’innovazione e alla sostenibilità. Abbiamo il dovere di immaginare e costruire il futuro dell’agricoltura dei prossimi decenni insieme ai giovani e a misura delle nuove generazioni».
Tutte le richieste di Agia-Cia
- Per uscire da questo stallo Agia-Cia chiede la rapida costituzione dell’Onigla, l'Osservatorio nazionale per l'imprenditoria e il lavoro giovanile nel settore, indispensabile al disegno di nuove politiche coerenti con i tempi e con i risultati finora raggiunti.
- Il coordinamento di Ismea sulla creazione di una sola Banca dei terreni agricoli.
- La costituzione di un Osservatorio di riferimento con il coinvolgimento di giovani agricoltori e finalizzato a prevenire i fenomeni di accaparramento da parte di fondi d’investimento stranieri.
- La messa in discussione, a livello Ue, del de minimis agricolo per consentire nuove politiche agricole nazionali, così come serve ripristinare i voucher per le imprese gestite da junior, al fine di rendere più semplice i rapporti di lavoro di breve durata.
- La valorizzazione delle competenze per sostenere la svolta green e digitale.
- Consentire l’utilizzo delle risorse destinate agli Istituti tecnici superiori anche ai lavoratori autonomi del comparto.
«La transizione agricola va costruita con gli agricoltori e i nostri giovani ne stanno dando prova – ha concluso il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini –. Solo così, portando esigenze e proposte sui tavoli istituzionali e nel confronto con la politica, si può dare un futuro all'agricoltura».